In A Viso Aperto, vita e memorie del fondatore delle BR a cura di Mario Scialoja, Renato Curcio dichiara: “All’epoca, la parola d’ordine che avevo elaborato assieme a Mauro Rostagno era ‘portare gaiezza nella rivoluzione’”. Una gaiezza che nel Rostagno versione post sixtyeight, virò in satira considerata invereconda, come nel caso di Dopo Marx aprile il suo manifesto del ’77, stilato prima dell’apertura di Macondo, leggendario locale alternativo che scandalizzò i benpensanti di tutte le risme. Compresi quelli dello storico branco engagé, tanto quanto la simultanea trasformazione dell’ex Mauro Rostagno in adepto di Bhagwan Shree Rajneesh, con il nuovo nome di Swami Anand Sanatano, che mi propose di collaborare al lancio del pensiero del Bagwan, visto e considerato che Francesco Cardella, allora a capo della succursale italiana della Rajneesh Foundation, intendeva distribuire “Dio in pillole” in dispense settimanali in edicola.
E così Cardella alias Prem Francesco, ci assegnò il secondo piano di un’ex fabbrica di bottoni in via Plinio a Milano: trecento metri quadri in cui si poteva zigzagare sui pattini a rotelle, in monopattino o in bicicletta, tra tavoli ricoperti dai sacri testi del Bagwan, da sintetizzare e assemblare con immagini raffinate finalizzate a un approccio laico alla vita metropolitana occidentale.
La giornata di lavoro di dieci/dodici ore, si concludeva a sera, quando ce ne andavamo nei tanti locali dell’estrema sinistra doc, inseguiti dagli sguardi e dal mormorio di quelli che non gradivano che l’ex capo carismatico fosse trapassato dalla rivoluzione al credo del suo santone indiano. Mal trattenuti malumori ai quali, io e gli amici che si aggregavano, reagivamo irrigidendoci mentre Mauro, rivolgendo le pupille al cielo, irrompeva in una risata al limite dello scompiscio.
Secondo Sigmund Freud, in casi come questi, l’Io rifiutandosi “di lasciarsi affliggere dalle ragioni della realtà e quindi di farsi imporre la sofferenza”, dimostra che questo tipo di traumi siano essenziali per l’umorismo che, invece di rassegnarsi, “esprime un sentimento di sfida” e, inducendo il trionfo dell’Io, “riesce ad affermarsi a dispetto delle reali avversità”.
Neri Marcorè, alla fine della prefazione del suddetto libro di parole e immagini, si domanda: “Ho scritto cazzate? Può anche darsi […] ma se è così, comunque perdonatemi e vogliatemi bene, perché come dice Osho ‘l’amore è l’unica religione’”.
Per chi volesse approfondire, domenica 18 settembre alle 19, Federico Palmaroli presenzierà al Wired Next Fest 2016 presso Palazzo Vecchio in quel di Fi/Renzi.
Ha collaborato Sabrina de Gaetano