Alle casse del ministero scrive - il Corriere della Sera - mancano 600 milioni sul miliardo di euro necessari ogni anno per la gestione del sistema di accoglienza. Le cooperative: "Da oltre sei mesi i dipendenti non ricevono lo stipendio, siamo al collasso". Il presidente dell'Anci coordinerà il piano messo a punto dal ministero dell'Interno per distribuire i richiedenti asilo tra i Comuni italiani. Alfano: "Non chiamatelo commissario"
Sarà Piero Fassino a coordinare il piano messo a punto dal ministero dell’Interno per distribuire i richiedenti asilo tra i Comuni italiani. Ma non chiamatelo “commissario“, il ministro Angelino Alfano non vuole. Anche se nei fatti il presidente dell’Anci avrà il compito di far fronte a quella che – nonostante il flusso di migranti verso le coste italiane prosegua incessante da anni – dalle parti del Viminale continuano a considerare come un’emergenza. Di emergenziale in realtà, c’è la mancanza di fondi che rischia di far saltare un sistema che già si regge su un equilibrio che definire precario è un eufemismo: secondo il Corriere della Sera, alle casse del ministero mancano 600 milioni sul miliardo di euro necessario ogni anno per la gestione del sistema di accoglienza. E nelle prossime settimane 20mila migranti potrebbero rimanere fuori dalle strutture di accoglienza perché il ministero non paga le cooperative che li gestiscono.
Alfano presenterà il piano la prossima settimana Matteo Renzi. L’obiettivo: ampliare la platea dei Comuni ospitanti, prevedendo incentivi e sconti per le grandi città che già sopportano il peso maggiore dell’accoglienza. I cardini del programma sono stati discussi il 6 novembre nel corso di un incontro al Viminale tra il ministro e Fassino. L’obiettivo è giungere ad un’equa distribuzione dei richiedenti asilo su tutto il territorio nazionale. In media si pensa di distribuirne 2,5 ogni mille abitanti, differenziando i Comuni in tre classi: fino a 2.000 abitanti, con più di 2.000 abitanti e le città metropolitane. Nel primo caso il massimo dei migranti assegnati è 5; nell’ultimo si scende a 1,5 ogni mille abitanti. E i Comuni che aderiranno volontariamente al Sistema di protezione per richiedenti asilo (Sprar) potranno assumere nuovo personale, superando il blocco attualmente vigente.
Sono 131.974 i migranti sbarcati quest’anno (il 2% in più rispetto allo stesso periodo del 2015), ma il numero che pesa di più sul Viminale è quello delle persone ospitate nel sistema di accoglienza: sono ben 160.030. Le richieste di asilo giunte nel 2016 sono 78mila, contro le 53mila dello scorso anno. I dinieghi sono pari al 58% delle domande. Per gestire una partita così complessa il Governo ha deciso di creare una figura ad hoc. Ma, ha osservato Alfano, “non si tratta di un commissariamento, con Renzi vado d’amore e d’accordo. Nel nostro Paese c’è un frazionamento di competenze che rende necessario il coordinamento”. Quanto alla scelta di Fassino, ha aggiunto, “è un soggetto istituzionale fino ad oggi mio interlocutore come presidente dell’Anci. E’ persona che stimo molto, è stato leale sul tema immigrazione e, finito il mestiere all’Anci, potrebbe fare un lavoro complementare a quello che ciascuno di noi sta facendo”.
Il Piano, per funzionare, ha però bisogno di risorse – nell’ordine di circa 1,1 miliardi di euro l’anno, circa 100 milioni al mese – ed il ministro chiama in causa il ministero dell’Economia, rimasto indietro di sei mesi negli stanziamenti a chi gestisce l’accoglienza. “Occorre – ha spiegato – rimpinguare le risorse per pagare i nostri creditori. Io non sono un centro autonomo di spesa. Paghiamo se arrivano i soldi dal Mef. Quando il Mef darà i soldi pagheremo, se non li dà non posso pagare. Noi siamo un bypass”.
Il problema rimane e l’attuale sistema di accoglienza dei richiedenti asilo scricchiola pericolosamente. La procedura prevede un’attesa di almeno sei mesi dopo la presentazione della domanda, attesa che diventa più lunga se si tratta di nucleo familiare: le norme prevedono che in questo periodo le persone debbano rimanere nei centri. Entro qualche settimana almeno 20mila migranti potrebbero rimanere fuori dalle strutture, scrive il Corriere della Sera: “Non ci sono mai stati ritardi così eclatanti – ha spiegato Giuseppe Guerini, presidente di Confcooperative – e oltre al rischio altissimo non non poter più provvedere all’assistenza, c’è anche un problema legato all’occupazione. Da oltre sei mesi i dipendenti non ricevono lo stipendio, siamo al collasso”.