Ultimo intervento del presidente Usa all'Assemblea generale: "Crisi epica, non possiamo voltare le spalle". Gli Stati uniti apriranno le frontiere a 110mila profughi, contro gli 85mila dell'anno scorso. Renzi: "Nel Mediterraneo l'Europa fa troppo poco"
Cinquanta Paesi del mondo si impegnano ad accogliere 360mila dei 21 milioni di rifugiati in fuga da conflitti. Sono i partecipanti al “leader’s summit” sui migranti voluto da Barack Obama a margine dei lavori dell’Assemblea Generale dell’Onu. Ad annunciarlo è stato proprio il presidente Usa. “Stiamo fronteggiando una crisi di proporzioni epiche, non possiamo voltare le spalle o guardare dall’altra parte, chiudere le porte a queste famiglie significherebbe tradire i nostri più profondi valori”, ha affermato Obama.
I Paesi si sono impegnati a raddoppiare i numeri dei rifugiati accolti, ha detto ancora Obama che per gli Stati Uniti ha annunciato che il prossimo anno fiscale, che inizia il primo ottobre, verranno fatti entrare nel Paese 110mila rifugiati, rispetto agli 85mila dell’anno che si sta concludendo.
Per Obama è stato l’ultimo discorso all’Onu, in attesa che l’8 novembre gli elettori scelgano il suo successore. “Sono davanti a voi per l’ultima volta”, ha detto. “Ci sono tante nazioni che stanno facendo la cosa giusta ma molte nazioni, specialmente quelle benedette dalla loro ricchezza e dalla loro posizione geografica, devono fare di più”, ha aggiunto. Non solo per motivi etici ma perché “aiutare chi ha bisogno ci rende più sicuri”.
All’Assemblea è intervenuto anche il presidente del consiglio Matteo Renzi: “Si gioca la sfida della libertà ma troppo poco è stato fatto dall’Ue in quell’area del Mediterraneo”, ha affermato sulla questione migranti. “Veniamo dal Mar Mediterraneo, quel Mare Nostrum dove oggi migliaia di persone cercano rifugio dovremo farci sempre più carico di quell’area del mondo. Ci sono stati passi avanti in Libia ma ancora tanto c’è da fare”.
Renzi è tornato a parlare di Europa, dopo le recenti polemiche contro il duo Merkel-Hollande: “Il 27 marzo 2017 ci sarà l’appuntamento dei sessant’anni della firma dei trattati europei. Bisogna che l’Europa non sia una rievocazione storica, ma un nuovo capitolo di ideali con più sogni e visione che va scritto, non solo un ‘day by day’ stancante e e ripetitivo di regole burocratiche”.