È una delle città più belle del mondo, unica.
Non a caso è diventata Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco e Capitale Europea della Cultura 2019.
Ci sono andato con Eleonora per una vacanza romantica. La vista sulla città vecchia (i Sassi) all’alba è qualche cosa che si sposa deliziosamente con sdilinquimenti emozionali… Sublime.
Meraviglioso! E il cibo pure. All’Osteria Pico ho assaggiato i peperoni secchi fritti nell’olio d’oliva vero che sono da arresto immediato!
Cammini per le stradine, in mezzo alle case scavate nel tufo, ed è una specie di massaggio al cervello. Tutto perfetto.
Siccome però volevo vantarmi con Eleonora e sedurla un po’, ho cercato di fare bella figura per via che io Matera l’avevo studiata prima. Così le facevo da Cicerone narrando di neolitico e paleocristiani. Siamo così andati a visitare la ricostruzione di come erano i Sassi una volta e mi sono trovato di fronte alla miseria nera nella quale si viveva lì fino a 60 anni fa, intere famiglie dividevano un’unica grotta buia e angusta con asino, maiale, pecore e galline. Sicuramente meritevole che si racconti la condizione disumana del recente passato. Ma io volevo anche far vedere a Eleonora la genialità della culture matriarcali antichissime. Quindi mi sono avvicinato alle guide, giovani fanciulle avvenenti, chiedendo: “Dove si può vedere il sistema idrico dei sassi con la condensazione dell’acqua?”
Mi hanno guardato tipo “ecco un altro vecchio rincoglionito con le allucinazioni”. Io, siccome di natura sono pedante, ho insistito: “La ricostruzione dei Sassi antichi di Pietro Laureano non si può visitare? Sapete dov’è?”
Nessuna che conoscesse Pietro Laureano… Cavolo! Oibò!!! Ma com’è possibile, penso, senza dirlo. Allora vado alla libreria dell’Arco gestita da persone simpatiche, a vedere se hanno il libro di Laureano su Matera. Ce l’hanno. Lo compro. Le mie quotazioni con Eleonora risalgono.
Mi dicono anche che è un testo molto venduto… Invece la casa/grotta/laboratorio sperimentale, dove Pietro ha abitato per anni studiando i sassi è diventato un bed & breakfast. Non trovo posto lì e vado da un’altra parte. Mi danno a caro prezzo una camera in una grotta. Molto lussuosa e originale. Solo c’è un’umidità pazzesca che combattono con una serie di condizionatori e deumidificatori, la stanza è a 2 gradi sopra lo zero. Quindi mi ammalo spaventosamente, emigro in un hotel regolare. Allettato, tremante, con addirittura 37,3 di febbre, rasento il delirio. Eleonora corre a comprarmi un termometro per soli uomini, di quelli che a 37,4 chiamano direttamente l’autoambulanza. Poi mi fa una foto che mostra il mio stato di coma incontrovertibile, la mette su Fb e sotto ci scrive: Jacopo, 37,3 di febbre. Una torma di femmine si scatena in ironie su di me e moti solidali verso Eleonora. Incasso il ludibrio.
Cerco di spiegare a Eleonora che quella camera assiderante è la prova della mancanza di cultura abitativa paleolitica. Perché i Sassi sono costruiti non per essere umidi ma per condensare l’acqua che sgocciolando lungo le pareti e scorrendo in microcanali scavati nei muri, funge anche da riduttore di umidità (proprio perché l’acqua si condensa non c’è umido!).
La donna che amo assente ma vedo dubbi nei suoi occhi.
Allora, allo scopo di chiarire alcuni particolari costruttivi in rapporto con l’umido telefono a Pietro. Disgraziatamente è nel Sahara. Mi risponde via sms. Quando ritorna finalmente gli posso parlare.
Gli dico che ho rischiato la morte nel Sasso ghiacciato. Mi conferma che il problema del restauro dei Sassi è grande. A partire dai materiali. Nei restauri cercano di bloccare la traspirazione umida della pietra con impermeabilizzanti. Ma è come fermare lo tsunami con una racchetta da tennis. E non bisognerebbe usare cemento ma malte tradizionali, antiche, umidoregolatrici. E poi c’è la questione dei camini di areazione: molti li hanno chiusi e hanno separato le grotte che si susseguivano sempre più in profondità, con pareti e porte. I Sassi alle origini erano sistemi perfetti di raccolta e condensazione dell’acqua, come quelli che ancora troviamo a Sanà nello Yemen (la città della regina di Saba).
La grotta col sistema di aerazione dei camini di ventilazione, le stanze scavate sempre più in profondità, le cisterne, erano un sistema perfetto. La differenza di temperatura tra dentro e fuori era tale, di giorno come di notte, che si formava una fantastica circolazione d’aria che incrementava la condensazione dell’umidità dell’aria, che andava a unirsi con l’umidità che trasudava dalle pareti che della condensazione era l’innesco. E gli umidificatori e i refrigeratori non servivano.
Va beh… Troppo complicato per i moderni…
Comunque l’onore è salvo e il matrimonio pure. E sono addirittura ancora vivo (tempra d’acciaio).
Certo se ci fossero amministratori illuminati potrebbero anche fare un po’ di informazione edilizia…
Ps: Se anche tu sei un pedante erudito a scopo di corteggiamento vedi anche, a proposito dei geniali sistemi di condensazione dell’acqua primitivi, le Foggare del Sahara (Laureano ne ha riscoperte 80 nel Sahara algerino) e gli incredibili puquios a chiocciola di Nazca (o Nasca). Pazzeschi. E non credere a chi dice che erano pozzi o acquedotti. Credi a Laureano: erano mega condensatori sotterranei. Raccontalo alla tua ragazza. Ci fai un figurone!