La condanna a cinque mesi per un diverbio che il critico d'arte ha avuto lo scorso maggio con alcuni carabinieri davanti agli ingressi di Expo
“Il mio assistito è un maleducato, forse tra i più maleducati d’Italia, ma non è un violento e se viene portato alla calma, ragiona”. Non è bastata l’appassionata difesa dell’avvocato a salvare Vittorio Sgarbi dalla condanna a cinque mesi di carcere per resistenza a pubblico ufficiale. La decisione del giudice della quarta sezione penale del Tribunale di Milano, Marco Tremolada, arriva al termine del processo che si è svolto con rito abbreviato per un diverbio che il critico d’arte ha avuto lo scorso maggio con alcuni carabinieri davanti agli ingressi di Expo.
Lo stesso giudice ha inflitto 4 mesi Nicola Mascellani, l’autista della macchina sulla quale viaggiava l’ex deputato di Forza Italia ed ex sindaco di Salemi (Trapani). Il pm Elio Ramondini aveva chiesto una condanna per i due rispettivamente a un anno e mezzo e a un anno di reclusione. Sgarbi aveva già risarcito la somma totale di 10mila euro a 4 carabinieri e mille euro per l’Arma ottenendo così l’estinzione del reato di oltraggio.
Il processo nasce da un litigio, avvenuto il 22 maggio 2015, davanti all’ingresso ‘cargo 6’ dell’esposizione universale, quando il critico ferrarese e il suo autista arrivarono in macchina “contromano” e senza l’accredito, in occasione dell’inaugurazione della mostra ‘Il tesoro d’Italia’ curata dallo stesso Sgarbi. L’ex parlamentare avrebbe offeso i militari che si erano avvicinati al varco dell’esposizione da cui i vigilanti della sicurezza privata non volevano lasciarlo passare. Inoltre, secondo l’accusa, a conclusione della lite, l’ex sindaco di Salemi avrebbe anche “istigato” l’autista “a proseguire la marcia forzando volontariamente il blocco“, costringendo un carabiniere ad indietreggiare per non essere investito.
Il difensore Giampaolo Cicconi, nell’udienza di oggi, ha chiesto l’assoluzione sottolineando che Sgarbi, nei giorni precedenti al diverbio, aveva persino provato a instaurare un rapporto di amicizia con gli addetti alla sicurezza, invitandoli ad andare a vedere “i capolavori” della mostra a cui aveva lavorato per due mesi “per fare grande l’Italia”.