"Si voterà a occhio a metà ottobre" aveva detto Matteo Renzi il 4 maggio, per poi correggersi (per difetto) un mese dopo dallo studio di Virus, su Raidue: "Spero si voti il due ottobre". Tra rinvii e polemiche, invece, il giorno giusto è slittato di due mesi. Cosa potrà succedere nei sessanta giorni che vanno dalla prima ipotesi alla data ormai ufficiale? Di certo ci sarà la presentazione della finanziaria e più tempo per la campagna elettorale
La data finalmente c’è: il 4 dicembre gli italiani andranno alle urne per dire Sì o No alla Riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi. Ed è stato proprio il premier a proporre al Consiglio dei ministri (che ha approvato) la prima domenica dell’ultimo mese dell’anno come giorno del referendum. Affinché sia tutto ufficiale, però, manca ancora la ratifica del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: se non è una formalità poco ci manca. Di assolutamente certo, ad oggi, c’è la fine di un’attesa a tratti snervante e su cui si sono concentrate varie accuse nei confronti dell’esecutivo. In principio, infatti, si parlava dei primi di ottobre come periodo maggiormente plausibile per il voto. “A metà ottobre” aveva detto Matteo Renzi il 4 maggio, per poi correggersi (per difetto) un mese dopo dallo studio di Virus, su Raidue: “Spero si voti il due ottobre”. Tra rinvii e polemiche, invece, il giorno giusto è slittato di due mesi. Cosa potrà succedere nei sessanta giorni che vanno dalla prima ipotesi alla data ormai ufficiale? Di certo ci sarà la presentazione della finanziaria. Non è mistero che Renzi spera di poter contare su dati economici migliori di quelli attuali e, magari, avere la possibilità di varare una legge di bilancio non troppo penalizzante (specie per il Sud) e, in tal modo, guadagnare consensi. In questi due mesi, poi, il premier avrà il tempo necessario per una campagna elettorale a tappeto. E le opposizioni, su questo punto, non le hanno mandate a dire: per tutti – da M5s a Fi, da Fratelli d’Italia alla Lega – il prender tempo del premier coinciderà con un’occupazione mediatica di Renzi. “Ma la sconfitta – è la tesi comune – è solo rimandata”.
RENZI: “LA PARTITA E’ TUTTA QUI, CHI VUOLE CAMBIARE CI DIA UNA MANO”
“Questa Italia deve cambiare, non può rimanere ostaggio dei soliti noti, della solita palude che ha bloccato la crescita dell’ultimo ventennio. Ecco perché il referendum costituzionale (si voterà il 4 dicembre, dalle 7 alle 23) è fondamentale. E il risultato del referendum non dipende tanto da me, ma da tutti voi” ha scritto Matteo Renzi nella E-news. I toni e gli slogan usati dal premier sono i soliti: “La partita è tutta qui. Qui e ora. Chi vuole cambiare, ci dia una mano. Dandoci del tempo, chiamando un po’ di amici, facendo il volontario sulla rete o tra la gente. Oppure costituendo un comitato”. Una sorta di chiamata alle armi, insomma, con il premier che ha spiegato per filo e per segno come rendersi utili. Una specie di tutorial: “Come fare è spiegato su www.bastaunsi.it dove chi vuole può anche dare un piccolo contributo economico, prezioso per la campagna di comunicazione, che abbiamo iniziato a far girare. Ogni sforzo è importante – ha aggiunto – Può persino essere decisivo. La partita è adesso e non tornerà. Non ci sarà un’altra occasione. Sono certo che non la sprecheremo“.
DAL PREMIER ATTACCHI AD AVVERSARI
Dopo aver ricordato quali sono le questioni di merito per cui sono stati chiamati ad esprimersi i cittadini (“quesiti stabiliti dalla Legge, non dal marketing”), il segretario del Pd è passato all’attacco degli avversari e del fronte del No, con riferimenti palesi alla minoranza interna (D’Alema) e al Movimento 5 Stelle: “Vogliamo avere un Paese più stabile e più semplice o vogliamo tornare alle bicamerali D’Alema–Berlusconi o consegnarci a una strana forma di democrazia diretta in cui una srl di Milano controlla la democrazia interna di uno dei più grandi partiti del Paese e si lega ai propri amministratori da contratti privati con tanto di penali da pagare?” è stata la domanda retorica di Renzi. Che, nel frattempo, ha già comunicato data e luogo di apertura della sua campagna elettorale per la vittoria del Sì. Sarà a Firenze, il 29 settembre, alle 21. In un posto che per il renzismo ha un significato non di secondo piano: la prima tappa del tour del premier sarà all’Obihall. Qui, l’8 dicembre 2013, l’allora sindaco di Firenze festeggiò la sua elezione a segretario del Pd dopo aver sconfitto alle primarie Gianni Cuperlo. Scaramanzia? “Il 29 settembre è un giorno molto sentito per tanti di noi – ha spiegato – E non per Lucio Battisti o per i compleanni di Berlusconi e Bersani (auguri a entrambi!), ma perché il 29 settembre di otto anni fa, a Firenze successe una cosa strana. Proprio giovedì 29, otto anni dopo, ci rivedremo per una serata particolare: Al passato grazie, al futuro Sì”. Nel post scriptum della sua E-news, poi, il presidente del Consiglio ha ricordato che “in questa settimana saremo anche a Milano, Verona, Perugia, Genova e Torino”.
DI MAIO: “RENZI ALLONTANA LA PAURA DI ANDARE A CASA”
Intanto ci sono già le prime critiche sulla data scelta dal capo del governo. “Scegliendo il 4 dicembre Renzi non allontana solo la data del referendum, prova ad allontanare la sua paura di andare a casa. Ma quello che è differito non è evitato” ha scritto su Facebook Luigi Di Maio, componente del direttorio Cinque Stelle e vicepresidente della Camera. “E’ grave che Renzi abbia scelto la data del referendum costituzionale senza neanche consultarsi con le opposizioni. Ed è altrettanto grave e vergognoso che abbia negato ai cittadini, per così tanto tempo, la possibilità di esprimersi su un tema così delicato e importante, facendo un’indegna melina” è invece quanto hanno affermato i deputati M5S della commissione Affari costituzionali della Camera.
“Inoltre – hanno aggiunto – se avesse potuto, il Presidente del Consiglio ci avrebbe fatto votare a Natale o, magari, a Capodanno, nella speranza di scoraggiare la maggioranza degli italiani, che è a favore del no, a recarsi presso le urne e nel tentativo di arrivare a mangiarsi il panettone. Renzi sembra uno di quei prestigiatori del gioco delle tre carte che, pur di vincere, sono disposti a tutto, truccando le regole e prendendosi gioco di tutti”.
MELONI: “ORA SI CONOSCE DATA DI SCADENZA DE GOVERNO”. FI: “ORA UNITI PER IL NO”
“Finalmente gli italiani conoscono la data di scadenza di questo governo abusivo: il 4 dicembre si vota per il referendum costituzionale e se vince il no Renzi va a casa” ha invece sottolineato su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Habemus datam! Dal conclave del consiglio dei ministri di oggi, con il classico stile renziano che esclude le opposizioni da qualsiasi decisione, arriva finalmente la data tanto attesa del referendum costituzionale. Adesso che il giorno è fissato, l’imperativo categorico è quello di essere uniti per un no fondamentale per le istituzioni e la democrazia del nostro Paese” ha attaccato invece il presidente dei senatori di Forza Italia, Paolo Romani.
D’ALEMA: “SE VINCE IL NO RENZI NON VA A CASA, MA FORSE DIVENTA MENO ARROGANTE”