Eppur si muove. Gli scienziati della Nasa hanno compiuto un altro piccolo passo avanti nella ricerca di forme di vita aliena microbica nel Sistema solare. Protagonista un mondo che, secondo gli astrobiologi, è uno dei migliori candidati a incubare la vita al di fuori della Terra. La superficie di Europa, una delle quattro lune medicee di Giove osservate da Galileo più di quattro secoli fa, è scossa da violente eruzioni di vapore acqueo. Strani pennacchi si spingono in alto fino a 200 chilometri di quota, pescando sotto la crosta ghiacciata del satellite, dove si nasconde un oceano sommerso (un video della Nasa ricostruisce l’attività su Europa). Ad annunciarlo è la Nasa che in una conferenza stampa ha illustrato i risultati dell’ultima campagna osservativa del telescopio spaziale Hubble su Europa. I dati saranno pubblicati nei prossimi giorni sulla rivista The Astrophysical Journal.
La conferma definitiva dell’esistenza di questi sbuffi d’acqua non c’è ancora, ma le osservazioni rese pubbliche stasera fanno ben sperare gli scienziati, nonostante la loro prudenza. Si tratta di immagini che mostrano, in particolare, alcune formazioni simili a dita affusolate, catturate dai sofisticati occhi di Hubble durante il transito di Europa di fronte al suo ingombrante vicino, Giove. E che sono state scattate con un altro scopo, come spesso accade nella scienza: dimostrare l’esistenza di un’atmosfera, seppur tenue, sul satellite gioviano. “Una sorprendente prova di attività”, l’aveva definita la Nasa nei giorni scorsi, creando un po’ di suspense. E scatenando sui social una ridda d’indiscrezioni sulla possibilità che la Nasa avesse davvero trovato le prime tracce dell’esistenza di vita aliena primitiva sulla più grande delle decine di lune di Giove (67, di cui 17 ancora da confermare). Un profluvio di commenti, che aveva spinto la Nasa a uscire un po’ allo scoperto, precisando in un tweet: “Non si tratta di alieni”.
Le osservazioni di Hubble sono iniziate nel 2014 e hanno abbracciato un periodo di 15 mesi, durante i quali sono state effettuate 10 diverse campagne osservative dei transiti di Europa su Giove. Già nel 2012 lo stesso telescopio spaziale della Nasa aveva osservato eruzioni di vapore acqueo su Europa. Una scoperta che allora l’agenzia spaziale Usa aveva definito “tremendamente eccitante”. Ma che non era stato possibile replicare. Fino a stasera. Questo annuncio modifica il modo in cui gli scienziati d’ora in poi guarderanno verso Europa. Adesso, sarà più facile pianificare le prossime campagne osservative ed esplorative del satellite. Non sarà, infatti, necessario perforare la superficie gelata della luna gioviana, per studiare il suo oceano sommerso a caccia di microbi alieni. Una procedura complessa e con risultati incerti. Basterà, invece, studiare i pennacchi di vapore acqueo. “L’oceano di Europa è considerato uno dei luoghi più promettenti e adatti a ospitare la vita di tutto il Sistema solare – sottolinea Geoff Yoder, del Nasa Science mission directorate di Washington – Questi pennacchi, qualora la loro esistenza dovesse essere confermata, potrebbero rappresentare un’altra via per studiare il sottosuolo di Europa, raccogliendone campioni direttamente in superficie”.
Gli esperti della Nasa pensano che Europa ospiti più del doppio della quantità d’acqua presente sulla Terra. Ma questa preziosa fonte d’informazioni sul satellite gioviano è protetta da uno strato di ghiaccio estremamente duro, il cui spessore è ancora ignoto. Gli scienziati ritengono, inoltre, che l’acqua di Europa sia salata e riscaldata dalle “forze di marea”, generate dall’abbraccio gravitazionale del vicino Giove, che la mantengono allo stato liquido. Ragione in più per ipotizzare che possa ospitare primitive forme di vita.
Se l’esistenza di questi curiosi sbuffi di vapore acqueo su Europa dovesse essere confermata da ulteriori osservazioni, si tratterebbe, sottolineano gli esperti della Nasa, del secondo caso nel Sistema solare. Finora, infatti, formazioni simili erano state individuate solo su Encelado, una delle lune di Saturno, grazie alla sonda Cassini. Una risposta definitiva potrebbe arrivare nell’arco di due anni, quando nel 2018 sarà messo in orbita il successore di Hubble: il James Webb space telescope.
Foto: NASA/ESA/W. Sparks (STScI)/USGS Astrogeology Science Center