Nell'operazione, coordinata dalla dda partenopea, è stato fermato anche Carlo Simeoli, costruttore e membro di una famiglia che già in passato ha avuto legami col sodalizio criminale attivo soprattutto tra Quarto e Marano. Due esponenti di spicco della stessa cosca erano stati fermati mercoledì a Pomezia: erano latitanti dal 2011
Effettuavano operazioni immobiliari e finanziarie per conto del clan Polverino. Per questo oggi tre persone sono finite in carcere, quattro sono state sottoposte ai domiciliari e a due è stato vietato di dimorare nelle province di Napoli e di Caserta. Le nove ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite da Guardia di Finanza e Polizia, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea. L’accusa è quella di concorso esterno in associazione camorristica e reimpiego e intestazione fittizia di quote societarie. Tra le operazioni finite sotto la lente degli inquirenti, anche la costruzione di un centro sportivo del valore di 10 milioni di euro nel quartiere Vomero di Napoli, e quella di un centro commerciale a Zumpano, in provincia di Cosenza, con annesso cinema multisala: attività svolte con l’obiettivo di riciclare i proventi illeciti accumulati dell’organizzazione criminale
Tra quelli delle persone sottoposte a custodia, spicca il nome di Carlo Simeoli, imprenditore edile che lavorava nel gruppo imprenditoriale di famiglia, attivo nella zona di Marano, sempre nel capoluogo partenopeo. Carlo è il genero di Angelo Simeoli, già colpito da misure cautelari personali e di sequestro beni proprio per aver gestito un vasto gruppo societario nel settore edile per riciclare i soldi del clan Polverino. Secondo il Gip, le indagini hanno portato alla luce una fitta rete di relazioni personali e affaristiche tra Carlo Simeoli ed alcuni professionisti napoletani come i commercialisti Giovanni, Andrea e Luca de Vita nonché Roberto Imperatrice, noto imprenditore del settore della ristorazione. Ciò che si evince dalle indagini è che i professionisti e gli imprenditori, nonostante sapessero del ruolo di prestanome ricoperto dai membri della famiglia Simeoli, abbiano comunque agevolato, attraverso complesse di operazioni di riciclaggio, la realizzazione di una serie di investimenti immobiliari gestiti da società riconducibili a Carlo Simeoli.
L’operazione che colpisce il clan Polverino, attivo soprattutto nella zona nord di Napoli, arriva all’indomani dell’arresto di due importanti esponenti dell’omonimo gruppo criminale. Mercoledì infatti i Carabinieri hanno scovato, in una villetta di Santa Palomba, a Pomezia, il 58enne Carlo Nappi e il 53enne Giuseppe Ruggiero. I due uomini erano ricercati da quando, cinque anni fa, vennero eseguite 39 misure cautelari nei confronti di altrettanti capi e gregari del clan. Erano sfuggiti all’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Napoli su richiesta della direzione distrettuale antimafia partenopea per associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti e per traffico e spaccio di droga. Per questi reati, nel maggio del 2015, Carlo Nappi era stato condannato a 30 anni di carcere e Ruggiero a 26 e otto mesi. Proprio Ruggiero, detto O’Barone, era responsabile delle casse del clan, attraverso la quale gestiva le economie del gruppo, e figurava nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia.