Rappresenta un nome di assoluto interesse, di grande carisma, ma anche di assai difficile definizione. I suoi “ultra-scores” prendono in parte le orme già tracciate da Steve Reich ed Hermeto Pasquale. Sono delle vere e proprie colonne sonore viventi, una riscrittura in musica della realtà circostante. Che si tratti di un viaggio in India, di una passeggiata nei quartieri di New Orleans o nelle isole caraibiche, l’artista musicista capta suoni e immagini
Esistono degli artisti geniali e visionari che spesso rimangono un “segreto” racchiuso in un giro di stretti appassionati. Può succedere tuttavia che il mistero si disveli al grande pubblico grazie al passaparola e a qualche collaborazione eccellente, e così quel nome entra di diritto tra i portabandiera della cultura di un Paese. È quello che è accaduto a Christophe Chassol, vera e propria star della scena musicale contemporanea, noto ai più per esser stato direttore artistico di alcuni nomi di punta dell’electro-pop come Sebastian Tellier e Phoenix, “consigliere” del producer Frank Ocean, ma soprattutto come inventore degli “ultra-scores”, un genere a se stante che fonde l’ascolto con la vista, la realtà con la sua rappresentazione in musica.
Oltralpe si stanno spendendo molto per farlo conoscere anche alle nostre latitudini. Infatti grazie a “Francia in scena”, la rassegna curata dall’Institut Francais Italia e realizzata su iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, si è concretizzato il primo tour italiano del compositore parigino con una serie di date che hanno stanno toccando tutta la Penisola. Venerdì 16 settembre farà tappa anche al BASE di Milano, nell’ambito della programmazione Elita Linecheck Festival e del Milano Film Festival.
Il pianista dalle sembianze di Jean-Michel Basquiat si prepara ad offrire uno spettacolo unico. È prevista infatti l’esecuzione di “Big Sun”, ultimo atto della sua “trilogia” audiovisiva, una sorta di sinfonia itinerante dell’artista dedicata alla Martinica e alle Antille, terra dei suoi genitori. Un ritratto ‘dal vivo’ di paesaggi sonori e affettivi, della vita e dei suoni delle sue strade, accompagnato dalle sue inconfondibili musiche.
Chassol rappresenta un nome di assoluto interesse, di grande carisma, ma anche di assai difficile definizione. I suoi “ultra-scores” prendono in parte le orme già tracciate da Steve Reich ed Hermeto Pasquale. Sono delle vere e proprie colonne sonore viventi, una riscrittura in musica della realtà circostante. Che si tratti di un viaggio in India, di una passeggiata nei quartieri di New Orleans o nelle isole caraibiche, l’artista musicista capta suoni e immagini, costruendo così l’impalcatura sonora dell’album. Chassol orchestra ciò che vede, lo armonizza, dandogli così un’impronta irripetibile. In un suo live si attivano ogni volta inediti interplay tra i suoni presenti nei filmati e le composizioni suonate dal vivo che proprio da quei suoni prendono ispirazione.
Per giungere a questa proposta artistica così personale Chassol ha lavorato sodo sin dalla tenera età. Nasce infatti nel 1976 e quattro anni dopo è già tra i banchi e gli strumenti di un Conservatorio, non senza una successiva borsa di studio al Berklee College of Music. Il jazz lascerà l’impronta più duratura nel suo modo di comporre, ma nella sua carriera non si è precluso nulla, dalla French touch alle colonne sonore per il cinema. Oggi attestati di stima gli arrivano da pesi massimi come Laurie Anderson, Terry Riley e Gilles Peterson, ma dal mondo dell’elettronica e dell’hip-hop. Per chi non sarà a Milano, ci sono un altro paio di appuntamenti con il pianista parigino da segnare in agenda: il 16 ottobre al Teatro Massimo di Palermo e il 4 novembre al Monk Club di Roma nell’ambito di Romaeuropa Festival.