Giusto un paio d’anni fa, dagli stand dei principali costruttori mondiali, si levava un coro praticamente unanime: “i motori diesel di ultima generazione sono la risposta alle sfide ambientali e di mobilità”. Location (Parigi, Porte de Versailles) e manifestazione (salone dell’auto) sono le stesse che tra poco apriranno i battenti (29 e 20 settembre alla stampa, 1-16 ottobre al pubblico) per l’ennesima kermesse delle quattro ruote. Ma le opinioni, a quanto pare, sono cambiate.

Il tema portante di quest’anno, infatti, non potrebbe essere più lontano dallo “sporco” gasolio: auto verdi, ovvero ibride e soprattutto elettriche, a profusione. Guarda caso quelle che, sempre nell’edizione 2014, venivano definite “non mature” e “marginali”.

La ragione dell’inversione di rotta è da cercare nel cataclisma che sta in mezzo, ovvero il Dieselgate. Che nell’ultimo anno ha fatto male a chi l’ha provocato, ovvero il gruppo Vw, ma anche a chi nei suoi piani prodotto aveva tranquillamente previsto di sfruttare più a lungo i motori a gasolio (che intendiamoci, non spariranno) e si è visto costretto ad accorciare i tempi per paura, più che per convinzione. Puntando su un cavallo, le auto a batteria, che tuttora stenta ad andare al galoppo.

Capita allora che la Renault, giusto per rimanere in ambito francese, valuti che i limiti alle emissioni nel 2020 saranno talmente stringenti (CO2 a 95 grammi/km, come media di flotta) da spingere potenzialmente fuori dal mercato alcuni dei suoi modelli di punta con motore a gasolio (Megane e Clio, ad esempio), e mediti dunque la grande fuga dal diesel come del resto altri costuttori che non lo dicono apertamente.

Ma anche che il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, abbia in animo di bandire il diesel dalla Ville Lumière sempre nel 2020. E che il governo francese sia altrettanto radicale, sospendendo gli incentivi alle ibride (ma quelle plug-in continueranno ad essere sostenute) a partire dal 2017 per concentrare tutte le risorse sulle elettriche pure: 6.300 euro di bonus per il loro acquisto, a cui se ne aggiungono altri 3.700 se si rottama un’auto diesel vecchia di almeno 10 anni. Diecimila euro tondi.

In un clima così, naturale che il salone di Parigi si adegui. I grandi marchi del lusso tedesco lanciano la sfida a Tesla: Mercedes con un crossover a batteria, Audi e Bmw con due concept (rispettivamente un suv e una sportiva). Anche il mainstream si fa sotto, ad esempio, con la Opel Ampera-e, versione europea della Chevrolet Bolt EV. Ma anche con un prototipo elettrico Volkswagen, che da Wolfsburg promettono “rivoluzionario come lo fu il Maggiolino settant’anni fa”. Denominatore comune: superare l’ansia da autonomia, che rimane uno dei grossi limiti alla diffusione delle auto a batteria.

Giusto per fare dei nomi, ci sono poi le ibride già pronte, capitanate dalla Porsche Panamera, e le concept come la Lexus UX. Ma anche nomi noti e “normali” di modelli che si rinnovano, nel lusso e non: Land Rover Discovery, Nissan Micra, Citroen C3, Honda Civic, Kia Rio, Hyundai i30. Tra e novità del gruppo FCA, quelle più accattivanti sono la Ferrari GTC4 L con motore V8, la Maserati Ghibli ristilizzata e l’Alfa Romeo Giulia Veloce con i nuovi 2.0 turbo benzina da 280 Cv e 2.2 diesel da 210 cavalli.

Tra le note stonate, c’è invece l’assenza di diversi marchi importanti: Ford, Volvo, Mazda, Bentley, Lamborghini, Rolls-Royce. Le strategie globali devono fare i conti col portafogli e Parigi, si sa, è città molto cara.

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