Sostengo da anni ormai che il declino dell’Ue è un evento inevitabile poiché programmato, con buona pace di chi continua a sostenere il “più Europa”, o di chi vorrebbe farlo digerire alle masse come un qualcosa che non poteva essere previsto e frutto di insanabili divergenze politiche fra i leader dei paesi europei.

In un mio precedente post spiego perché. In sintesi, la crisi europea è stata affrontata prevalentemente con l’utilizzo di accordi internazionali extra Ue (Mes/Troika, Fiscal Compact, etc.), cioè al di fuori del quadro normativo dell’Unione, determinando di fatto la nascita di una nuova governance europea, con regole e meccanismi di funzionamento differenti, dove da un lato viene sancita la prevalenza degli interessi di mercato in caso di crisi, mentre dall’altro si attribuiscono maggiori poteri politici agli stati più forti (Germania e Francia).

Un esempio lampante del nuovo assetto europeo è certamente il trattato che istituisce il Mes (cioè la Troika), che prevede che il diritto di voto attribuito a ciascun paese partecipante (quelli della zona euro) sia attribuito in quote differenti (Germania e Francia in testa), nonché la perdita del diritto di voto per i paesi che non riescono ad adempiere ai propri impegni finanziari, cioè quelli in difficoltà. Altro che solidarietà.

Se si decide di creare un sistema diverso, evidentemente quello preesistente è destinato a essere declassato, ovvero sostituito. Non possiamo sapere con certezza quando il declino dell’Ue verrà presentato alle masse, ma è certo che tale percorso sia già in atto, e che l’alternativa è in corso di realizzazione, ed è quella predisposta da quel “sistema” che gli anti-Ue stanno tentando di contrastare. Dalla padella alla brace, insomma.

Dopo la Brexit, qualcuno ha lanciato la pietra dell’uscita dell’Italia dalla Ue e del ritorno alla lira. Faranno un uso strumentale del crollo dell’Ue, la daranno in pasto ai popoli europei per dargli l’illusione di una vittoria, di un cambiamento. Dietro l’angolo, invece, un sistema di governance europea molto più aggressivo. Junker sostiene che l’Ue va male, sarebbe più utile che ci dicesse cos’è che sta andando bene.

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