Il referendum del Canton Ticino sui frontalieri italiani non avrà conseguenze immediate e la normativa nazionale sui lavoratori stranieri è attualmente all’esame del Parlamento nazionale. Didier Burkhalter, ministro degli Esteri svizzero, ha voluto rassicurare così il suo parigrado italiano Paolo Gentiloni. Che, dopo la vittoria del “Sì” (58%) alla consultazione popolare ticinese, ha ribadito che ogni discriminazione nei confronti dei frontalieri sarebbe un impedimento all’intesa tra Ue e Svizzera. Sono circa 62mila i posti di lavoro occupati da frontalieri in Ticino, ma “nell’immediato non cambia nulla, è stato iscritto un principio costituzionale da concretizzare in una legge” ha confermato il presidente del Consiglio di Stato del Cantone Ticino, Paolo Beltraminelli. Rassicurazioni d’obbligo, che però non hanno smorzato i toni della polemica e i timori nel Nord Italia. Soprattutto quelli della Lombardia, dove il governatore Roberto Maroni parla di “iniziativa dal sapore politico”. Per il segretario del Carroccio, Salvini, “non si perderà un solo posto di lavoro”.
Frontalieri Piemonte: “Non possiamo addossare alla Svizzera le colpe dell’Italia”
La prossima settimana ci sarà un incontro tra Beltraminelli e il presidente lombardo per fare il punto sui lavoratori frontalieri, come annunciato dallo stesso leader leghista. Intanto Antonio Locatelli, responsabile del Coordinamento provinciale dei frontalieri del Verbano Cusio Ossola, ha dichiarato: “Non possiamo addossare alla Svizzera le colpe dello Stato Italiano. Gli svizzeri, dal loro punto di vista, non hanno tutti i torti…”. Sono seimila gli italiani che ogni giorno partono dalla provincia di Verbania, in Piemonte, per recarsi al lavoro oltre frontiera. “Credo che il Ticino abbia avuto anche troppa pazienza, sotto certi aspetti: non con i frontalieri ma con un governo italiano incapace di dialogare con un Cantone che sfama 65mila famiglie italiane altrimenti senza lavoro. Da tempo evidenziamo i problemi della categoria, che sono svariati, a partire dalla fiscalità, per passare alla viabilità e alla previdenza, ma non abbiamo risposte – ha sottolineato Locatelli, anche lui lavoratore frontaliero – sono due anni ad esempio che chiediamo di togliere il blocco sul conto corrente in Svizzera oltre i 50mila franchi di prelievo annuo. Promettono impegno e aiuti che alla fine non arrivano mai”.
Maroni: “Iniziativa politica. Disoccupazione al 3%, nessuna emergenza”
Maroni ha annunciato che la prossima settimana incontrerà il presidente del Canton Ticino Beltraminelli, “per capire che cosa succede e per definire, da parte nostra, le iniziative per garantire la libera circolazione e difendere i diritti dei lavoratori frontalieri lombardi. Sono lavoratori, non immigrati clandestini”. Inoltre ha assicurato che da parte di Beltraminelli c’è stata “massima disponibilità a collaborare”, anche perché “non c’è nessun impatto immediato del referendum”. Il governatore ha escluso che siano a rischio i rapporti con il Canton Ticino, ma ha detto di considerare il referendum “un’iniziativa dal sapore politico”. “Il tasso di disoccupazione in Ticino – ha osservato Maroni – è del 3%. Mi sembra che non ci sia un’emergenza…”.
Zaia: “Capisco i lombardi, ma se non c’è lavoro è perché qualcuno glielo ha rubato”
“Capisco le preoccupazioni dei lombardi perché questo referendum crea loro dei problemi. Ognuno ha il diritto di essere padrone a casa sua, ma se i lombardi non trovano lavoro a casa loro, vuol dire che c’è qualcuno che glielo ha portato via”, questo il commento del governatore leghista del Veneto Luca Zaia.
Salvini: “Non si perderà un solo posto di lavoro”
“Secondo me non si perderà un posto di lavoro perché i nostri frontalieri sono migranti qualificati, cioè non vanno là a due ore e mezzo l’ora ad arrabattarsi, sono infermieri, medici, gente dell’edilizia – dice il segretario della Lega Nord Matteo Salvini – È bello il senso di questo referendum che gli svizzeri dicano, ‘se ho un solo posto di lavoro o una casa, prima viene un cittadino svizzero'”. “Mi sembra un ragionamento di buon senso, lo fanno gli austriaci, gli inglesi, Renzi no – ha concluso – se Renzi andasse a Lugano quindici giorni magari gli servirebbe”. I frontalieri italiani che lavorano in Svizzera “non sono ciabattanti che svendono il loro lavoro per due euro, ma sono fior di professionisti, quindi non vedo grandi rischi” per loro dall’esito del referendum di ieri in Ticino: ha aggiunto a Radio Padania il segretario della Lega che è solito definire “ciabattanti” gli immigrati. Secondo Salvini, “equiparare l’invasione che subiamo in Italia all’immigrazione italiana in Svizzera è folle”. Occorre invece chiedersi “perché la Svizzera vota così” e “perché gli italiani vanno fuori. Vanno fuorperché l’Italia è un Paese inospitale e incivile”.
Lavoratori frontalieri: “Non rubiamo lavoro a nessuno”
“Noi ruberemmo il posto agli svizzeri? Non ho mai visto uno di loro prendere in mano una pala”. Così ha risposto un operaio italiano che lavora per un’impresa svizzera in un cantiere proprio a ridosso del confine italiano. Stamattina le migliaia di frontalieri che quotidianamente varcano il confine sono passati come tutti gli altri giorni. Nessun controllo particolare, nessuna richiesta in più di far vedere i documenti. Dalla parte italiana in tanti non nascondono il loro disappunto. “Una vera schifezza – ha detto in bar un pensionato ex frontaliere – quelli di là ci hanno sempre trattato di m…”. Ma gli italiani che lavorano in Svizzera cercano invece di sdrammatizzare. Come i due operai impegnati nel cantiere sul confine. “Non cambierà nulla – hanno detto – noi facciamo un lavoro che gli svizzeri non vogliono fare, siamo qui da tanti anni, entriamo per lavorare e ce ne andiamo la sera, non abbiamo mai avuto problemi”.