di Luigi Manfra*
Il Mar Morto sta morendo, ma non è un gioco di parole. Il grande lago salato ai confini tra Israele e Giordania è alimentato unicamente dalle acque del fiume Giordano e da qualche altro corso d’acqua minore. Il Giordano da circa cinquanta anni viene sfruttato per irrigazione su larga scala sottraendo grande parte dell’acqua che da sempre alimenta il lago. Basti pensare che Israele controlla una diga nella parte meridionale del Lago Tiberiade attraverso la quale può regolare il flusso d’acqua in entrata. Attualmente l’acqua che arriva nel Mar Morto è pari a meno di 30 metri cubi al secondo mentre secondo i dati dei primi anni Sessanta la portata del Giordano era stimata attorno ai 1.300 metri cubi. Ecco il motivo per cui il livello del lago salato è sceso di 27 metri in circa 35 anni, ad un ritmo medio di poco meno di un metro all’anno.
L’estensione complessiva del Mar Morto è di oltre 1000 kmq, lungo circa 75 chilometri e largo 15. Fino a circa trenta anni fa si componeva di due bacini comunicanti e uniti tra di loro. Oggi, in seguito alla continua evaporazione e al minore contributo idrico dovuto alla variazione del corso del Giordano, il bacino meridionale si è quasi completamente prosciugato, lasciando al posto dell’acqua una vasta distesa di sale. La salinità media delle acque raggiunge il 33.7%, valore elevatissimo se lo confrontiamo con il Mar Rosso che ha una salinità media del 3.8%.
Per salvare il lago, nel 2013 Israele, Giordania e Autorità palestinese hanno presentato un progetto per collegare il bacino al Mar Rosso che prevede: una condotta formata da un gruppo di sei diverse tubature che va dalla costa orientale del Golfo di Aqaba al Mar Morto, un impianto di desalinizzazione per ottenere acqua dolce da destinare alle popolazioni limitrofe e una centrale per produrre l’elettricità necessaria a far funzionare la struttura e a coprirne almeno parzialmente i costi.
La gara è stata ufficialmente annunciata dal ministro dell’Interno di Israele, Silvan Shalom, e da quello delle risorse idriche della Giordania, Hazim Nasser. Serviranno oltre 4 anni per completare questo canale di 180 km che sarà in grado di trasportare lungo la Valle di Arava, in territorio giordano, acqua che defluirà naturalmente, grazie alla pendenza, dal Mar Rosso verso nord nel Mar Morto il quale si trova a 427 metri sotto il livello del mare. Il Ministero dell’acqua e dell’irrigazione giordano ha ricevuto nei primi mesi del 2016 i documenti per la prequalificazione della gara di appalto da 17 aziende internazionali, mentre l’inizio dei lavori dovrebbero avere inizio nel primo semestre 2017. Il progetto prevede che ogni anno verranno pompati circa 200 milioni di metri cubi di acqua dal Mar Rosso. Di questi una parte sarà incanalato nel grande impianto di desalinizzazione nella città giordana di Aqaba che produrrà acqua potabile. Israele ne riceverà 30-50 milioni di metri cubi, mentre la Giordania ne utilizzerà 30 milioni per le proprie aree meridionali. Cento milioni di metri cubi del sottoprodotto altamente salino dell’impianto saranno convogliati verso il Mar Morto per ricostituire il livello del grande lago salato. Nell’ambito dello stesso accordo, Israele pomperà 50 milioni di metri cubi di acqua destinati alle regioni settentrionali della Giordania e 30 milioni per gli abitanti della Cisgiordania governati dall’Autorità Palestinese.
Le critiche ambientali che da più parti sono state avanzate alla realizzazione del canale affermano che mischiare l’acqua del Mar Rosso, ricca di solfato, con la soluzione salata ricca di calcio del Mar Morto, potrebbe far diventare il lago salato di un colore bianco gesso e alterare la concentrazione di calcio e magnesio e bromo, preziosi per curare allergie e infezioni delle vie respiratorie.
Un’alternativa al progetto esiste ma dipende interamente da Israele. Nel 2016 i consumi idrici del paese sono stati pari a 1.4 miliardi di metri cubi d’acqua di cui 617 milioni provenienti dall’attività di desalinizzazione, 474 dal lago Tiberiade e dalle sorgenti sotterranee, 248 da acqua depurata e 140 da acqua salmastra trattata. Sarebbe sufficiente, quindi incrementare con un nuovo impianto di 100 milioni di metri cubi l’acqua desalinizzata e lasciare che la stessa quantità defluisca dal lago Tiberiade nel Mar Morto. I costi di questa soluzione alternativa sarebbero minori, i danni ecologici al lago salato trascurabili, senza contare che una nuova era di generosità dell’acqua potrebbe contribuire a migliorare i rapporti con i palestinesi e con la Giordania.
* Responsabile progetti economici-ambientali Unimed già docente di politica economica presso l’Università Sapienza di Roma