Prima del 2016 solo Hiv malattie croniche ed Ebola erano arrivati all'Assemblea generale come "emergenze di salute pubblica". Dopo aver isolato negli Usa "il batterio degli incubi" si cercano soluzioni, mentre le cattive abitudini aggravano la situazione. "Senza interventi radicali si va incontro ad "Armageddon antibiotici”, con oltre 1 milione di morti attesi nel 2025 in Europa, con batteri capaci di uccidere il 50% dei contagiati"
La paura dei super batteri resistenti agli antibiotici – che come ha dimostrato una ricerca di Harvard si sono darwinianamente evoluti – mobilita i grandi del mondo. Il tema sarà affrontato nella 70esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il tradizionale appuntamento annuale di settembre dedicato alle questioni di rilevanza globale, in corso a New York. Il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu H.E. Mogens Lykketoft ha, infatti, convocato per il 21 settembre al Palazzo di vetro un “meeting di alto livello” sulla resistenza antimicrobica, invitando a partecipare Stati membri, organizzazioni non governative, rappresentanti della società civile, istituzioni accademiche e del settore privato. Uno degli argomenti affrontati sarà come dare completa attuazione al “Global action plan” sulla resistenza antimicrobica dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). “È la quarta volta che l’organismo dell’Onu affronta un’emergenza di salute pubblica”, sottolinea Keiji Fukuda, medico e rappresentate speciale per la resistenza antimicrobica del direttore generale dell’Oms. Prima del 2016, era toccato soltanto all’Hiv, alle malattie croniche e all’epidemia di Ebola. Perché il rischio è – come sostiene la Società europea di microbiologia clinica (Escmid) – di un “Armageddon antibiotici”, con oltre 1 milione di morti attesi nel 2025 in Europa.
Il batterio degli incubi
L’appuntamento non è più rinviabile dopo che, nel novembre 2015, la prestigiosa rivista The Lancet Infectious Diseases ha lanciato l’allarme sul cosiddetto “batterio degli incubi”. Ceppo patogeno di Escherichia coli – normale colonizzatore dell’intestino umano – che ha acquisito la capacità di resistere anche agli antibiotici considerati salvavita, come la cosiddetta colistina. Questo microrganismo che, proprio a causa della totale resistenza a tutti gli antibiotici, in alcuni casi può uccidere il 50% delle persone contagiate, è stato individuato per la prima volta in Cina. Nei mesi scorsi è sbarcato anche negli Usa, dove gli esperti del Dipartimento alla Difesa – come illustrato in un rapporto pubblicato sulla rivista della Società americana di microbiologia Antimicrobial Agents and Chemotherapy – lo hanno isolato nelle urine di una donna della Pennsylvania. Ma gli scienziati non si stanno limitando solo a monitorare la situazione attuale, isolando il super batterio resistente in una trentina di Paesi. Si spingono anche a fare previsioni future. Tutt’altro che rosee. Ancora secondo la rivista The Lancet Infectious Diseases, infatti, siamo “sull’orlo di un’era post-antibiotica”. I nuovi super batteri potrebbero, infatti, uccidere “una persona ogni 3 secondi entro il 2050”, se non si attua una strategia immediata.