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Parlamento europeo è democrazia. Soprattutto se si guarda all’Italia

Ieri il Parlamento europeo ha compiuto quarant’anni. Elezione diretta diretta dei deputati, video streaming delle sedute, testi votati e risultati dei voti online. Questa è la risposta all’euroscetticismo.

Il 20 settembre del 1976, i rappresentanti dei nove Stati membri che all’epoca componevano la Comunità economica europea – Italia, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Lussemburgo, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito, Irlanda e Danimarca – sottoscrissero a Bruxelles l’atto di nascita del parlamento eletto direttamente dai cittadini. A un italiano, Altiero Spinelli, è dedicato il suo edificio principale.

Mentre in Italia ci si azzanna quotidianamente per cambiare la legge elettorale – che poi non va mai bene – in Europa le elezioni sono semplici: proporzionale con preferenze e alcune incompatibilità con cariche politiche a livello nazionale e locale. Mentre in Italia ci sono voluti i grillini a portare le telecamere nelle stanze buie del potere, al Parlamento europeo è (quasi) tutto in video streaming: tutte le riunioni delle commissioni parlamentari, le sessioni plenarie e le votazioni. Mentre ottenere un documento da un Ministero italiano è una faticaccia, dal sito del Parlamento europeo si possono scaricare tutti i testi pre-voto, i vari emendamenti, i risultati dei voti – compresi quelli nominali quando presenti – e i testi risultanti dalle votazioni.

Questo vuol dire che l’Europarlamento è l’istituzione perfetta? Assolutamente no. Sprechi, corruzione e nullafacenti inquinano anche questa realtà così come tutte le istituzioni, organizzazioni, associazioni, chiese e circoli della domenica del mondo. Ma di fronte ad altre realtà italiche ed internazionali, la situazione è piuttosto rosea.

Tuttavia il parlamento condivide con le altre istituzioni europee la stessa disaffezione popolare crescente nei confronti di un’Unione europea vista come lontana, fredda e inefficiente. Eppure proprio il Parlamento europeo potrebbe costituire la chiave per permettere ai cittadini europei di riappropriarsi di quello che è loro di diritto: l’Europa. Prima di tutto perché è direttamente scelto dai cittadini – che spesso purtroppo ci mandano le persone sbagliate – secondo perché rappresenta gli interessi globali di tutti gli europei – non a caso i suoi gruppi politici sono composti da partiti provenienti da tutti i 28 Paesi membri – e terzo perché delle istituzioni europee è sicuramente la più trasparente. Non è un caso se il reale potere del Parlamento europeo è imbrigliato da un complesso sistema legislativo deciso in gran parte dai governi nazionali in sede di Consiglio europeo e dalla Commissione europea – i cui commissari sono proposti dai governi e solo successivamente approvati dal Parlamento. L’Ue è fatta da istituzioni diverse che lavorano in modo diverso e che andrebbero spiegate e raccontate in modo diverso da quanto viene fatto oggi.

Ecco che il cittadino offeso, deluso, insoddisfatto o arrabbiato nei confronti di questa Unione europea invece che rifugiarsi nell’euroscetticimo e nel miope desiderio di distruggere l’intero progetto comunitario, dovrebbe guardare al Parlamento europeo, l’unico luogo in cui la sua voce può essere ascoltata, e in questa sede esigere che venga ascoltata ancora di più, per riprendere il controllo di questa costruzione politica che non appartiene né ai governi né alle grandi banche, ma ai suoi cittadini. Altiero Spinelli, uno dei padri fondatori dell’Europa, questo lo aveva capito molto bene.

@AlessioPisano
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