Via libera di Montecitorio ad "aprire dibattito per permettere ai partiti di esplicitare eventuali proposte di cambiamento" del sistema entrato in vigore a luglio scorso. Ventiquattro dem non si sono espressi in segno di polemica. Bocciati i testi delle opposizioni. I 5 stelle a favore del documento di Si-Sel, mentre Ala in sostegno dell'esecutivo
A fine giornata c’è l’impegno ufficiale del Parlamento: la Camera dovrà avviare una discussione perché i partiti possano esprimere le eventuali proposte di modifica all’Italicum. Sarebbe una vittoria per le opposizioni, se il testo non finisse lì. Poche righe senza dettagli, modalità e tempi e soprattutto senza che ci sia stato dialogo tra le parti. La mozione è stata approvata con 293 sì, 157 no e 13 astenuti. Tra i 42 assenti del Pd, ventiquattro non sono giustificati e sono tutti esponenti della minoranza dem che ha voluto lanciare un segnale. Chi era presente e ha votato a favore del testo del governo è naturalmente il partito di Denis Verdini che nella strategia di questi giorni ha più di una responsabilità. “Voglio ricordare che le volpi finiscono in pellicceria”, ha commentato in mattinata l’ex segretario Pierluigi Bersani. Cioè come a dire, attenzione che la furbizia finisce male. Così mentre Dario Franceschini ha invocato l’unità del partito e Matteo Orfini ha parlato di polemiche incomprensibili, la minoranza Pd si è defilata: “Questa è una presa in giro. Non dice nulla se non che si aspetta di vedere il referendum e poi si decide se cambiare. A farci prendere in giro così, non ci stiamo”. In discussione a Montecitorio c’erano anche le mozioni delle opposizioni, tutte bocciate nonostante i tentativi di accordo. Non ha ottenuto la maggioranza il documento di Sinistra italiana, quello presentato dal centrodestra unito e quello del Movimento 5 stelle. Settantaquattro deputati M5s invece hanno votato a favore della mozione di Si-Sel, ma la loro sponda non è bastata per far ottenere la maggioranza al documento.
Il dibattito sull’Italicum va avanti da mesi e ora alla vigilia del referendum costituzionale sono tanti i fronti aperti perché vengano fatte modifiche al testo. Il 20 settembre sono stati i 5 Stelle a depositare una mozione dove si auspica il ritorno al proporzionale puro con espressione delle preferenze per l’elezione dei deputati. Un ritorno al passato difeso dal presidente del gruppo M5s a Montecitorio Andrea Cecconi: “Prima repubblica? Il Paese diventò grande”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi da settimane ribadisce che se si trova la maggioranza in Aula l’Italicum può essere modificato, ma nei retroscena riportati dalla stampa pare non voler tornare indietro sul ballottaggio perché “la sera delle elezioni si deve sapere chi ha vinto”: “Noi siamo totalmente disponibili a cambiare, ora aspettiamo Berlusconi e Salvini, così tutte le posizioni sono chiare in campo e poi faremo le modifiche”, aveva detto da New York nelle scorse ore. Il testo presentato oggi però ha scatenato numerose polemiche perché nulla viene detto su quali aspetti della legge elettorale possano essere cambiati con il benestare della coalizione di governo. L’intenzione del governo è quella di rimandare il problema a dopo la consultazione referendaria.
Il problema è per il momento tutto interno al Partito democratico. Il governo ha scelto di presentare una mozione con Area popolare, di fatto escludendo la minoranza che ora protesta e chiede un intervento più deciso. Per il presidente Pd Matteo Orfini si tratta di polemiche incomprensibili: “Chi come me chiedeva una modifica all’Italicum oggi dovrebbe essere contento a meno che la richiesta di cambiarlo non fosse strumentale. Se si ha rispetto del Parlamento non si può dire che la mozione è aria fritta“. Orfini ha poi invitato “a smetterla di giocare alle dichiarazioni e di discutere nel merito. Oggi c’è un atto parlamentare”. Il leader della minoranza ed ex segretario Pd Pierluigi Bersani ha chiesto invece che sia “il governo a prendere l’iniziativa”: “La mozione della maggioranza dà l’idea che non si voglia far nulla. Il governo prenda una un’iniziativa come fece con l’Italicum. Se non nelle stesse modalità almeno con la stessa determinazione. Se non lo fa il governo e il Pd chi lo fa?”.
Mozione di maggioranza: “Avviare discussione su modifiche” – Nel testo integrale della mozione depositata oggi alla Camera dei deputati da Ap-Pd e Centro democratico si legge: “La Camera si impegna ad avviare nelle sedi competenti una discussione sulla legge 6 maggio 2015 n.52, al fine di consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza sulle suddette proposte”. Il documento ricorda che sulla nuova legge elettorale per l’elezione dell’Assemblea di Montecitorio entrata in vigore l’11 luglio di quest’anno “è attualmente in corso un ampio dibattito politico su possibili e articolate ipotesi di riforma”. La mozione impegna quindi la Camera “ad avviare, nelle sedi competenti, una discussione al fine di consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza sulle suddette proposte”.
Mozione del centrodestra: “Si discutano modifiche dopo il referendum” – Il centrodestra ha scelto di presentare una mozione unitaria per chiedere che le modifiche all’Italicum si discutano dopo la consultazione sulla legge Boschi. Il testo è stato firmato da tutti i capigruppo del centrodestra, Fi, Lega e Fdi. “Quella di Renzi è un trappola cerca di distogliere l’attenzione dal referendum”, ha detto il capogruppo della Lega a Montecitorio Massimiliano Fedriga.
Proposta M5s: “Ritorno al proporzionale. E’ da prima repubblica? Il Paese diventò grande” – “Torniamo alla Prima Repubblica? E allora? Io non la rimpiango, ma dopo la guerra il nostro Paese è diventato uno dei Paesi più grandi del mondo. Con questa Costituzione e con il proporzionale”. Così, in un’intervista al Corriere della Sera, il presidente del gruppo dei 5 Stelle alla Camera Andrea Cecconi, uno dei sette firmatari del ‘Democratellum’ che propone un ritorno al proporzionale con preferenze. L’assenza di stabilità “non ci ha impedito di diventare grandissimi. Non è che il Paese ne abbia poi risentito granché se cascava un governo ogni sei mesi”, dice Cecconi, secondo cui “non sta né in cielo né in terra dire che con l’Italicum sarà garantita la stabilità dei governi. Questa legislatura ha il più alto tasso di voltagabbana della storia. Se 30 o 40 cambiano partito e formano un gruppo, dov’è la stabilità? E poi il declino vero – prosegue – è cominciato con la Seconda Repubblica, con il Porcellum, quando è nato il mito dell’uomo solo al comando: prima Berlusconi, poi Renzi”.
Sinistra Italiana al governo: “Con la vostra mozione avete detto un ciaone al confronto” – Sul piede di guerra Sinistra Italiana, autrice originaria della prima mozione sul tema: “Con la vostra mozione”, ha detto il capogruppo di Si Arturo Scotto, “avete detto un ‘ciaone’ al confronto serio e proficuo in Parlamento. Non ci resta che aspettare il responso delle urne referendarie”. Scotto ha confermato quanto sostenuto nella mozione, e cioè che l’Italicum ha “vizi di incostituzionalità palese“, specie nel meccanismo di assegnazione del premio di maggioranza.