Il nuovo Economic outlook dell'organizzazione parigina lancia l’allarme sul fatto che "il mondo è tenuto in trappola da una crescita debole". Ma la Penisola spicca in negativo: solo la Gran Bretagna si è vista ridurre di più le previsioni sull'aumento del pil l'anno prossimo
A meno di una settimana dall’attesa nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, che conterrà le nuove previsioni del governo Renzi sull’andamento dei conti pubblici, anche l’Ocse – come il Centro studi di Confindustria – ha tagliato le sue stime sull’Italia. Non solo per il 2016, ma soprattutto per il 2017: per entrambi gli anni l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prospetta un progresso del pil dello 0,8%. Si tratta di una revisione al ribasso di due decimi per quest’anno e addirittura sei per il 2017 rispetto all’Economic Outlook datato 1 giugno. Un peggioramento sostanziale, che fa sfumare le speranze di un’accelerazione della crescita nei prossimi mesi. Secondo una fonte governativa citata da Reuters, la nuova stima di Palazzo Chigi e del Tesoro per il pil 2016 si attesterà a +0,8/0,9%.
Va detto che l’Ocse ha tagliato le previsioni a livello globale in seguito alla “debole progressione degli scambi e alle distorsioni del sistema finanziario” che “offuscano le prospettive” e inducono gli analisti a lanciare l’allarme sul fatto che “il mondo è tenuto in trappola da una crescita debole”. L’economia mondiale quest’anno “dovrebbe crescere meno rapidamente rispetto al 2015”, con un +2,9% globale, e “solo una leggera accelerazione (+3,2%) è attesa nel 2017”. Quanto alla zona euro, la crescita prevista è dell’1,5% nel 2016 e dell’1,4% nel 2017, rispettivamente 0,1 e 0,3 punti in meno rispetto alle precedenti stime di giugno. In questo quadro, però, la revisione dello 0,6% sul 2017 fa spiccare l’Italia in negativo, seconda soltanto al -1% della Gran Bretagna che paga il prezzo differito della Brexit.
Deludente anche l’andamento del mercato del lavoro: nella Penisola sono stati compiuti “notevoli progressi in materia di diritto del lavoro“, ha detto Manna, e “questo ha avuto un effetto sulla ripresa del tasso di occupazione dando vita a un nuovo slancio. L’idea era che questo slancio continuasse nel 2016 ma le nostre speranze sono andate deluse“. Questa situazione è dovuta, tra l’altro, alla scarsa “fiducia” e alla “incertezza politica” sugli esiti del referendum costituzionale. “Come ogni referendum lo seguiremo da molto vicino ma oggi non siamo in grado di pronunciarci sui suoi potenziali effetti”, ha comunque puntualizzato Mann. “Nelle prossime stime saremo in grado di essere più precisi”.