L’altra settimana doveva essere una delle migliori per Apple. Mercoledì hanno presentato l’attesissimo iPhone 7, dopo mesi di trepidazione, per aprirne venerdì le prevendite, in modo da incrementare il loro già corposo tesoretto. Invece, sempre venerdì, esce un articolo sul New York Times: il progetto Titan, la cosiddetta iCar, sarebbe in cattive acque.

Secondo i soliti “bene informati” (Apple non conferma, né smentisce, queste voci. Mai. Devono ancora confermare ufficialmente l’esistenza del progetto stesso.), il gruppo di lavoro interno ad Apple si troverebbe a un punto di svolta: si parla di decine di licenziamenti, e di un ripensamento del progetto stesso. La casa di Cupertino, dicono, si sarebbe resa conto di non poter esprimere a pieno quel fattore speciale, quel Think different che ha reso diversi, in senso positivo, buona parte dei prodotti da loro lanciati sul mercato negli ultimi vent’anni. E, dopo due anni di lavoro da parte di un migliaio di persone, si sono forse accorti che ciò non sarebbe stato di buon auspicio, trattandosi di entrare in un mercato molto competitivo.

Steve Jobs, presentando l’iPod nel 2001, disse che, con loro stupore, quando si affacciarono al mercato della musica digitale mancava un market leader; lo stesso si può dire nel 2007 quando lanciarono l’iPhone in un mercato fino ad allora pieno di palmari che provavano a fare i telefoni.

Nel mondo dell’auto, i leader di mercato esistono. E non sono piccole aziende che hanno appena iniziato, ma parliamo di colossi con, in certi casi, più di un secolo di esperienza. E, nei due casi citati, i competitor erano aziende che facevano anche parte di quel settore: Creative faceva anche lettori Mp3; Hp faceva anche smartphone. Qui, invece, Volkswagen fa auto. Gm fa auto. Toyota fa auto. Mentre, nel caso, Apple farebbe anche auto: si tratta di uno svantaggio in partenza.

Ecco perché le multinazionali del settore tecnologico stanno rivalutando la loro posizione. Non solo Apple, ma le ultime notizie dicono che pure Google si trova in una simile situazione . Un dirigente di una start-up che si occupa di questo genere di tecnologie ha dichiarato che “Google ha un prodotto imperfetto, e non ha un sentiero definito per portarlo sul mercato”. Ciò è vero: Google non assembla nemmeno i telefoni che vende, delegando ogni anno un Oem (original equipment manufacturer, produttore di apparecchiature originali) diverso. Impiantare fabbriche per costruire automobili andrebbe contro quella che è da anni la loro strategia aziendale.

Alla luce di questi recenti sviluppi, assumono maggior significato le partnership strategiche, come quella fra Google ed Fca. Chissà, magari in futuro vedremo una 500 con sul portellone la scritta Powered by Google, come capitava sui primi smartphone Android anni fa. Oppure, se Apple riuscirà a trovare un degno partner (lavorare con loro è difficile, come avevamo scritto), un giorno forse vedremo una scattante roadster Designed by Apple in California. In fondo, tra Jony Ive e Mark Newson, i designer apprezzati a Cupertino non mancano.

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