Clean up the world, Puliamo il Mondo. Si ripresenta l’appuntamento mondiale rivolto a tutti gli abitanti della Terra perché si ricordino che il suolo dove vivono bisogna rispettarlo e mantenerlo pulito. E non solo dai rifiuti che lo sommergono, ma anche da una eccessiva e a volte inutile urbanizzazione. Un territorio depredato il nostro che si restringe sempre di più. Si rende necessaria dunque una forte sensibilizzazione in sua difesa. Per questo torna l’appuntamento annuale organizzato da Legambiente che si terrà nei giorni 23, 24,e 25 settembre. Un mondo diverso è possibile. E soprattutto un mondo senza barriere. E noi lo vogliamo. Eccolo dunque il leit motiv di questi tre giorni. Bisogna recuperare i nostri spazi perché siano più sostenibili, puliti e inclusivi.

“Puliamo tutti insieme il mondo dai rifiuti, dall’indifferenza, e dalle barriere fisiche, culturali e mentali, per un’Italia davvero sostenibile, aperta al dialogo e alla partecipazione attiva”, dicono gli organizzatori. Partecipare non è difficile. Servono solo guanti, ramazze e sacchi neri e tanta tanta voglia di cambiare questo mondo che diventa sempre più difficile e ostile.

Hanno dato il loro patrocinio il Ministero dell’Ambiente, il Miur, Upi e Anci. Ma ogni anno si aggiungono nuovi attori. Continuano, infatti, ad aderire tante associazioni a questo evento, nato a Sidney nel 1989 e portato in Italia da Legambiente nel 1993. Tra le tante: Slow Food, Touring Club, l’Erasmus student network, l’Arci, Libera, la Croce Rossa, l’Unione delle Comunità islamiche e tante altre.

E’ la dimostrazione che i consapevoli e i preoccupati dell’assottigliamento del suolo dove viviamo aumentano sempre di più. Mancano ancora però, nonostante tutto, degli indirizzi politici importanti. Per esempio non esiste nessuna regola che detti le linee agli Stati membri e che li indirizzi o li obblighi alla salvaguardia del territorio. Ci hanno provato a emanare una Direttiva nel 2006. Ma si sono impantanati. Anni e anni a discutere, ad aggiungere, a togliere, a sottolineare, a cassare, a mettere veti. Una perfetta tela di Penelope. Otto anni di niente. Perché poi hanno annullato tutto. Non trovando un accordo hanno deciso di non procedere e ritirare il provvedimento. Cose dell’altro mondo. Intanto che discutevano senza trovare la “bussola”, l’erosione e il dissesto idrogeologico non si sono certo fermati.

Che fare quindi? Con Puliamo il Mondo si rinnova la richiesta all’Europa di atti concreti. Deve decidersi a fare qualcosa per la nostra salute. Per la nostra vita. Per il nostro futuro. Ma non basta più. Perché vogliamo anche più sicurezza alimentare. E’ in pericolo la nostra salute, il clima e tutte le forme e gli ecosistemi naturali. Finanche l’economia.

Bisogna organizzarsi e correre ai ripari. In mancanza di una adeguata legislazione, ci confortano molto i recenti dati che arrivano dagli Enti locali. Sono oltre 1500 i comuni cosiddetti “ricicloni” , quelli che hanno raggiunto cioè l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata. Chi ama l’ambiente però non solo lo deve salvaguardare, se possibile lo deve migliorare. Si muovono i Ministeri finalmente. Il Miur con i progetti Pon intende istruire dei formatori che si occupino di educazione ambientale. E il ministero dell’Ambiente sta predisponendo un bando per invitare le città a rendersi più sostenibili, riorganizzando la loro rete infrastrutturale.

Intanto, città, scuole e comuni si stanno organizzando per portare domani, fino a domenica, migliaia di volontari sulle strade. Ci si ritroverà contemporaneamente, infatti, a pulire Scampia a Napoli, Centocelle a Roma, Piazza Gabrio Rosa a Milano, l’Abbazia di Sant’Angelo di Ceglie del Campo a Bari. Insomma, ogni città ha un punto, o più punti di incontro. Basta presentarsi attrezzati e pieni di volontà. Intanto oggi puliamolo questo mondo. Domani però miglioriamolo.

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