Bisogna ammettere che il boccone era ghiotto: due campagne pubblicitarie demenziali a distanza di pochi giorni, un cocktail micidiale di conformismo e perbenismo conditi con un pizzico di salutismo, razzismo e paternalismo, serviti con abbondante sciatteria. La Rete è stata, nel suo complesso, implacabile, anche se il risultato al quale alcuni hanno puntato con #lorenzindimettiti è stato mancato.
Mentre lentamente cala la piena dell’indignazione, vale la pena riflettere su ciò che ne resterà. Lorenzin è probabile che resti al suo posto, ma non è forse questo il dato più significativo. Il problema vero è che l’Italia resta uno dei peggiori Paesi al mondo per il proibizionismo sulla scienza e sulla salute: droghe proibite dalla cannabis in su, carcere pesante per scienziati che volessero ricercare su embrioni o per medici che volessero aiutare un malato terminale a ottenere l’eutanasia, turismo procreativo che prosegue, sabotaggio dell’aborto attraverso l’obiezione/imposizione di coscienza, nessuna vincolatività sul testamento biologico, e altro ancora.
Il problema è che questa montagna di ostacoli, ritardi e vere e proprie violenze sul corpo dei cittadini esistevano, esistono e, temo, esisteranno a lungo anche dopo Beatrice Lorenzin. Come Associazione Luca Coscioni ce ne occuperemo in occasione del nostro XIII Congresso, che terremo a Napoli dal 30 settembre al 2 ottobre. Mentre il Parlamento continua a traccheggiare persino sulla cannabis e a tener bloccata in Commissione l’eutanasia, noi continuiamo a seguire la strada dell’iniziativa giudiziaria e della disobbedienza civili.
Riconosco che la comunicazione sia importante, e che una campagna pubblicitaria può segnare il regresso più che il progresso di un Paese. Ma le leggi e le politiche non sono meno importanti. Speriamo che sia avanzata “un’anticchia” di indignazione anche per quelle.