Secondo Roberti sono necessari "più interpreti nei tribunali per le indagini sul terrorismo e maggiori controlli sui money transfer da cui passano i finanziamenti alle cellule jihadiste. Servono interpreti affidabili per lingue e dialetti spesso incomprensibili. Questo è un problema serio sia per il numero esiguo che per la loro affidabilità". Il procuratore ha anche auspicato il "potenziamento degli uffici giudiziari che devono esser forniti di tecnologie più sofisticate per le intercettazioni telematiche"
“Dopo gli attentati di Parigi abbiamo ricostruito, seguendo i money transfer, una rete che, partendo da uno degli attentatori di Parigi è finita in Italia. Ci sono indagini in corso”. È il Procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo, Franco Roberti, in audizione alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera a svelare un particolare inedito. Le commissioni hanno avviato un’indagine conoscitiva sicurezza per combattere il terrorismo e preparare il terreno per l’Unione della sicurezza.
“I flussi – ha spiegato Roberti – sono partiti dall’attentatore e sono finiti ad un tizio che stava qui in Italia. Poi da questo tizio sono partiti altri trasferimenti attraverso money transfer verso altri soggetti che stanno in Italia e all’estero. Stiamo ricostruendo la rete che può anche essere un gruppo predisposto a fare atti di terrorismo nel nostro e in altri Paesi. È importante – ha aggiunto il procuratore – avere gli strumenti per intervenire e prevenire. Negli attentati di Parigi e Bruxelles siamo arrivati tardi a ricostruire i flussi finanziari ma ci siamo arrivati”.
Secondo Roberti sono necessari “più interpreti nei tribunali per le indagini sul terrorismo e maggiori controlli sui money transfer da cui passano i finanziamenti alle cellule jihadiste. Servono interpreti affidabili per lingue e dialetti spesso incomprensibili. Questo è un problema serio sia per il numero esiguo che per la loro affidabilità”. Il procuratore ha anche auspicato il “potenziamento degli uffici giudiziari che devono esser forniti di tecnologie più sofisticate per le intercettazioni telematiche”.
Quanto ai money transfer, ha sottolineato, “è opportuno accentuare il controllo. Tutti gli attentati jihadisti, dall’11 settembre a Parigi e Bruxelles, sono stati preceduti da rimesse in denaro verso gli autori degli attentati stessi”. In proposito, il procuratore ha puntato l’indice contro agenzie che hanno filiali in Italia e sede legale in Paesi europei “e che difficilmente fanno segnalazioni di movimenti sospetti: così sfugge una parte di flussi potenzialmente destinati a finanziare attività terroristiche”.
Il problema segnalato dal procuratore è che “alcuni operatori del settore hanno sistematicamente eluso l’obbligo di segnalazione ovvero non possiedono i requisiti autorizzativi previsti dalla normativa vigente quindi una parte dei flussi finanziari potenzialmente destinati a finanziare condotte terroristiche sfugge al controllo e alle indagini”. “Il monitoraggio effettivo dei flussi di denaro attraverso i canali di money transfer potrebbe rivelarsi un utile strumento di prevenzione – ha osservato – prevedendo anche per le società comunitarie che hanno una sola agenzia in Italia l’obbligo di costituire nel nostro paese punti di contatto a cui si può fare riferimento per verificare l’adempimento degli obblighi di segnalazione“.
“Nel lavoro di contrasto al terrorismo internazionale, la figura del procuratore europeo sarebbe fondamentale e importante, perché sarebbe catalizzatore dell’armonizzazione degli ordinamenti, in modo da favorire la cooperazione – prosegue – . Sul tema della prevenzione, ricordo che oggi molto spesso ci troviamo di fronte a comportamenti che non arrivano a poter essere qualificati come reati, ma attestano la pericolosità dei soggetti. Questi – ha aggiunto – non commettono reati, ma possono essere ritenuti pericolosi. Nei confronti di questi soggetti sarebbe possibile l’applicazione di una misura di prevenzione, ma questa disposizione è piuttosto limitativa. Noi cerchiamo di prevenire la condotta criminosa e abbiamo cercato di modificare questa norma”.