Rappresenta il peggio dell'Italia ignorante, incolta, volgare, convinta che una battuta greve sia sempre perdonabile. E invece no, adesso basta. I gay italiani smettano di vivere prigionieri dei cliché, di subire gli effetti a lungo termine di una insopportabile sindrome di Stoccolma infinita e alzino la testa
Come se non bastasse lo schifo che i gay sono costretti a sopportare nella vita di tutti i giorni, ci si mette anche il Grande Fratello Vip a peggiorare la situazione. Tutta colpa di quel campione di buongusto e civiltà che si chiama Clemente Russo, che un paio di giorni fa non ha trovato di meglio da fare, ospite del Centro di recupero per morti di fama di Cinecittà, che sfottere Bosco Cobos, gay dichiarato, per i suoi gusti sessuali. L’elegantissimo lord di Marcianise, che per il suo matrimonio aveva scelto un discreto completo con pelliccia di Dio sa cosa e bastone da passeggio, si è rivolto al giovane spagnolo come segue: “Non mi viene di chiamarti Bosco, sei troppo simpatico. Esiste un nome simpatico a Napoli, è una verdura buonissima. Si chiama ‘friariello’. Ti posso chiamare Friariello? Bosco, il nostro friariello”.
Cobos, che evidentemente non capisce granché delle verdure partenopee, abbozza un mezzo sorriso e incassa. E appena sparisce dalla circolazione, il cuor di leone Russo spiega agli altri compagni di sventura il senso della sua boutade: “Friariello a Napoli vuol dire anche un’altra cosa: fru fru, fragolino, RICCHIUNCELLO. Lui non lo sa. Poi esce da qua e dice ‘Tutti mi chiamano Friariello! Perché?’”. E giù risate, sue e di chi lo ascoltava, senza che qualcuno sentisse il bisogno di mandare a quel paese Russo e di chiedergli conto di una battutaccia omofoba che non avrebbe fatto ridere nessuno nemmeno in un film di Bombolo di 40 anni fa.
L’ignoranza offensiva di Clemente Russo ha ovviamente provocato una certa comprensibile indignazione sui social network, con la richiesta sempre più pressante di provvedimenti durissimi nei suoi confronti. Espulsione dal reality, per intenderci, perché non si capisce per quale misterioso motivo un bestemmione debba essere punito con l’allontanamento e una chiara e gravissima offesa omofoba no. Per alcuni, però, la boutade del pugile campano va perdonata, perché fatta senza malizia, o forse frutto soltanto di una certa impostazione “culturale” di infimo livello del Nostro. E la cosa più grave è che questa tesi innocentista venga soprattutto da commentatori omosessuali, evidentemente vittime di una sindrome di Stoccolma gravissima e incomprensibile.
Del livello culturale di Clemente Russo, francamente non potrebbe fregarci meno. Quello che conta è che il tamarrissimo ragazzotto con le sopracciglia ad ali di gabbiano è protagonista di un reality tv e si rivolge a milioni di persone. Le parole hanno un peso sempre e comunque, anche chiacchierando tra amici, figuriamoci se a pronunciarle è un personaggio pubblico, in televisione, sotto l’occhio implacabile di un centinaio di telecamere sempre accese. Fuori Clemente Russo, dunque, senza se e senza ma. Perché siamo stufi di “perdonare” uscite del genere, di derubricarle a scivoloni involontari, a battute riuscite male. Di omofobia si muore ancora, e la situazione per tanti ragazzi e ragazze omosessuali è già troppo grave perché possiamo sopportare anche il contributo sciagurato di tale Clemente Russo.
E uno scappellotto assestato come si deve lo meriterebbero anche gli altri concorrenti del Grande Fratello Vip che hanno sogghignato stupidamente alle idiozie omofobe del pugile. Perché se è vero che il responsabile principale di quanto accaduto è proprio Russo, è innegabile anche che chi tace, sopporta, o peggio ancora supporta, è complice. Assistere a episodi del genere in televisione nel 2016 è incredibile e insopportabile. È l’ennesima prova che ognuno ha i Vip che merita e l’Italia, in questo senso, è messa male assai. Stasera, nel corso della seconda puntata in diretta del reality di Canale5, probabilmente Ilary Blasi e Alfonso Signorini striglieranno Clemente Russo per quanto accaduto ma difficilmente il pugile verrà espulso. Ecco, qualora Russo dovesse rimanere al proprio posto tra i morti di fama di Cinecittà, dovremmo finalmente fare qualcosa di tangibile e pratico. Smettere di guardare un programma che già è quello che è (una roba senza senso, fuori dal tempo), e che ora si renderebbe complice di omofobia, forse dimenticando che gran parte del pubblico del programma è composto proprio da gay.
Magari Clemente Russo dirà che stava scherzando, che ha “tanti amici friarielli”. Ecco, in quel caso la rabbia dovrebbe addirittura moltiplicarsi esponenzialmente. Perché i gay di amici come Clemente Russo possono tranquillamente farne a meno, perché è il momento di dire basta alle battutine ignoranti e potenzialmente dannosissime, perché se per una bestemmia scatta l’Inquisizione catodica e il malcapitato viene crocifisso in Sala Mensa, lo stesso deve accadere per un insulto omofobo. Perché Clemente Russo rappresenta il peggio dell’Italia ignorante, incolta, volgare, convinta che una battuta greve sia sempre perdonabile. E invece no, adesso basta. I gay italiani smettano di vivere prigionieri dei cliché, di subire gli effetti a lungo termine di una insopportabile sindrome di Stoccolma infinita e alzino la testa. Ne va della loro dignità. Altrove, Clemente Russo sarebbe già a casa a spinzettarsi le sopracciglia, qui rischiamo di ritrovarcelo ancora in tv per chissà quanto tempo. Stasera arriverà il momento della verità: la tv italiana, soprattutto quella nazionalpopolare destinata a un target medio-basso, si mostrerà all’altezza? Speriamo di sì, temiamo di no.