Sceglie la ribalta delle Nazione Unite, Matteo Renzi, per la seconda sfuriata in pochi giorni contro l’Unione Europea. Se venerdì a Bratislava era stato il grande assente della conferenza stampa tenuta da Angela Merkel e François Hollande, a New York il presidente del Consiglio approfitta di un punto stampa del summit dell’Onu su rifugiati e migranti per lanciare un nuovo doppio affondo contro Bruxelles.
“Se l’Europa continua così noi dovremo organizzarci in modo autonomo sull’immigrazione – ha detto il premier – questo è l’unico elemento di novità di Bratislava dove si sono fatte tante parole ma non siamo stati in grado di dire parole chiare sul tema africano. Ecco perché, con un eufemismo, non l’abbiamo presa benissimo. Juncker (presidente della Commissione Ue, ndr) dice tante cose belle, ma non vediamo i fatti. E’ un problema dell’Europa. L’Italia farà da sola, è in grado. Ma questo è un problema per l’Ue”.
Quindi il premier entra nel merito dei metodi per affrontare la questione, in primis la riforma del sistema degli Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati: “Dobbiamo trovare un meccanismo diverso” sulla gestione dei migranti, ha proseguito Renzi: “L’intervista di Sala (il sindaco di Milano ha chiesto al governo di “cambiare politica sull’immigrazione”, ndr) è uno stimolo, ne avevamo già parlato a Milano e non ci prende alla sprovvista, lo prendiamo in maniera positiva. Pone un tema vero anche perché, come noto, i comuni che accolgono sono circa il 10%. Il sistema degli Sprar può essere ridiscusso”.
Il capo del governo si dice, inoltre, pronto “a discutere con i sindaci: il tema non ha un carattere di immediata urgenza per domani mattina. E’ una questione da affrontare tutti insieme per il 2017”. “L’Italia – ha detto ancora – non ha un afflusso di migranti come quello della Germania lo scorso anno, il rapporto è dieci a uno, ma dobbiamo interrompere il flusso perché l’afflusso costante senza un intervento a monte rischia di creare difficoltà”.
In parallelo il premier affronta la questione economica. E nella sua enews, pubblicata negli stessi minuti in cui Renzi parlava a New York, affonda di nuovo contro Bruxelles: “Sulla politica economica bisogna riconoscere che Obama e l’America hanno fatto bene e che l’Ue ha sbagliato direzione. Oggi è un dovere rilanciare sui giovani, sugli investimenti pubblici e privati non solo sull’austerity; sull’Europa sociale e non solo sull’Europa finanziaria”.
“Se in nome di regole burocratiche astruse, qualcuno vuole impedire all’Italia di mettere a posto le scuole con gli interventi antisismici come pensate che possa reagire una famiglia normale? Semplice: darà la colpa all’Europa della propria paura per i figli. Odierà l’Europa considerata responsabile di tutto. Poi non ci stupiamo se crescono ovunque i movimenti populisti e demagoghi. Non puoi fare allo stesso tempo le condoglianze per Amatrice e poi bloccare gli interventi antisismici in nome del patto di stabilità. L’alternativa all’antipolitica è il buon senso, non la burocrazia”.
Renzi passa quindi agli esempi concreti: “È passato ormai quasi un mese dal terremoto di Amatrice, Accumoli, Arquata – prosegue il premier nella enews – ho promesso agli abitanti che non li avremmo dimenticati. E adesso che i riflettori dei media, fisiologicamente, si abbassano, ecco adesso tocca a noi. Venerdì con il commissario Errani presenteremo gli interventi per la ricostruzione”. In ogni caso “bene ricostruire: prevenire è meglio. Di nuovo l’appello a tutte le forze politiche perché su Casa Italia si mettano da parte le polemiche. Quanto all’Europa, ciò che serve per le nostre scuole sarà fuori dalle spese contabilizzate sul patto di stabilità. Perché la stabilità dei nostri figli vale più della stabilità dei tecnocrati”.
Non si fa mancare, Renzi, neanche il tempo per rispondere polemicamente al governatore della Bundesbak, Jens Weidmann, che in un’intervista a La Stampa ha tuonato contro le richieste di flessibilità che il governo italiano avanza da tempo: “Il patto di stabilità e crescita non è affatto rigido. Contiene numerose eccezioni, non solo in caso di oneri imprevisti. Tale flessibilità è già stata stravolta e abusata, la funzione disciplinante del patto sui bilanci pubblici ne ha risentito notevolmente. Un fuoco di paglia congiunturale finanziato col debito non rimuoverebbe la debolezza strutturale della crescita in Italia. Quello di cui c’è bisogno è che il governo italiano applichi e porti avanti le riforme strutturali che ha già iniziato”.
“Credo che il governatore della banca centrale tedesca abbia un compito abbastanza ingrato e difficile – risponde ironico Renzi – a lui va tutta la mia solidarietà perché il suo compito è affrontare la grande questione delle banche tedesche. Facciamo il tifo perché riesca ad affrontarla. Il più affettuoso abbraccio di buon lavoro per i problemi delle banche tedesche: se c’è un problema nelle banche tedesche è di tutta Europa”.