Questa mattina davanti ai cancelli della Gls il sindacato Usb ha indetto una conferenza stampa. “Ammazzateci tutti”, gridano adesso i colleghi di Ahmed, "E' stato assassinato - spiegano - perché non volevamo togliere il blocco". La procura: "Dobbiamo capire l’esatta dinamica”
È morto nel giorno del suo 53esimo compleanno Abd Elsalam Ahmed Eldanf, operaio egiziano impiegato da 14 anni alla Seam, ditta che lavora per il gruppo della logistica Gls nelle sede di Montale a Piacenza. Travolto da un camion in uscita dall’azienda, durante un picchetto di protesta del sindacato al quale aderiva, l’Usb, che da mesi porta avanti una battaglia a suon di blocchi e carte bollate per far riassumere 8 lavoratori licenziati il 23 dicembre scorso. L’uomo aveva 5 figli (uno dei quali ha compiuto 14 anni proprio ieri, come il padre) e viveva in Italia dal 2002.
Una tragedia avvenuta all’incirca verso le 23.45 di mercoledì sera, tra via Morello e via Riva, all’imbocco del grande magazzino di smistamento dei prodotti ai mezzi pesanti. In quel momento, secondo quanto riferito dal sindacato di base, era in corso una assemblea sindacale. “Ammazzateci tutti”, gridano adesso i colleghi di Ahmed, che poi hanno spiegato la loro versione dei fatti: “È stato l’epilogo di una serata di gravi tensioni. L’Usb aveva indetto una assemblea per discutere del mancato rispetto degli accordi sottoscritti sulle assunzioni dei precari a tempo determinato. Di fronte al comportamento dell’azienda gli operai, che erano rimasti in presidio davanti ai cancelli, hanno iniziato lo sciopero. A un certo punto un lavoratore è stato assassinato, sotto lo sguardo degli agenti di polizia, da un camion in corsa che ha forzato il blocco”.
Forte lo sconcerto questa mattina (giovedì 15 settembre) davanti ai cancelli dell’azienda, dove il sindacato ha indetto una conferenza stampa, alla quale era presente il fratello dell’operaio deceduto, anche lui dipendente della Gls: “Era una gran lavoratore, – racconta – voleva solo rivendicare i suoi e i nostri diritti”. L’uomo, visibilmente scosso, ha poi denunciato: “Il responsabile del magazzino, visto che non avremmo tolto il blocco, ha incitato i camionisti a forzare il picchetto (versione smentita dall’avvocato del responsabile Gls). A un certo punto un tir, a forte velocità, ci è venuto incontro e mio fratello, per intimargli di fermarsi, è stato travolto”. Un impatto tremendo, che ha sbalzato il 53enne per cinque metri sull’asfalto. “E il camionista non si è fermato – continua il fratello – siamo stati noi a bloccare il mezzo e a tirarlo giù dall’abitacolo a forza”. E infatti, a quanto pare, il conducente ha rischiato il linciaggio da parte dei colleghi dell’egiziano. Solo grazie ad una pattuglia della polizia, che si trovava in zona per controllare l’andamento della manifestazione, è stato possibile frenare la furia della folla e condurre il camionista in questura. Ora, dopo essere stato arrestato e trattenuto per la notte, il guidatore del tir, un 43enne italiano è stato rilasciato ma si trova indagato con l’accusa di omicidio stradale.
“Non c’era nessun blocco. Non mi sono accorto di nulla. Sono partito e solo successivamente ho capito di aver investito un operaio”, è invece la versione del camionista, confermata dagli agenti di polizia presenti sul posto. Una ricostruzione che lascia molti dubbi ai sindacalisti, nonostante il procuratore capo Salvatore Cappelleri in mattinata l’abbia avallata ufficialmente: “Era presente a pochi metri una volante della polizia che ha assistito a tutta la scena, in più abbiamo visionati i filmati delle telecamere di sorveglianza: dobbiamo capire l’esatta dinamica di questo tragico incidente”. Le indagini sono state affidate al pubblico ministero Emilio Pisante, che ha ordinato l’autopsia sul corpo della vittima. Nel frattempo, ha sottolineato, “l’autista è risultato negativo all’alcoltest”.
I picchetti a Piacenza, nel Polo logistico, non sono una novità. Vanno avanti da anni, prima alla Tnt (dove scoppiò nel 2011 la prima protesta) e in seguito nei confronti di aziende come Ikea e, appunto, Gls. Proteste anche veementi che hanno reso necessario più di una volta l’intervento delle forze dell’ordine per togliere i blocchi e permettere la prosecuzione dell’attività. Il sindacato Si Cobas, che rimane maggioritario all’interno dei magazzini piacentini, ha espresso solidarietà per la morte dell’operaio e ha annunciato che aderirà a eventuali manifestazioni unitarie. L’Usb, dal canto suo, ha dichiarato uno sciopero continuativo fino alle 17 di oggi e una grande manifestazione in città per rivendicare i diritti dei lavoratori della logistica.
Nel frattempo si susseguono le reazioni della politica. “Non nascondiamo la preoccupazione per il rischio che si creino situazioni di tensione che possano sfuggire alle civili relazioni che sempre devono esserci nei casi di vertenze aziendali, anche nelle più difficili”, hanno dichiarato gli assessori regionali alle Attività produttive e al Lavoro Palma Costi e Patrizio Bianchi, mentre sul caso è intervenuto anche la vice ministro allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova, con un tweet: “Non doveva accadere, vicina alla famiglia operaio deceduto. Responsabilità non restino impunite, nessuno può morire manifestando”.