Il fertility day è l’altra faccia del family day, una sorta di amalgama tra ideologia e sanità malamente mescolato. Con la prima si sottolineano i valori del matrimonio tradizionale e con la seconda quelli delle sue conseguenze naturali, i figli. In sostanza il fertility day è il personale contributo ideologico-sanitario del ministro Lorenzin a una battaglia cattolica, soprattutto, per la difesa di una rigorosa ortodossia sociale che includa alcuni ed escluda altri. Davvero una bella concezione di armonia.

Un contributo quello della Lorenzin certamente non disinteressato se si pensa alle scadenze elettorali e a cosa voglia dire in tali occasioni poter disporre dell’appoggio del mondo cattolico. Ma un contributo, ahi noi, fatto con i piedi, maldestro, scopertamente improvvisato, mal congegnato, mal gestito. Insomma un autogol da ogni punto di vista del quale la prima a dolersene immagino sia proprio la chiesa. Nelle partite di calcio oltre i rigori, non c’è niente di peggio degli autogol.

Il più importante critico del fertility day è stato Renzi che non ha esitato a delegittimare la sua ministra facendole fare una gran brutta figura. Non è la prima volta, ma questa volta il nostro premier l’ha fatta proprio vergognare. Per molto meno qualsiasi politico con un poco di dignità si sarebbe dimesso ma la Lorenzin rientra in quella categoria “chiacchiere e distintivo” che fuori da una poltrona non è niente, per cui è comprensibile che tra la sua coscienza e la politica, si sia arrivati a un dis-onorevole compromesso.

Anche per questo risulta odioso il suo tentativo di scaricare tutte le colpe sul responsabile della comunicazione del ministero della Salute. Un errore secondo me che si aggiunge a errori. Ciò detto vi sono tuttavia due questioni che in tutta la faccenda sono rimaste sullo sfondo.

Una prettamente sanitaria e che riguarda il problema dell’infertilità, questione oggettivamente innegabile. La campagna di advertising era orientata a prevenire il problema che come si sa, a parte i disagi che patiscono chi non riesce ad avere figli, ha ricadute sociali e economiche rilevantissime fino a coinvolgere niente meno che l’equilibrio del sistema pensionistico. Ma se è così perché mai la prevenzione dell’infertilità non è prevista tra i dieci macro-obiettivi del piano nazionale per la prevenzione 2014/2018?

La Danimarca di recente ha fatto una campagna di grande intelligenza mediatica per aumentare le nascite dal titolo ‘Fallo per mamma’ ottenendo un risultato significativo: in un anno si sono avute 1200 nascite in più. In tale campagna l’infertilità biologica e l’infertilità sociale sono state giustamente unificate in una unica questione “politica” per cui la campagna era solo un pezzetto di una strategia di prevenzione e di promozione della fertilità e delle nascite fatta da servizi sanitari pubblici gratuiti, da incentivi fiscali, da servizi sociali per sostenere la maternità, da una rete di asili nidi, e da tante altre cose. Ministra Lorenzin quante nascite in più crede che si avranno dopo la sua semplicistica, banale, controversa e tanto discussa campagna di prevenzione?

La seconda questione è politica e riguarda il governo. La Lorenzin a parte il fertility day è un ministro debole prima di tutti agli occhi del suo governo nel quale non ha alcun potere negoziale. Cioè è un ministro di facciata. Un simulacro. La sanità è interamente nelle mani dell’economia. E’ vero che dal 2009 al ministero della Salute sono state tolte le funzioni di spesa lasciando solo quelle di concertazione ma è innegabile che con la Lorenzin questa concertazione non esiste. Renzi a parte non farsi scrupolo di dileggiarla pubblicamente, ha ridotto a carta straccia le intese fatte dalla Lorenzin con le Regioni e ogni anno la smentisce sulla quantificazione del fondo sanitario nazionale. Insomma per Renzi la Lorenzin non è un problema come avrebbe potuto essere ad esempio Donat Cattin o la Bindi e il rischio che si dimetta per qualche umiliazione di troppo non esiste.

Tutto questo avviene nel momento in cui il sistema sanitario pubblico a forza di essere de-finanziato comincia a non tenere più, a perdere pezzi e a creare abbandono sociale. Per cui se per Renzi la Lorenzin non è un problema per gli italiani sì. La sanità pubblica sta morendo piano piano e avrebbe diritto quantomeno a un ministro della Salute capace di contrastare l’agonia del sistema con ben altre politiche che non siano quelle che sono sotto gli occhi di tutti. I problemi economici della sanità interni ed esterni sono innegabili, ma chi ha detto che l’unico modo per affrontarli sia quello distruttivo del governo Renzi avvalendosi di un ministro che non è un ministro?

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