Dopo la prima parte dedicata esclusivamente agli olimpionici statunitensi - tra le quali Simone Biles, Serena e Venus Williams - il database dell’Agenzia Mondiale antidoping è stato nuovamente "bucato". E online sono finiti i nomi di altri 25 sportivi con annesse le loro informazioni mediche
Ci sono anche Bradley Wiggins e Chris Froome nell’ultima lista di atleti diffusa dagli hacker di Fancy bears. Dopo la prima parte dedicata esclusivamente agli atleti olimpici statunitensi – tra i quali Simone Biles, Serena e Venus Williams ed Elena Delle Donne – il database della Wada, l’Agenzia Mondiale antidoping, è stato nuovamente “bucato”. E online sono finiti i nomi di altri 25 atleti con annesse le loro informazioni mediche.
Stavolta nel mirino dei pirati informatici russi, il cui obiettivo dichiarato è quello di “raccontare al mondo il doping nello sport d’elite“, sono finiti atleti di otto paesi: 10 degli Stati Uniti, 5 della Gran Bretagna della Germania, 1 a testa per Danimarca, Russia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania.
Fra i nomi di spicco, appunto, quello del ciclista plurimedagliato Wiggins, medaglia d’oro quattro anni fa a Londra nella prova a cronometro e vincitore del Tour de France nel 2012: online sono finiti 6 certificati di esenzione per uso terapeutico ottenuti tra il giugno 2008 e l’aprile 2013 per le sostanze salbutamolo, formoterolo, budesonide e triamcinolone acetonide. I primi tre certificati garantiscono l’esenzione per un anno. Nelle esenzioni di Wiggins si sottolinea che l’atleta è allergico al polline. Per quanto riguarda Froome, tre volte vincitore del Tour de France e bronzo a cronometro alle Olimpiadi di Rio, i due certificati pubblicati sono entrambi per un corticosteroide, il prednisolone, assunto per cinque giorni nel maggio 2013 e per una settimana nel 2014.
“La Wada è consapevole del fatto che questo attacco criminale, che fino ad oggi ha incautamente esposto al pubblico i dati personali di 29 atleti, sarà molto doloroso per gli sportivi che sono stati selezionatì, e provocherà paura in tutti gli atleti che hanno partecipato ai Giochi olimpici di Rio 2016 “, ha detto Olivier Niggli, direttore generale dell’agenzia, sottolineando il fatto che considera questi attacchi come una rappresaglia contro la stessa Wada e il sistema mondiale antidoping a causa della ricerca che ha svelato il doping di Stato in Russia.