Colpo di scena nella vicenda della donna non vedente respinta da un albergatore perché accompagnata dall'animale. Un'associazione organizza un "flash-dog" davanti all'hotel con e il titolare chiama il 112. Ma alla fine ci rimette: si tratta della prima contravvenzione di questo tipo in 41 anni
La multa è appena stata notificata, anche se era stato il multato a chiamare i carabinieri perché allontanassero quel manipolo di ciechi giunti da tutta Italia al suo albergo d’Italia per chiedergli perché mai avesse rifiutato la prenotazione ad una donna non vedente, non gradendo la presenza del cane guida. Il diverbio fa il giro delle tv e alla fine i carabinieri, allertati dal gestore, multano proprio lui: 883,33 euro di sanzione, la prima mai elevata in Italia per un illecito di questo tipo in 41 anni. Di più: trasmettono per conoscenza gli atti alla Procura. E’ l’epilogo, forse, di una polemica esplosa a fine agosto con il niet del gestore dell’hotel St. Gregory Park di San Giuliano di Rimini a una turista pugliese senza vista ma con il cane guida. L’episodio era stato subito denunciato dall’Unione Italiana dei Ciechi e Ipovedenti (Uic), ricordando che la legge stabilisce che “il cieco con il cane guida può entrare in tutti i luoghi aperti al pubblico”. Sembrava finita lì ma un’associazione ben più combattiva si mobilita per andare fino in fondo, sperando di riuscire a far cambiare idea al gestore o di far elevare la prima multa nella storia italiana per questi episodi, molto frequenti. Si chiama “Blindsight Project” e si fonda proprio sulla battaglia per l’accesso dei non vedenti accompagnati, un diritto tutelato da una legge che oggi compie 41 anni e rafforzato giusto 10 anni fa, con la previsione di sanzioni da da 500 a 2.500 euro.
L’associazione organizza così un vero e proprio “flashdog” davanti all’hotel. Obiettivo: parlare e ragionare con quel gestore, magari entrare per spiegargli che far accedere i ciechi non è una gentil concessione ma un preciso obbligo di legge. E già che sono lì, distribuire volantini informativi sui diritti dei non vedenti. Ma Mauro D’Amico, il titolare, non vuole sentir ragioni e si rifiuta di farli accedere alla struttura. Difende e ribadisce che il suo rifiuto sostenendo che ha preso l’impegno a garantire ai clienti una struttura “pet free”, senza animali ammessi. Perché magari non gradiscono il cane, oppure sono allergici al pelo. I ciechi pure non desistono dalle loro ragioni: la legge parla chiaro e ammette eccezioni solo a fronte di certificati sanitari che attestino allergie. Cosa che vale anche per i tassisti e tutti gli altri titolari di pubblici esercizi.
A quel punto D’Amico pensa di liberarsi della protesta pacifica chiamando la forza pubblica. I carabinieri accorrono, identificano i presenti. Il titolare tira un sospiro di sollievo, i ciechi sulle prime rimangono spiazzati. Ma il risultato, per ora, è tutto a loro favore. “Certo che sono felice, commenta Laura Raffaeli – presidente dell’associazione – Il risultato che volevamo è stato ottenuto facendo elevare le prime sanzioni nella storia d’Italia che applicano una legge che pochi conoscono, molti non rispettano e nessuno fa rispettare. Se penso alla fatica di far arrivare in treno tutte quelle persone da varie regioni con i loro cani guida credo ne sia valsa la pena”. Il multato non si dà pace, annuncia ricorso contro la multa sostenendo che la legge è incostituzionale. E partono le carte bollate.