Giusto scandalizzarsi per le parole di Flavio Briatore ma facciamolo innanzitutto per quel che noi stessi abbiamo fatto.

Il Salento è terra di grosse contraddizioni, dove, accanto a tanta disarmante bellezza, solo girando lo sguardo, non è insolito vedere qualche inquietante bruttura. A volte troppo orgogliosi di sole, mare e vento chiudiamo gli occhi sui casi in cui abbiamo ‘cementificato’, deturpato, ‘abusato’, sfruttato senza criterio e rispetto per l’ambiente (mentre altrove ogni campagna pubblica è un ben curato giardino privato) oppure lasciato incompiute opere che non si sa come e perché siano state iniziate e, peggio ancora, come mai non siano state terminate. Speculazioni grandi e piccole (un cibo ‘popolare’ come la frisella al pomodoro in alcuni posti raggiunge prezzi assurdi che stupiscono autoctoni e suppongo non incoraggino nemmeno i turisti) ci tengono ancora lontani dal salto di qualità, perché non siamo ancora usciti da una mentalità dell’improvvisazione e del pressapochismo, mentre in altri posti riescono a essere ‘professionisti’ e ‘professionali’ anche nello spazzare tempestivamente le strade dopo un evento di piazza.

Viaggiando lungo le strade, dove un cimitero di cani e gatti ai bordi delle stesse può farci intuire che il rispetto dei limiti di velocità e delle regole spesso è un optional, la bellezza di una natura aspra e selvaggia è a volte interrotta, come un pugno nello stomaco, da quei cumuli di pattume e rifiuti ingombranti che sembrano quasi moderne installazioni da tanto sono fantasiosi gli accostamenti tra materassi, tv, lavandini e altro arredo casalingo, insieme a sacchetti di ogni tipo e misura e, con un po’ di fortuna, a qualche ondulina di amianto non correttamente smaltita.

Ho fatto dei meravigliosi bagni nel mare di Castro, bandiera blu, mare meravigliosamente blu, molte discese al mare ancora libere, porticciolo di cemento impattante con l’ambiente il giusto e cicche di sigarette incastrate in ogni buco possibile lungo il percorso per conquistare le acque.

Sono stata a Porto Miggiano, quel che resta di quello che fu, e quello che fu lo si può vedere in un tristemente ‘profetico’ spezzone di un film del 1974 di Alberto Lattuada, Le farò da padre, visibile su Youtube. Oggi è una baia ancora meravigliosa e pericolante sormontata da una struttura fortemente impattante, con una torre poco distante dove lo sguardo spaziava a perdita d’occhio, ora diventata un enorme parcheggio libero.

Questa è una faccia del Salento, fatta di piccole grandi incurie e inciviltà da un lato (di noi indigeni e forse anche di qualche turista), investimenti e scelte politiche e imprenditoriali assurde dall’altro. Non è l’unica però, per fortuna e qui possiamo cominciare finalmente a scandalizzarci per le parole di Flavio Briatore.

Ora lui viene a dirci che gli alberghetti e le masserie e le ville non portano turismo ricco, sottolineando l’importanza di importare dei brand che richiamino la gente che ha tanti soldi, ma a questo proposito vorrei ricordare che il Salento è stato in grado di creare ed esportare anche un suo brand, cioè quello de La Notte della Taranta. Briatore dice che il turista danaroso, dopo due giorni, si è già ‘rotto’ dei musei e della cultura, idem se non arriva in poco tempo dall’aeroporto al luogo di villeggiatura. Io dico che se vieni in Salento devi anche saper apprezzare quello che lui trova arretrato: le distanze, i viaggi lenti, i collegamenti non sempre facili.

Madonna è stata a Borgo Egnazia, eletto miglior albergo del mondo, ma non ha esitato a visitare, rimanendone estasiata, l’abbazia di Santa Maria di Cerrate (la guida che l’ha accompagnata mi ha descritto una persona molto curiosa che faceva domande e ascoltava con attenzione), Lecce e il suo barocco. Molti vip e personaggi famosi scelgono il Salento per investire, acquistando (e ristrutturando meravigliosamente) case e masserie, altri scelgono questa meta per i loro sontuosi matrimoni e poi ci sono tanti turisti ‘normali’ che amano il Salento per quello che è (ho parlato con tanta gente comune assolutamente entusiasta di quel che ha trovato).

Forse eravamo impreparati a questo ‘assalto’ ma non per questo dobbiamo favorire solo la macro-imprenditorialità a scapito di quelle masserie (spesso di lusso!) che sono la nostra fantastica peculiarità.

Auspico che, non due o tre imprenditori, ma tutto il Salento possa trarre vantaggio e lavoro dalla ricchezza del turismo e che questo non annienti il bene più prezioso che abbiamo: la bellezza.

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