Si chiamerà "Operazione Ippocrate" ed è stata annunciata dai ministri degli Esteri, Paolo Gentiloni, e della Difesa, Roberta Pinotti. Il capo della Farnesina tiene a precisare: "Non ci sono 'boots on the ground'. Ma per la prima volta Roma ufficializza la volontà di inviare i propri militari sul terreno: "Noi siamo pronti, se il Parlamento ce lo dice, a essere attivi subito"
Un ospedale militare in Libia. L’Italia è pronta a installarlo, su richiesta del governo di unità nazionale. Si chiama “Operazione Ippocrate” ed è stata annunciata dai ministri degli Esteri, Paolo Gentiloni, e della Difesa, Roberta Pinotti. “Le milizie di Misurata hanno avuto 400 morti e 2.500 feriti – ha spiegato il capo della Farnesina alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato – in questi mesi l’Italia ha dato una mano ricoverando alcuni di questi feriti più gravi e lungo questa strada avviene la decisione di rispondere alla richiesta formale di Al Sarraj di installare un ospedale militare”. “In Libia non ci sono ‘boots on the ground‘ (‘stivali sul terreno’, espressione utilizzata per indicare la presenza militare di uno Stato in un Paese straniero, ndr) – tiene a specificare Gentiloni – forse ‘meds on the ground‘, dei medici con la necessaria protezione militare”, perché la situazione “è delicata”. Ma è un fatto: con questa operazione per la prima volta Roma ufficializza la volontà di inviare militari sul terreno.
La collega alla Difesa aggiunge altri particolari: “Oggi siamo pronti ad avviare lo schieramento di un ospedale da campo presso l’aeroporto di Misurata – ha spiegato la Pinotti dinanzi alel Commissioni – la richiesta ci è stata formalizzata da Al Sarraj con una lettera al premier Renzi l’8 agosto. Il 15 agosto c’è stata una prima ricognizione della Difesa a Misurata per verificare quanto necessario. Il 23 c’è stata un’altra ricognizione per valutare le questioni logistiche e quindi abbiamo inviato un Nucleo di collegamento presso il ministero della Difesa libico, in modo da attivare lì la necessaria interlocuzione per andare avanti col progetto”.
L’operazione, denominata “Ippocrate”, coinvolgerà 300 militari: il contingente, ha spiegato ancora il ministro della Difesa, “sarà formato da una aliquota per la funzione sanitaria che sarà composta da 65 medici e infermieri. Una seconda aliquota sarà composta da 135 unità per la funzione di supporto logistico generale necessaria per tutti i servizi alla vita quotidiana del personale. Una terza aliquota è invece composta da 100 unità ed è la vera e propria force protection, che agirà su tre turni, e riguarderà la sicurezza dell’ospedale e delle altre attività per impiantare l’ospedale”. I militari “sono pronti, ma non sono già partiti”, ha spiegato quindi Pinotti, ribadendo: “Noi siamo pronti, se il Parlamento ce lo dice, a essere attivi subito”.
Presso l’aeroporto di Misurata, spiega, “sarà presente anche un aereo C27-J per una eventuale evacuazione strategica, e lo stazionamento di una nave di Mare Sicuro al largo delle coste libiche con compiti di supporto e protezione aggiuntiva. Non è una nave in più ma è una nave che già fa parte del dispositivo Mare Sicuro“.
La missione – prosegue – garantirà, nella primissima attività operativa, il triage con trattamento di codice rosso, visite ambulatoriali, analisi e trasfusioni di sangue plasma in laboratorio, dodici posti letto, preparazione dei pazienti per l’eventuale evacuazione aeromedica con il relativo team specializzato”. “Nella stessa fase iniziale – continua il ministro della Difesa – sarà garantito anche un team chirurgico di supporto di sei unità che si affiancherà ai medici libici per incrementare le capacità dell’ospedale di Misurata che non ha tutte le specialità necessarie che noi andiamo ad integrare. La capacità finale sarà raggiunta dopo tre settimane con ricovero e trattamento fino a 50 pazienti, due degenti in terapia intensiva, trattamento di codice rosso, diagnostica per immagine, farmacia e chirurgia salvavita”.
“E’ una missione umanitaria, è importante che sia tempestiva – tiene a sottolineare il ministro – perché i feriti ci sono adesso a causa delle battaglie che ci sono state. Per le altre missioni come EunavFormed alla fine di settembre sarà attivato l’addestramento della guardia costiera e marina libiche da fine settembre. Oltre 80 soggetti che diventeranno a loro volta istruttori”.
Sul terreno le operazioni militari delle milizie fedeli ad Al Sarraj continuano a Sirte, considerata fino a qualche settimana fa come la roccaforte dell’Isis in Libia, dove sono rimaste “alcune sacche di resistenza in alcuni caseggiati”. Nella battaglia per scacciare l’Isis da Sirte, l’Isis è rimasto attivo in una “area molto circoscritta, uno o due chilometri quadrati, distribuiti di fatto in tre quartieri”, ha spiegato Pinotti. “Le forze libiche hanno sigillato l’area – ha continuato la ministra – con un anello di contenimento”. Delicate e importanti saranno le operazioni di sminamento, per le quali il Governo ha stanziato 500mila euro.
Se su Sirte gli sviluppi offrono speranza, in Libia ci sono anche risvolti preoccupanti: sono, per Gentiloni, “le operazioni militari avviate domenica nell’aerea della Mezzaluna petrolifera”, le quali “possono avere un effetto destabilizzante”. Il riferimento è alle operazioni “condotte da miliziani sudanesi e ciadiani, arruolati dal generale Khalifa Haftar, che si sono scontrati con le forze del comandante Jabran”, ha spiegato Gentiloni, confermando che la figura di Haftar, in passato fedele a Muammar Gheddafi e quindi esule per anni negli Stati uniti, sta diventando sempre più ingombrante.
Più in generale, Roma è ovviamente interessata alla stabilizzazione della Libia, con la quale vanno ristabilite relazioni diplomatiche piene ed efficaci. “In questo contesto – ha detto il capo della diplomazia italiana – rientra la decisione di nominare il ministro plenipotenziario Giuseppe Perrone quale nuovo ambasciatore in Libia e spostarlo a Tripoli al più presto”, appena le condizioni di sicurezza lo consentiranno.