Lottizzazione abusiva e realizzazione di opere prive di autorizzazione in una zona sottoposta a vincoli ambientali e paesaggistici: sono le accuse contro Flora Beneduce, che nel 2014 fu delegata a rappresentare la Regione Campania durante la spettacolare demolizione dell’ecomostro di Alimuri
A Vico Equense (Napoli) è in atto una curiosa legge del contrappasso. La consigliera regionale campana di Forza Italia Flora Beneduce, alla quale da poche ore hanno sequestrato il resort “Sireneo” presso la Marina di Seiano con l’accusa di lottizzazione abusiva e realizzazione di opere prive di autorizzazione, in una zona sottoposta a vincoli ambientali e paesaggistici, è la consigliera che nel 2014 fu delegata a rappresentare la Regione Campania durante la spettacolare demolizione dell’ecomostro di Alimuri. Nello stesso Comune ed a meno di un chilometro dal suo albergo. In quell’occasione la signora Beneduce si lasciò andare a una retorica che ora fa a cazzotti con il provvedimento giudiziario appena subìto: “Questo giorno dovrà essere impresso nella coscienza collettiva come un monito: mai più deturpare la nostra terra con l’edificazione di strutture che sottraggono bellezza al paesaggio e vita alle specie animali e vegetali che lo popolano. Evitiamo sprechi. Evitiamo abusi edilizi”.
E’ presto per emettere sentenze di colpevolezza e la difesa della signora Beneduce sostiene che le carte sono a posto e la verità verrà a galla, ma la storia è singolare. Antiabusivista a parole, indagata di abusivismo nei fatti. Insieme al marito, un nome che è la storia della Dc campana della Prima Repubblica: Armando De Rosa, ex assessore regionale degli anni ’80 in procinto di diventare Presidente se un accidente giudiziario – un arresto nel 1987 con una valigetta contenente 80 milioni di lire – non ne avesse bruscamente fermato la corsa (il processo si concluse il 1998 con la prescrizione). Lei è medico e dirigente ospedaliero, lui un politico di razza. Quando lui si è fatto da parte, lei ne ha raccolto il testimone. E le preferenze. I due, come è naturale, hanno in comune qualche affare.
A cominciare dal “Sireneo”, un resort con un enorme giardino a picco sul mare e vista mozzafiato sul golfo di Napoli. Siamo in costiera sorrentina, qui ogni mattone vale oro. E i carabinieri della compagnia di Sorrento, agli ordini del capitano Marco La Rovere, fanno gli straordinari per correre appresso a tutte le segnalazioni di abusivismo. All’inizio del 2015 la Procura di Torre Annunziata diretta da Alessandro Pennasilico ordina l’operazione ‘Alto Impatto’. I militari setacciano la costiera ed eseguono controlli su controlli. Uno di questi riguarda il Sireneo, fresco di costruzione. Viene contestata l’assenza di permessi, parte una informativa di reato che finisce sulla scrivania del pm Mariangela Magariello. Il magistrato incarica un consulente di produrre una relazione sulla storia dell’immobile, mentre i carabinieri si recano in Municipio ad acquisire la documentazione della pratica edilizia. Il pm incrocia i dati e si convince che il resort va sequestrato, ed il Gip Antonello Anzalone gli dà ragione e firma il decreto. Poche ore fa i carabinieri hanno apposto i sigilli. E i clienti sono stati gentilmente invitati a sgomberare la struttura.
Per parte sua la consigliera ha affidato la reazione a un comunicato: “Tengo a precisare che parliamo di una vicenda che si trascina da anni – si legge – che riguarda un immobile del quale non sono neppure proprietaria e che attiene ad investimenti di valorizzazione di una struttura ricettiva in un’area a forte vocazione turistica, non certo di una industria inquinante”. “Interventi – rimarca la Consigliera regionale – che riteniamo aver attivato nel rispetto delle norme e sui quali, ad ogni puntale rilievo, ci siamo immediatamente attivati per fare chiarezza sulla loro legittimità”.