Quello di Asha Phillips è davvero un libro indispensabile che non dovrebbe mancare nelle case degli italiani. Questo lo sa bene mamma Virginia Raggi, sindaca di Roma, che non ha avuto esitazioni ad usare un “No” importante e strategico per il futuro della sua città.
Ci sono dei “No” che aiutano a crescere. Quello della Raggi sulle Olimpiadi è uno di quelli. “No” al futuro una tantum fondato sull’episodicità di un grande evento momentaneo che non determina fenomeni economici strutturali e vantaggi socio economici. “No” al paese dei balocchi, con fuochi, ed effetti speciali che si accendono e si concludono in una notte lasciando strascichi in termini di debiti e fornitori da pagare.
Roma, capitale dell’Italia, non può permettersi di invitare a cena il mondo e soprattutto non ha bisogno di effetti speciali per ribadire la sua bellezza, la sua importanza planetaria, insomma il suo protagonismo. Non può permettersi di consumare inutilmente suolo per lasciare ai suoi figli vuoti a perdere per il futuro. Non può e non deve permettersi di dopare l’occupazione con la precarietà di un eventuale evento, ma deve concentrarsi nella creazione di occupazione vera e reddito di base garantito, per crescere davvero.
Questo serve ai suoi abitanti: la fiducia nel futuro realizzato con le proprie forze. Malagò e Montezemolo, come il gatto e la volpe suggeriscono di seppellire sotto l’albero delle Olimpiadi ciò che resta a Pinocchio, e mamma Raggi declina: rifiuto l’offerta e vado avanti, come nei pacchi di prima serata. Brava! Gli elettori sono contenti, perché, anche per questo l’hanno votata.
Gli italiani sono contenti, perché hanno così tanti problemi, che di impegnarsi per il 2024, oggi, con i loro risparmi a rischio, le spese per mandare i figli a scuola, il lavoro che manca, le pensioni che traballano, i debiti che incombono, le rate da pagare, i mutui che inchiodano il presente, non ne vogliono proprio sapere. 2024? Figuriamoci.
Oggi che si interrogano sul futuro dei prossimi mesi dopo ogni pioggia che sempre di più diventa devastante nelle città? Con i ponti che si allagano, le strade che si sbriciolano, le code misurate non più a chilometri ma ad ore, i treni senza freni, le scuole coi muri bugiardi, afflitti nei record mondiali di inefficienza, figuriamoci se stanno a pensare al 2024.
Si è visto con Expo, quali grandi vantaggi di rilancio abbiamo avuto. Abbiamo una zona da reinventare, che ci è costata tantissimo, e i trend economici sulla crescita sono bloccati come prima, più di prima. Ci sono i “No” che aiutano a crescere, quelli fondati sul buon senso e che rafforzano il principio di coerenza che ogni genitore deve avere con i propri figli.
Ieri qui in Puglia, mentre andava in onda in streaming il “No” della Raggi, nel sentire Briatore (mr. Lusso) e intervistando Cottarelli (mr. Risparmio), le cose sono apparse subito chiare. Ciò che serve al Paese e soprattutto a Roma, è la reputazione. La bellezza senza reputazione non ha futuro. Oggi, all’Italia serve più il buon senso della cassiera instancabile e gentile che incontri ogni giorno, piuttosto che l’avvenenza della cubista che guardi rotearsi sporadicamente.
A Roma è finita l’era del panem et circenses, si è aperta quella del panem et opus e la sindaca ha dimostrato subito di poter dare lezioni a storici imperatori e palazzinari. Cottarelli, che se non stesse al Fmi, sarebbe un ottimo assessore al Bilancio, ha spiegato che l’imperativo categorico per l’Italia è non fare debiti, “diminuire il debito” e che “alle mancette preferisce piuttosto la patrimoniale, anche se a lui non piace”. Siamo una famiglia che ogni anno spende più di quello che entra. In una famiglia così, servono i “No” per crescere e finalmente qualcuno lo ha capito.