L’avevano ribattezzata la ‘Bestia’ di Matteo Renzi. Una “struttura parallela” ideata per “dirigere e orchestrare la propaganda politica elettorale” in vista del referendum costituzionale, al di fuori “di ogni logica istituzionale”. Della quale i deputati di Sinistra italiana avevano chiesto conto, con un’interrogazione, al presidente del Consiglio e alla ministra per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. Per chiedere di chiarire se “tale struttura, ove effettivamente costituita”, sia o meno “incardinata presso la Presidenza del Consiglio” o “una qualunque altra struttura pubblica”. E, soprattutto, se “si avvalga in qualunque modo di risorse pubbliche”.
FONDO MILIARDARIO Tutto inutile. Sulla ‘Bestia’, la cui guida sarebbe stata affidata a consulenti come Jim Messina, già capo delle campagne elettorali del presidente Usa Barack Obama e oggi alla guida di una società di consulenza privata (la Messina Group), nessuno ha risposto. Ora però, i deputati di Sel tornano all’attacco. Rilanciando la questione con una nuova interrogazione, a prima firma del capogruppo Arturo Scotto, che solleva seri dubbi sul fondo istituito dal governo per fronteggiare eventuali “esigenze indifferibili” che dovessero manifestarsi. Un fondo “ripartito annualmente con uno o più decreti” del presidente del Consiglio su proposta del ministero dell’Economia. In ballo c’è un vero e proprio fiume di denaro: 518,5 milioni per il 2016, 985,53 per il 2017 e 519 per il 2018, tirano le somme i parlamentari di Sel. Ma non è tutto. Con il ddl per l’assestamento del bilancio dello Stato, denuncia ancora l’interrogazione, si prevede di incrementare di altri 955,06 milioni di euro la dotazione del fondo per il 2016. Quasi un miliardo e mezzo di euro, insomma, per il solo anno in corso.
OCCHIO AL SI’ Un tesoretto nelle mani del governo che spinge i deputati di Sel a sollevare anche un’altra delicata questione. Che arriva ad investire persino le norme sulla par condicio sulla “parità d’accesso ai mezzi d’informazione durante le campagne elettorali e referendarie”. E, in base alle quali, “è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”. Ma ora, con l’impennata della dotazione del fondo, il timore dei deputati di Sel è che il governo possa decidere di impiegarle “per promuovere la campagna del Sì al referendum costituzionale”. Un’eventualità che gli interroganti chiedono alla ministra Boschi di escludere “in modo assoluto”. Suggerendo di destinare immediatamente “almeno un terzo” di questo fiume di denaro ai territori di Rieti, Ascoli Piceno, Perugia e L’Aquila colpiti dal terremoto del 24 agosto, nonché alle province di Fermo e Macerata.