Arrivai col cielo ancora sveglio e vestito, un abito di lunghi strascichi magenta amaranto e cobalto bagnato. Era tardi, ma l’estate appena cominciata risultava permissiva con la luce sulle giornate. Volevo arrivare fino a Kakinada, sul Golfo del Bengala, ma gli spostamenti risultavano lenti, e alla fine mi fermai in una località dal nome destinato alla dimenticanza, qualche chilometro fuori da Ramachandrapuram, e cercai una sistemazione sulla base delle indicazioni stravaganti di un vecchio dalla barba fossile conosciuto sull’autobus. Avrei proseguito il giorno seguente, fretta non ne avevo, non ne ho mai quando viaggio.
Era la prima volta che ne vedevo uno, e che ci dormivo. Danzava nella mia testa il fascino di racconti e letture sparse, immagini sfogliate qua e là fra libri ed enciclopedie dal peso severo e copertine marchiate a oro di quando ero ragazzo. Sapevo che i più affascinanti e pittoreschi si trovano in Persia, dalle architetture ammalianti e ipnotiche.
Mi rapì il cortile, con le sue calcolate penombre generate da palme benevoli, la sua rassicurante ampiezza, il pozzo centrale con l’acqua che vuota in una sorta di bacino circostante, e un silenzio circolare, come di abbraccio, puntellato costantemente dal vociare degli ospiti, ma sempre un poco più in là. Arrivai in camera, dopo aver attraversato una sorta di minuscolo vestibolo, e da una rapida occhiata dedussi che doveva avere forma quadrata esatta, senza finestre, e quindi con poca luce. Il vantaggio era la frescura, in mezzo a quella pozza d’estate che era il madido malloppo del mondo là fuori.
E fu allora che lo vidi: un foglio accartocciato per terra, fra il pavimento e la parete, appena oltre il lato del letto dove avevo deciso di tenere la testa. Mi alzai e lo raccolsi. Era appallottolato e strappato in due punti. Erano tre fogli in realtà, scritti in blu, una grafia minuscola e senza una sola sbavatura. Subito mi parve illeggibile, in realtà non lo era, anche se dovetti faticare a lungo per dedurla. Mi risedetti sul letto e cercai la lampadina a batteria nello zaino. Era spagnolo, la lingua di quelle parole, ma non c’era firma alcuna…
“Torno a casa, dopo tutto questo tempo. Ora so dov’è. Si trova qui, in India, ma ormai non c’è più… E’ morto in questa terra, mio padre. Dopo quasi diciotto mesi da quando se ne andò di casa, scomparso, mentendo per non farsi rintracciare. Non sapevamo nulla di tutta questa storia, o forse qualcuno sapeva e aveva sempre taciuto, fatto finta di nulla, perché viviamo assieme alla nostra vita di tutti giorni come assieme ai nostri segreti più profondi, allo stesso modo. Però adesso comincio a comprendere tutto. Quando partì da Madrid, disse che sarebbe andato a trovare Jilberto a Bordeaux, come faceva quasi ogni anno. Così per qualche tempo nessuno si preoccupò. Ed è da Bordeaux che ho cominciato questo viaggio. Non sapevo che mi avrebbe portato dove voleva lui, e non dove ingenuamente credevo io. Tutte le tracce le aveva disseminate in modo da farsi perdere. Ad ogni persona che sapeva che avremmo raggiunto, aveva raccontato una diversa falsa verità. È stato lunghissimo il viaggio, sono mesi che chiedo, e ascolto, e cerco, e ora sono stanco. Ma in qualche modo, felice. Ora so dov’è, nelle acque del fiume, come aveva richiesto a Jampa.
Come hai fatto? Come hai fatto a ritornare qui per mezzo secolo?… Ho quasi quarantacinque anni e sono solo tre giorni che so di Jampa, che conosco il suo volto, raggrinzito e tenero, sorridente, quasi colore della terra. Sono tre giorni che so di lei, e probabilmente non la rivedrò mai più.
Eppure fu il tuo primo amore, papà…
L’unico? il più grande? quello vero? oppure quello puro? o il più dolce?… Che cosa fu, papà?... So che è una frase ridicola, forse, ma a me avresti potuto dirlo. Ti capisco e non ti capisco. So immaginare l’amore, il suo disordine, la sua illogicità, le nubi dietro le quali nascondiamo i raggi torridi del suo sole, eppure avrei avuto bisogno delle tue parole, per comprenderlo veramente. Ora ci penso, sai? Penso a voi… penso all’amore, immagino il ricordo, immagino quei mesi di allora, di cui mi ha parlato Jampa l’altro giorno, quei pochi mesi che però sono stati la tua vita segreta per sempre, e penso all’assurdità di questa lontananza protratta e alla sua bellezza. Jampa mi ha mostrato le lettere, i due anelli, quello che le regalasti allora, e quello che le portasti una delle sole quattro volte che la raggiungesti in questo folle mezzo secolo di vita dentro la vita. Senza mai farti scoprire, immaginare. O forse sì, chissà…
Ho guardato molto Jampa negli occhi, mi ha parlato dei suoi ottantadue anni, si vedono tutti e sono sereni e inconfondibili sulla cartapesta della sua pelle. Mi ha dato l’impressione del cerchio che si chiude e ricomincia, della vita che si è accettata, ho sentito l’abbraccio che alleggerisce ogni peso. Ho capito, ho sentito che credeva in te, che crede in te…
Non ti devo perdonare, papà… ma lasciare andare, quello sì, lasciare andare… Ora è tempo… ”
Uscii dal caravanserraglio all’alba, dopo aver letto e riletto quei fogli per ore. Fuori la luce, per non abbagliarmi all’improvviso, pennellava soltanto i piani alti e l’orizzonte.
Cristiano Denanni
Fotografo
Viaggi
India, lettere dal caravanserraglio: ‘Ora so dov’è. Mio padre si trova qui’
Arrivai col cielo ancora sveglio e vestito, un abito di lunghi strascichi magenta amaranto e cobalto bagnato. Era tardi, ma l’estate appena cominciata risultava permissiva con la luce sulle giornate. Volevo arrivare fino a Kakinada, sul Golfo del Bengala, ma gli spostamenti risultavano lenti, e alla fine mi fermai in una località dal nome destinato alla dimenticanza, qualche chilometro fuori da Ramachandrapuram, e cercai una sistemazione sulla base delle indicazioni stravaganti di un vecchio dalla barba fossile conosciuto sull’autobus. Avrei proseguito il giorno seguente, fretta non ne avevo, non ne ho mai quando viaggio.
Era la prima volta che ne vedevo uno, e che ci dormivo. Danzava nella mia testa il fascino di racconti e letture sparse, immagini sfogliate qua e là fra libri ed enciclopedie dal peso severo e copertine marchiate a oro di quando ero ragazzo. Sapevo che i più affascinanti e pittoreschi si trovano in Persia, dalle architetture ammalianti e ipnotiche.
Mi rapì il cortile, con le sue calcolate penombre generate da palme benevoli, la sua rassicurante ampiezza, il pozzo centrale con l’acqua che vuota in una sorta di bacino circostante, e un silenzio circolare, come di abbraccio, puntellato costantemente dal vociare degli ospiti, ma sempre un poco più in là. Arrivai in camera, dopo aver attraversato una sorta di minuscolo vestibolo, e da una rapida occhiata dedussi che doveva avere forma quadrata esatta, senza finestre, e quindi con poca luce. Il vantaggio era la frescura, in mezzo a quella pozza d’estate che era il madido malloppo del mondo là fuori.
E fu allora che lo vidi: un foglio accartocciato per terra, fra il pavimento e la parete, appena oltre il lato del letto dove avevo deciso di tenere la testa. Mi alzai e lo raccolsi. Era appallottolato e strappato in due punti. Erano tre fogli in realtà, scritti in blu, una grafia minuscola e senza una sola sbavatura. Subito mi parve illeggibile, in realtà non lo era, anche se dovetti faticare a lungo per dedurla. Mi risedetti sul letto e cercai la lampadina a batteria nello zaino. Era spagnolo, la lingua di quelle parole, ma non c’era firma alcuna…
“Torno a casa, dopo tutto questo tempo. Ora so dov’è. Si trova qui, in India, ma ormai non c’è più… E’ morto in questa terra, mio padre. Dopo quasi diciotto mesi da quando se ne andò di casa, scomparso, mentendo per non farsi rintracciare. Non sapevamo nulla di tutta questa storia, o forse qualcuno sapeva e aveva sempre taciuto, fatto finta di nulla, perché viviamo assieme alla nostra vita di tutti giorni come assieme ai nostri segreti più profondi, allo stesso modo. Però adesso comincio a comprendere tutto. Quando partì da Madrid, disse che sarebbe andato a trovare Jilberto a Bordeaux, come faceva quasi ogni anno. Così per qualche tempo nessuno si preoccupò. Ed è da Bordeaux che ho cominciato questo viaggio. Non sapevo che mi avrebbe portato dove voleva lui, e non dove ingenuamente credevo io. Tutte le tracce le aveva disseminate in modo da farsi perdere. Ad ogni persona che sapeva che avremmo raggiunto, aveva raccontato una diversa falsa verità. È stato lunghissimo il viaggio, sono mesi che chiedo, e ascolto, e cerco, e ora sono stanco. Ma in qualche modo, felice. Ora so dov’è, nelle acque del fiume, come aveva richiesto a Jampa.
Come hai fatto? Come hai fatto a ritornare qui per mezzo secolo?… Ho quasi quarantacinque anni e sono solo tre giorni che so di Jampa, che conosco il suo volto, raggrinzito e tenero, sorridente, quasi colore della terra. Sono tre giorni che so di lei, e probabilmente non la rivedrò mai più.
Eppure fu il tuo primo amore, papà…
L’unico? il più grande? quello vero? oppure quello puro? o il più dolce?… Che cosa fu, papà?... So che è una frase ridicola, forse, ma a me avresti potuto dirlo. Ti capisco e non ti capisco. So immaginare l’amore, il suo disordine, la sua illogicità, le nubi dietro le quali nascondiamo i raggi torridi del suo sole, eppure avrei avuto bisogno delle tue parole, per comprenderlo veramente. Ora ci penso, sai? Penso a voi… penso all’amore, immagino il ricordo, immagino quei mesi di allora, di cui mi ha parlato Jampa l’altro giorno, quei pochi mesi che però sono stati la tua vita segreta per sempre, e penso all’assurdità di questa lontananza protratta e alla sua bellezza. Jampa mi ha mostrato le lettere, i due anelli, quello che le regalasti allora, e quello che le portasti una delle sole quattro volte che la raggiungesti in questo folle mezzo secolo di vita dentro la vita. Senza mai farti scoprire, immaginare. O forse sì, chissà…
Ho guardato molto Jampa negli occhi, mi ha parlato dei suoi ottantadue anni, si vedono tutti e sono sereni e inconfondibili sulla cartapesta della sua pelle. Mi ha dato l’impressione del cerchio che si chiude e ricomincia, della vita che si è accettata, ho sentito l’abbraccio che alleggerisce ogni peso. Ho capito, ho sentito che credeva in te, che crede in te…
Non ti devo perdonare, papà… ma lasciare andare, quello sì, lasciare andare… Ora è tempo… ”
Uscii dal caravanserraglio all’alba, dopo aver letto e riletto quei fogli per ore. Fuori la luce, per non abbagliarmi all’improvviso, pennellava soltanto i piani alti e l’orizzonte.
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".