Venerdì o forse sabato sera a pochi chilometri da casa mia, a Ravenna, Giulia Ballestri veniva ammazzata a bastonate in una villa disabitata e poi gettata nello scantinato con indosso solo un reggiseno, forse come ultimo sfregio. Il marito, Matteo Cagnoni è stato arrestato lunedì all’alba. La polizia lo ha rintracciato nella casa paterna a Firenze dove si trovava insieme ai tre figli di 6, 8 ed 11 anni, il passaporto e molto denaro contante. Quando ha visto le pattuglie della polizia ha cercato di saltare dalla finestra e fuggire, poi è tornato sui suoi passi.
In città, inutile persino scriverlo, è conosciuto. La notizia ha destato sbigottimento perché questa volta ad essere accusato di avere ammazzato la moglie è un dermatologo, un professionista affermato che in passato aveva anche fatto parte del comitato organizzativo di una conferenza contro la violenza alle donne che si era svolta al teatro Rasi nel 2013. Aveva addirittura contattato personalmente il centro antiviolenza Linea Rosa per realizzare quell’iniziativa, insieme alla moglie. Si diceva che fosse un uomo sensibile alle problematiche della violenza contro le donne. Era quello che siamo soliti chiamare “un insospettabile”.
E’ molto più facile archiviare le storie di violenza contro le donne come qualcosa che capita nelle periferie, in mezzo al degrado e ad emarginazione, per una patologia psichiatrica o come atto incivile tra immigrati perché è rassicurante circoscrivere barbarie e violenza lontano da quella che pensiamo sia la “nostra normalità”. Sbagliamo. I luoghi oscuri dove ristagna la cultura del femminicidio non sono lontani e remoti e abitano la mente di uomini che uccidono, oggi come nei secoli passati, con l’arbitrio di far pagare il prezzo di una scelta. Costi quel che costi, anche se con la vita della compagna si annienta la vita dei figli. In questo ennesimo caso di tre bambini. Una barbarie che continua ad incontrare, troppe volte, l’indulgenza e la tolleranza da parte del contesto sociale, di familiari e conoscenti.
Un suo amico ha detto, in un intervista al Resto del Carlino, che Matteo Cagnoni è una vittima prima che un carnefice proprio come aveva detto il parroco di Melito di Porto Salvo di sette stupratori (“Sono vittime anche loro”). La causa di stupri e femminicidi alla fine, su chi o cosa ricade? Leggiamo spesso tesi giustificazioniste, ambiguità nei confronti di stupratori o assassini ma se gli uomini che massacrano e stuprano sono ancora percepiti come vittime (delle donne, delle loro provocazioni, delle loro scelte) con quale forza la società può opporsi e contrastare la barbarie che uomini, in Calabria o in Romagna, associati alla ndrangheta o impeccabili professionisti continuano ad esercitare sulle donne?
La morte di Giulia Ballestri, che a novembre avrebbe compiuto 40 anni, segue la decisione di separarsi dal marito. Si pensava libera e progettava di aprire la sua vita a un cambiamento: tornare a lavorare nell’azienda di famiglia, avere una nuova relazione, forse cambiare casa. Lo ha fatto probabilmente con la forza e la determinazione delle donne che vogliono per sé una seconda possibilità. Ha incontrato una morte violenta che in tempi antichi spettava ad armenti, servi, mogli e figli e a tutto ciò che apparteneva ed era nella piena disponibilità del padrone come quel diritto di vita e di morte che fino al 1981 venne sanzionato blandamente come delitto d’onore. Abbiamo pensato di averlo abolito ma solo sulla carta perché continua a perpetuarsi la consuetudine di riscuotere la vita delle donne come fosse una cambiale in bianco quando si sottraggano al possesso o al controllo di un uomo. Se non fanno sacrificio di sé, un uomo lo farà al posto loro.
Che consapevolezza aveva Matteo Cagnoni di quell’oscurità alla quale è andato incontro quando lavorava, si presentava in televisione, in giacca e cravatta per parlare di patologie della pelle, curava pazienti, portava i figli a scuola e organizzava conferenze contro la violenza alle donne?
Che consapevolezza ha la nostra società che massacrare una donna sia una violazione dei diritti umani che nessun legame sentimentale spezzato può giustificare?
@nadiesdaa