È morto il presidente dell’Euro. Il presidente gran capo della nostra banca centrale, quando ancora era Banca d’Italia e stampava moneta. Banchiere di un mondo solido che avrebbe ancora molto da dare in questa economia impazzita tra derivati e speculazioni. Ma quel mondo è stato tradito dai bankster ancor più che dai politici.
Ciampi, il presidente che lasciò palazzo Koch per Palazzo Chigi dando nerbo alla poi abusata stagione dei tecnici, sopravvalutati salvatori della patria. Riposi in pace, Carlo Azeglio Ciampi. Il presidente del Tricolore in un’Italia sbiadita. Anche per la sua politica.
Ne rispetto la figura ma il disegno politico di Ciampi e delle sua stagione resta, per me, l’inizio della cessione della sovranità. Sbagliò (sempre secondo il mio fallibile punto di vista) senza tuttavia fanatismo. A differenza dei miopi o subdoli eurofanatici di oggi conosceva i limiti della finanza; non seppe però arginare quella matrice di austerity che oggi ci condanna all’immobilismo.
Salvini lo ha definito “traditore” dimostrando la sua scarsa conoscenza di quella materia che egli vorrebbe trattare. Salvini, che per palese ignoranza gigioneggia, sovrappone Ciampi, Napolitano e persino Draghi in un tradimento politico e dell’Italia che ha pesi specifici assai diversi. Se il focus sui limiti dell’Europa è corretto, non sarà certo col pressappochismo che ne usciremo. Sembrerà paradossale ma a Bratislava Renzi è stato più furbo di tutti i nostri anti euro. Molto probabilmente la sua azione è solo tattica ma intanto con quella tattica il governo italiano ha messo in difficoltà l’asse rigorista.