In attesa di trovare risposta alla fatidica domanda “Siamo soli nell’Universo?”, potrebbe essere il genere umano l’alieno colonizzatore di nuovi mondi. C’è, infatti, un progetto, ambizioso, che si propone di seminare la vita al di fuori del Sistema solare, trasferendo microrganismi dalla Terra verso pianeti nei quali non è ancora sbocciata.
Si chiama Progetto Genesi. A idearlo un fisico teorico tedesco, Claudius Gros, della Goethe University di Francoforte, che lo ha illustrato sulla rivista “Astrophysics and Space Science”. Intervistato dalla rivista Science, il promotore del progetto precisa che “la sonda con a bordo i microrganismi terrestri da inviare su un esopianeta sarà accelerata da vele solari, come la missione Starshot”.
Il riferimento è alla missione volta a esplorare la stella Alpha Centauri, finanziata dal miliardario Yuri Milner e sostenuta da scienziati del calibro di Stephen Hawking. Proprio nelle scorse settimane un team internazionale di astronomi ha annunciato su Nature la scoperta di un esopianeta di tipo terrestre potenzialmente abitabile, in orbita intorno a Proxima Centauri, la stella più vicina al Sole, a una distanza di soli 4,2 anni luce. Un inezia in termini astronomici.
Il Progetto Genesi prevede di inviare, nell’arco di 50 o 100 anni al massimo, tante piccolissime sonde. Ognuna di esse trasporta un carico di batteri, o addirittura micro-laboratori di biologia e genetica per sintetizzare microrganismi che non esistono sulla Terra, modellandoli in base alle condizioni presenti sul pianeta che si troveranno a visitare.
“Questo progetto apre la porta alla possibilità di sintetizzare in situ sistemi biologici utili ai fini dell’esplorazione spaziale – commenta Sara Piccirillo, biologa dell’Unità Volo Umano e Microgravità dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) -. S’inserisce, infatti, nell’ambito di ricerca della cosiddetta biologia sintetica, a cui la Nasa ha cominciato a lavorare già da alcuni anni, con l’obiettivo di sviluppare tecnologie in grado di espandere e sostenere la presenza dell’uomo nel Sistema solare. Tra i principali benefici di questa ricerca – aggiunge la studiosa dell’Asi – la possibilità di approfondire le conoscenze non soltanto sull’abitabilità degli esopianeti, ma anche sui processi coinvolti nello sviluppo di una biosfera in grado di autosostenersi”.
I primi microrganismi a sbarcare su nuovi pianeti, in base al progetto, saranno quelli in grado di attuare fotosintesi. Lo scopo sarà arricchirebbe di ossigeno l’atmosfera dell’esopianeta. Consentendo così alla sonda madre, in orbita intorno al nuovo mondo, di far sbarcare una seconda capsula con nuovi microrganismi. Fondamentale accortezza: preservare i pianeti in cui la vita sia già presente. Pena, il rischio di una contaminazione esterna con microrganismi alieni. In questo caso terrestri.
Il Progetto sull’archivio online di articoli scientifici arXiv.org