La proposta di contenimento della Coldiretti al centro di un progetto di legge 'approvato' dal presidente della Regione. L'associazione degli agricoltori esulta: "In 12 anni hanno causato 17 milioni di danni tra incidenti stradali e assalti ai campi"
Il cinghiale dopo le nutrie. L’ultima volta che la regione Lombardia si era occupata di contenimento della fauna, ne era nata una lunga polemica. Sotto accusa era finita la legge contro i roditori che prevedeva di usare anche “armi da lancio individuale”, come le fionde. Ora a finire nel mirino di cacciatori e agricoltori saranno i cinghiali, per contrastare quella che viene considerata una vera e propria emergenza, a causa dei danni che gli “ungulati” provocano nei campi o a seguito di incidenti stradali. Per questo lunedì prossimo verrà presentato in giunta un progetto di legge che, tra le altre cose, prevede la divisione del territorio regionale tra aree “idonee” e “non idonee”, come le pianure, dove sarà previsto l’abbattimento degli animali. Novità anche sulla carne dei capi abbattuti, che non potrà essere venduta, ma potrà essere macellata e destinata a uso privato o per finalità sociali.
Roberto Maroni, nel presentare il testo, ci ha scherzato su: “In Lombardia c’è posto per tutti, ma a certe condizioni”. Ma al di là delle parole del governatore o della sottolineatura in conferenza stampa sul fatto che il cinghiale non è una specie autoctona della Lombardia, le ragioni del provvedimento sono serie. Almeno secondo Coldiretti, l’associazione degli agricoltori che ha portato il problema all’attenzione della giunta e che fa un lungo elenco di dati relativi alla Lombardia: 17 milioni di euro di danni causati dai cinghiali negli ultimi 12 anni, di cui 13 milioni nei campi e 4 milioni per schianti automobilistici, una media di 200 incidenti stradali all’anno, un morto nel 2016 per uno scontro in auto, un pensionato morto nel 2015 in seguito all’attacco di un cinghiale.
Numeri che si aggiungono a quelli che Coldiretti fornisce a livello nazionale: 100 milioni di euro di danni all’anno. E in effetti l’allarme non riguarda solo la Lombardia, ma da nord a sud coinvolge quasi tutte le regioni. Tanto che ad agosto ci sono stati avvistamenti persino a Genova, non troppo lontano dal centro della città: prima una famiglia di cinghiali è stata vista scorrazzare vicino alla stazione ferroviaria di Brignole, qualche giorno dopo gli ungulati sono stati segnalati sulle alture fra San Fruttuoso e Marassi. Dieci giorni fa, invece, un 86enne di Schiavi di Abruzzo, in provincia di Chieti, è finito all’ospedale dopo essere stato caricato da un cinghiale che aveva cercato di allontanare con un bastone dalla propria abitazione. Così le proposte per contenere il numero di cinghiali o per andare incontro a chi si è visto il raccolto compromesso sono all’ordine del giorno in diverse regioni, come in Molise dove il mese scorso sono state attivate le procedure per richiedere lo stato di calamità a seguito di danni al patrimonio agricolo e zootecnico stimati in 2,8 milioni in cinque anni.
Tornando alla Lombardia, il testo che andrà in giunta settimana prossima dovrebbe avere un percorso più liscio di quello toccato alla “legge anti nutrie” di due anni fa, che dopo le polemiche fu impugnata dal governo davanti alla Consulta, per ottenere l’ok definitivo solo lo scorso febbraio. Sui cinghiali anche l’opposizione è d’accordo: “Erano anni che si attendeva un’iniziativa della regione sul contenimento della fauna selvatica, dei cinghiali ma anche degli ungulati come cervi e caprioli, quindi diciamo sin d’ora che siamo favorevoli a discutere e approvare una legge in materia, che peraltro abbiamo sollecitato molte volte negli ultimi mesi”, dichiara il consigliere regionale del Pd Marco Carra. Resta la contrarietà dell’associazione Gaia animali e ambiente: “Abbiamo avanzato più volte progetti alternativi all’uccisione degli animali – dice sulle pagine locali di Repubblica il presidente dell’associazione Edgar Meyer –. Si potrebbe sterilizzare un numero sufficiente di esemplari in modo da frenare la natalità e quindi, nel lungo periodo, ridurne la densità e di conseguenza i danni. Ma così si perderebbe tutto il divertimento della caccia”.
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