L'azienda era stata denunciata dall’Associazione Stampa Romana su richiesta del sindacato interno della televisione pubblica, l’Usigrai. Il pronunciamento dei giudici riguarda il mancato rispetto dell’articolo 6 (poteri del direttore) e del 34 (poteri del cdr) del contratto nazionale di lavoro. Intanto lo share di Politics, che la direttrice di Rai3 Daria Bignardi ha voluto al posto di Ballarò, continua a calare: la terza puntata si è fermata al 2,9%
Dopo la censura dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) sulla nomina di 11 dirigenti Rai, per la tv pubblica arriva anche una doccia gelata dal Tribunale del lavoro. Che ha condannato l’azienda per comportamento antisindacale in relazione al metodo con cui è stato assunto Gianluca Semprini, oggi conduttore di Politics, il programma di approfondimento politico che ha preso il posto di Ballarò su Rai3. La Rai era stata denunciata al Tribunale Civile, sezione Lavoro, di Roma dall’Associazione Stampa Romana, su richiesta del sindacato interno della televisione pubblica – l’Usigrai – insieme all’Fnsi. La decisione dei giudici è legata al mancato rispetto degli articoli 6 (poteri del direttore) e 34 (poteri del cdr) del contratto nazionale di lavoro. In sostanza mancherebbe la proposta del direttore di Rainews Antonio Di Bella e di conseguenza non sarebbero corrette le comunicazioni al comitato di redazione, l’organo sindacale dei giornalisti.
L’esposto Usigrai contestava sia la procedura adottata dal direttore generale Antonio Campo Dall’Orto – nomine dirette e nessun job posting interno per sollecitare candidature per le posizioni vacanti – sia il superamento del limite del 5 per cento fissato per i dirigenti esterni. Il tribunale ha ritenuto legittimo il ricorso alla normale procedura selettiva, osservando che “alcuna censura può muoversi alla Rai in ordine alla scelta di non promuovere un job posting per il ruolo di conduttore televisivo”. La condanna è arrivata al contrario per il mancato rispetto delle regole in materia di informativa al sindacato.
Campo Dall’Orto ha chiamato da fuori 21 persone su un totale di 522. Alcuni sono stati assunti a tempo indeterminato, altri con incarichi fiduciari. Tra le assunzioni a tempo indeterminato c’è appunto quella di Semprini, chiamato in Rai da SkyTg24 per volere della direttrice di Rai3 Daria Bignardi. Lui stesso ha spiegato di aver posto come condizione per il passaggio a viale Mazzini “la stabilità del contratto” e non lo stipendio, pari a 150mila euro lordi l’anno. Relativamente poco rispetto a quelli dei 94 dirigenti con buste paga oltre i 200mila euro. “Altro che trasparenza. In Rai tornano le chiamate dirette – aveva commentato l’esecutivo Usigrai – E i vincitori della selezione pubblica? Possono aspettare”.
Sul fronte politico, l’oggetto del contendere è stato la sostituzione del programma di Massimo Giannini – ritenuto troppo antirenziano dal deputato Pd e segretario della commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi – con un talk che ha esordito male a livello di ascolti e deluso le aspettative. Bignardi, che aveva spiegato la decisione sostenendo che “Giannini è un giornalista di carta stampata e non è adatto per condurre un programma” mentre “Semprini è un volto nuovo e un nuovo grande protagonista della tv che noi lanciamo”, aveva detto di puntare a uno share del 4%. Meno del 6-7% di Giannini. Ma le performance di Politics, dopo una prima puntata che ha totalizzato il 5,5%, sono andate via via peggiorando: la seconda si è fermata al 3,5% e il terzo appuntamento, martedì 20 settembre, al 2,9.
“La condanna alla Rai per comportamento antisindacale in relazione all’assunzione di Gianluca Semprini rappresenta una pagina nera per il Cda con il più alto tasso di giornalisti nella storia del servizio pubblico”, ha commentato Anzaldi su Facebook. “Già tre mesi fa quando furono annunciate l’assunzione dall’esterno del nuovo conduttore del martedì di Raitre e le modalità di contrattualizzazione, furono espressi forti dubbi e interrogativi. Bastava ascoltarli, aggiustare il tiro ed evitare l’ennesima figuraccia all’azienda, che peraltro sta portando i risultati che vediamo. Invece la dirigenza va avanti gaffe dopo gaffe. A pagare sono i contribuenti, che finanziano la Rai con il canone”.