In Sicilia, ma non solo, gli studenti affetti da disabilità rischiano di non poter usufruire dei servizi basilari per poter andare a scuola e, a pochissimi giorni dall’inizio delle lezioni, regna l’incertezza più assoluta. Per i diversamente abili non ci sono soldi. “A qualche giorno dall’inizio della scuola, attendiamo ancora risposte e siamo qui a chiederci cosa possiamo fare, è davvero vergognoso”, dice Daniela Vaccaro, presidente dell’associazione Noi con Voi Insieme e mamma di una ragazza disabile che, così come altre 180 famiglie del ragusano, ha usufruito del servizio del trasporto scolastico gestito dal Libero Consorzio – l’ente che in Sicilia ha sostituito le province – grazie anche ai fondi del governo e della Regione.
Ed è proprio a causa dell’eterna riforma delle province, che in Sicilia i Liberi Consorzi non hanno dove attingere i fondi necessari per finanziare le cooperative convenzionate. Queste ultime fino ad ora hanno garantito i servizi, vantano crediti accumulati nel corso dello scorso anno quando già c’erano state le prime avvisaglie di quello che sarebbe potuto accadere a partire dal 2016/2017. Tutto questo trova anche un’aggravante nella legge di stabilità 2016: il testo dell’articolo 1, comma 947 è stato modificato poi nella conferenza tra Stato e Regioni che si è tenuta il 21 luglio 2016, e prevede lo stanziamento di 70 milioni di euro per le funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali.
Il decreto, però, ha escluso dal riparto del finanziamento, solo in un secondo momento, le Regioni a Statuto speciale amplificando ancor di più le difficoltà già in essere. “Nella conferenza unificata di luglio la Sardegna ha sbattuto i pugni sul tavolo, ma i rappresentanti del governo siciliano non hanno aperto bocca, è inammissibile”. Così Vanessa Ferreri, deputata regionale del M5S, che reputa completamente inadeguato l’approccio della giunta di Rosario Crocetta alla problematica. “Un governo che non difende le minoranze è un governo inutile – continua – non capisco come si riescano a trovare in una notte 10 milioni per i forestali e non si possa trovare una soluzione per i diversamente abili, sarebbe nostro dovere tutelarli e garantirli”.
Queste accuse sono respinte con convinzione dall’assessore regionale alla Funzione pubblica, Luisa Lantieri, la quale ha dichiarato che alla conferenza del 21 luglio l’esecutivo regionale non è stato nemmeno invitato: “altrimenti l’assessore agli Enti Locali avrebbe fatto battaglia, così come sta facendo per la quota dei 495 milioni che lo Stato non ha dato alla Sicilia”. L’assessore ha poi annunciato di aver appena stanziato 1 milione 150 mila euro per far ripartire il servizio, “i ragazzi – ha detto – andranno a scuola”, ma intanto non conosce nemmeno il numero degli utenti che usufruiscono del servizio in Sicilia. I soldi stanziati dall’assessorato si sommeranno al milione 600 mila euro appostato tramite un emendamento che dovrà essere approvato insieme alla “manovrina” in discussione dal 13 settembre all’Assemblea regionale siciliana. Poco meno di 3 milioni per far ripartire il servizio nelle nove province sembrano davvero insufficienti, basti pensare che nel 2015, solo la provincia di Ragusa, per garantire il trasporto e l’assistenza, ne ha spesi circa 2 milioni e 500 mila euro.
Per questo i sindacati sono già sul piede di guerra, pensano ad azioni eclatanti per manifestare il disagio delle famiglie degli utenti affetti da disabilità, ma anche per i tanti operatori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro. “Oltre ad essere di natura umano e sociale – dice Michele Pagliaro, Segretario generale regionale della Cgil –, il problema è anche di natura occupazionale, se non parte il servizio oltre 2 mila operatori rischiano di rimanere a casa”. Per il segretario del sindacato la situazione che si è venuta a creare è il frutto di una riforma delle province completamente sbagliata che mira solo a ridurre trasferimenti e mansioni a scapito della qualità dei servizi.
“Un esempio – afferma Pagliaro – è dato dal taglio di operatori specializzati a supporto del personale Ata per l’assistenza igienico-personale degli studenti con disabilità, una mansione che adesso è completamente a carico dei bidelli che spesso sono oberati da altro lavoro e non sono nemmeno qualificati per espletare questa funzione; non può bastare un corso formativo di 40 ore a renderli idonei a svolgere tale compito”. Con le ex province senza soldi per le cooperative, con i continui tagli di docenti di sostegno nelle scuole, il risultato è l’isolamento dei ragazzi disabili. “In più occasioni – dice la mamma di un utente diversamente abile – sono stata chiamata perché mio figlio aveva necessità di andare in bagno o di essere pulito, ditemi se tutto questo si può sopportare”.
Di Carmelo Riccotti La Rocca