Dolore cronico, ne soffrono in 13 milioni. “Ma strutture sono inadeguate anche per pregiudizio su cannabis”
Tornerà sabato 1° ottobre in 135 città italiane e europee, “Cento Città contro il Dolore“, la giornata che dal 2009 Fondazione ISAL dedica all’informazione sul dolore cronico e sui trattamenti per contrastarlo disponibili nel nostro Paese, grazie alla legge 38 del 2010, come farmaci a base di cannabinoidi e oppiodi. Gli italiani affetti da dolore cronico sono 13 milioni, di cui malati oncologici e terminali rappresentano solo una piccola parte. La maggioranza di loro, infatti, è affetta da comuni patologie come mal di schiena, emicrania, artrite, nevralgie, e spesso, prima di essere indirizzati verso un presidio di terapia del dolore, soffre inutilmente per anni, rischiando gravi stati depressivi, isolamento sociale e istinti suicidi, oltre ad uno spreco di tempo e denaro in trattamenti non idonei. “La terapia del dolore in Italia rappresenta un’eccellenza legislativa, che prevede in ogni Regione un centro di riferimento ogni 2 milioni di abitanti e un centro di primo accesso in ogni azienda sanitaria”, ha spiegato il prof. William Raffaeli, presidente della Fondazione, durante la presentazione della Giornata, presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”. Tuttavia, l’erogazione dei trattamenti che dovrebbe essere garantita e diffusa sui territori, nella pratica incontra “un’applicazione casuale, con un 40% delle strutture regionali inadeguate“, denuncia Raffaeli, anche a causa del pregiudizio culturale che persiste, sia nei pazienti che nei medici, nei confronti di tali trattamenti. “Ho sottoscritto la proposta di legge Giachetti per la legalizzazione della cannabis perché la società è più evoluta della politica”, ha aggiunto l’on. Maria Amato, membro commissione Affari Sociali alla Camera e medico radiologo, sostenitrice dei farmaci oppiodi nel trattamento della sofferenza acuta. Il progetto di legalizzazione a scopo terapeutico, “con i 1660 emendamenti proposti, rischia di perdersi nei tempi lunghi del dibattito ideologico, mentre sono proprio malati a chiedere un accesso rapido, più semplice e meno costoso ad un trattamento che fa vivere meglio”.