Potrebbe essere davvero il Nazareno 2, il ritorno. Da una parte Matteo Renzi, dall’altra Silvio Berlusconi. In mezzo, di nuovo, Denis Verdini. La prima volta il senatore toscano era ancora il braccio destro dell’ex Cavaliere che doveva risorgere dalle ceneri della decadenza da parlamentare. Ora, invece, è la stampella del governo di intese più o meno larghe, con Alfano e senza Forza Italia. In ogni caso, scrive Repubblica, è lui ancora una volta lo chef: sul piatto le ipotesi di modifica della legge elettorale. Secondo la ricostruzione del quotidiano ci sono 5 opzioni che Verdini vorrebbe mettere sul tavolo per mettere d’accordo il Pd e il centrodestra, compresi i partiti più piccoli come Area Popolare e la stessa Ala (il cui peso elettorale per dire il vero è al momento impercettibile). Il preferito del senatore di Fivizzano sarebbe quello che lui pare chiami “simil-tedesco“. Cioè un proporzionale puro con molti collegi (tra 100 e 150) molto piccoli, ciascuno con 3 seggi in palio. Il resto dei seggi della Camera – una fetta significativa, tra 165 e 315 – sarebbe redistribuito con un sistema proporzionale, con l’unico ostacolo di una soglia di sbarramento al 3 per cento per l’ingresso a Montecitorio (che terrebbe buoni i partitini). Sarebbero previste anche le coalizioni.

In questo sistema c’è tuttavia anche un premio di maggioranza, tuttavia meno impattante di quello previsto dall’Italicum (che dà al partito vincitore il 55 per cento dei seggi della Camera). In questo modo, peraltro, taglierebbe un po’ le ali alle contestazioni e ai rilievi già sollevati per il Porcellum dalla Consulta che aveva ritenuto incostituzionale la “stortura” tra il premio di maggioranza e l’aderenza della rappresentanza. Il sistema “simil-tedesco” colpirebbe al cuore la legge elettorale di Renzi perché eliminerebbe il ballottaggio, cioè l’elemento su cui il presidente-segretario ha puntato tutto per garantire la governabilità, al motto di “la sera delle elezioni sappiamo chi ha vinto”.

L’implicito è che un sistema elettorale di questo tipo svantaggia il Movimento Cinque Stelle perché gli toglie l’arma della sfida finale, nella quale non solo è dato in vantaggio in tutti i sondaggi, ma che è stato il suo cavallo di battaglia in molte sfide elettorali amministrative, da Parma e Livorno fino a Torino e Roma. Tuttavia proprio il Democratellum, depositato in Parlamento dal M5s come proposta di legge, si ispira a un sistema proporzionale, con collegi piccoli e senza ballottaggio.

Resta da capire se Verdini troverà davvero terreno fertile e interlocutori. Da una parte Renzi dovrebbe infatti rinunciare al ballottaggio, simbolo del suo Italicum, e soprattutto convincere il suo partito (del quale non c’è bisogno di ricordare i litigi interni praticamente su tutto). Dall’altra Berlusconi sembra sempre più ai margini della scena politica, per giunta con il problema che il suo partito “rigetta” quello a cui vorrebbe lasciare la leadership di Forza Italia, Stefano Parisi.

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