L’operazione trasparenza, dopo oltre un anno, la fa Angelino Alfano. Ala, il partitino di Denis Verdini, quasi fondamentale al Senato per far stare tranquillo il governo, “fa parte a tutti gli effetti della maggioranza, solo un alone di ipocrisia fa dire di no”. Il leader del Nuovo Centrodestra, intervistato dal Corriere.it, dà piena cittadinanza ai verdiniani, meglio di quanto ha fatto finora Matteo Renzi. D’altra parte, spiega lo stesso Alfano, “anche Renzi deve pure campare nel suo partito”. Dall’altro lato, secondo il capo del Viminale, dei voti di Ala hanno beneficiato in alcune occasioni anche coloro che a più riprese lo hanno utilizzato come “arma contundente” contro il segretario democratico”. I senatori di Ala, spiega Alfano, “hanno votato una serie di provvedimenti ordinari e i loro voti facevano comodo anche alla sinistra Pd vedasi leggi sulle unioni civili, ci sono momenti di convenienza in cui hanno preso i voti di Verdini”.

Le parole di Alfano arrivano nel giorno in cui il mancato appoggio di Ala si fa sentire. Il governo ha dovuto rinviare per la terza volta in due settimane la discussione finale e il voto sulla riforma del processo penale e della prescrizione. Il motivo è che sulla giustizia Pd e Ncd hanno sensibilità diverse – a dir poco – e non si fidano l’uno dell’altro. Così nemmeno la questione di fiducia rende sicuro l’esecutivo. E la pattuglia di 18 senatori di Ala, che sempre di berlusconiani è fatta, non ci pensa nemmeno a dare l’ok a una legge che rende la vita dei garantisti un po’ meno facile. Tuttavia, a parte questo caso specifico, Ala rappresenta una membrana di garanzia per il governo, un cuscino sul quale appoggiarsi quando gli mancano voti o a destra o a sinistra (gli esempi sono appunto il Jobs Act, la Buona Scuola o le unioni civili). Il perché lo ha spiegato una volta di più proprio Renzi, a Rtl: “Il governo rischia sempre al Senato, questo Parlamento nasce dal fatto che nessuno ha vinto le elezioni. Abbiamo tenuto in piedi questo Parlamento per fare le riforme”.

Proprio oggi Denis Verdini ha scritto una lettera aperta pubblicata dal Tempo al suo ex capo politico, Silvio Berlusconi, in vista del suo ottantesimo compleanno. La lettera si concentra in particolare sull’accordo Renzi-Berlusconi. “Quando ti vidi varcare la soglia del Nazareno accanto al nuovo leader dei tuoi avversari per scrivere insieme la riforma costituzionale dopo che – grazie solo a te e al fazzoletto spazzolato come un prestigiatore sulla sedia di Travaglio – nessuno aveva vinto le elezioni, ebbi un sussulto di gioia. Mi sembrava una grande rivincita, la nemesi perfetta di vent’anni di guerriglia civile, la plastica dimostrazione che Berlusconi era ancora il centro vitale della politica”, scrive Verdini che sottolinea: “E’ andata come è andata, e ancora mi chiedo perché. Di una cosa però sono fermamente convinto: non puoi chiedere ai tuoi piccoli e ventennali nemici, che a differenza di te non avranno un solo rigo sui libri di storia, di guardare oltre il proprio naso”. Per questo, sottolinea il leader di Ala “tocca per destino a chi è nato grande ergersi sulle difficoltà e fare luce quando il buio è più fitto. Tocca a te, Silvio”. E Verdini conclude: “Ho letto anche che non vuoi doni, ma io ti regalo ugualmente un dubbio, un dubbio quasi amletico: se il Nazareno lo avessi portato in fondo tu, sarebbe stato un bene o un male per l’Italia?”.

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