Poletti promette 6 miliardi in tre anni per Ape, quattordicesima e no tax area. Camusso: "Buon lavoro, ma non è ancora concluso". Edili e vigili del fuoco esclusi
Dall’Ape alla quattordicesima: sei miliardi in tre anni per le pensioni. Dopo quattro mesi di confronto, governo e sindacati hanno firmato un verbale condiviso sulle modifiche al regime pensionistico da introdurre nella legge di Stabilità. Durante l’incontro che si è svolto mercoledì 28 settembre con le parti sociali il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha confermato l’intenzione di destinare a queste misure 6 miliardi di euro in 3 anni, anche se restano alcuni nodi da sciogliere, in primis la platea per l’Anticipo pensionistico agevolato (Ape). Di fatto il verbale spiana la strada che dovrebbe portare alla possibilità di andare in pensione di vecchiaia con 3 anni e 7 mesi di anticipo proprio attraverso il prestito pensionistico che il lavoratore stipulerà con l’Inps. “Il governo lavora per trovare la massima condivisione possibile”, ha detto il ministro del Lavoro durante l’incontro, al quale erano presenti i segretari Susanna Camusso (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl), Carmelo Barbagallo (Uil) e i sindacati dei pensionati, oltre al sottosegretario alla presidenza del consiglio, Tommaso Nannicini.
“Dopo quattro mesi di confronto abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con il governo sulle pensioni. Erano dieci anni che non ci riuscivamo – ha commentato a ilfattoquotidiano.it Ivan Pedretti, segretario generale Spi-Cgil – e per questo penso che oggi sia un giorno importante”. Restano alcuni nodi da sciogliere, in particolare sull’Ape, i lavori usuranti e i lavoratori precoci. “Ci lavoreremo nei prossimi giorni ma penso che siamo riusciti a fare una buona intesa, ha continuato Pedretti. Che ha sottolineato: “Si danno risposte ai pensionati e ai pensionandi con interventi sulla quattordicesima, sulla no tax area, sui lavori usuranti, sui lavoratori precoci e sulle ricongiunzioni onerose”.
LE NOVITÀ NEL VERBALE – Quello di mercoledì non era un incontro per arrivare a un accordo. Si trattava piuttosto di scoprire le carte e capire i punti sui cui ci può essere condivisione e quelli in cui si è lontani dall’intesa. Nel verbale, intanto, viene prevista anche la cosiddetta Ape social, l’anticipo pensionistico previsto a totale carico dello Stato per alcune categorie di lavoratori in stato di bisogno. Tramite la definizione di bonus fiscali aggiuntivi o di trasferimenti monetari diretti, sarà loro garantito un reddito ponte pagato dallo Stato per un ammontare prefissato. Non sono ancora definiti platea e ammontare. Tra le novità anche quelle che riguardano la quattordicesima: adesso riconosciuta ai pensionati con redditi complessivi personali fino a 750 euro mensili, sarà estesa anche a coloro che hanno redditi fino a mille euro al mese (2 volte il trattamento minimo). Si tratta di 3,3 milioni di persone, ovvero quasi 1,2 milioni in più rispetto alla attuale platea di beneficiari. Per coloro, invece, che hanno già il beneficio (e parliamo di 2,2 milioni di persone) l’importo sarà aumentato, anche se non è ancora stato definito il rialzo in base agli scaglioni di contributi versati. Nel complesso, per l’aumento di chi già riceve la somma aggiuntiva si spenderà il 30% dello stanziamento dedicato a questo capitolo. Altro nodo è quello dei lavoratori precoci: per chi ha lavorato 12 mesi effettivi, anche non continuativi, prima del compimento dei 19 anni l’uscita sarebbe anticipata a 41 anni di contributi se si appartiene alle categorie di lavoratori in difficoltà, come disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili e chi ha svolto attività gravose. Altro capitolo è quello dei lavori usuranti: si consente l’anticipo del pensionamento di 12 o 18 mesi eliminando le finestre di uscita previste dalla riforma Fornero. L’accesso alla pensione anticipata potrà avvenire se si è svolta un’attività usurante per almeno 7 anni negli ultimi 10 o per un numero di anni pari alla metà dell’intera vita lavorativa. Resta aperta la questione dell’allargamento della platea.
I CONTI DEL MINISTRO – Se il confronto su lavoro e pensioni è iniziato a fine maggio, il verbale arriva dopo il varo della Nota di aggiornamento del Def e in vista della stesura della legge di Bilancio. Conti alla mano? Sui sei miliardi di euro, Poletti ha spiegano che “questo tipo di previsione fa i conti con il quadro generale delle risorse disponibili e, poiché prevediamo interventi di tipo strutturale, che sviluppano i loro effetti nell’arco del tempo. Abbiamo una distribuzione che parte da un livello più basso e cresce man man che si utilizzano gli strumenti”. Il documento, ha sottolineato Poletti “fotografa le condivisioni ma anche le diversità espresse nel corso del confronto”. Ecco perché sarà necessario un approfondimento sull’individuazione delle platee dei beneficiari dell’ape agevolata, sul prestito gratuito previsto per alcune categorie di lavoratori disagiati, per i lavoratori precoci a cui poter consentire di andare in pensione con 41 anni di contribuzione.
I SINDACATI – “Sulle pensioni si è fatto un buon lavoro, ma non è ancora concluso”, ha commentato il segretario generale della Cgil, Susanna Camuso, che ha sottolineato l’importanza di aver distinto i lavoratori, privilegiando nell’uscita chi ha svolto attività più faticose. Più prudente il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: “I sei miliardi stanziati non sono sufficienti e non dimentichiamo gli esodati e il resto della piattaforma”. Anche per il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan “il lavoro va avanti”. Ma sottolinea: “Dopo tanti anni i pensionati vedono un po’ di giustizia”. Soddisfatto della distinzione sui differenti lavori il segretario generale della Filca-Cisl nazionale, Franco Turri: “L’accordo raggiunto oggi sulle pensioni rappresenta una conquista importante per i lavoratori dell’edilizia. L’aver individuato dei criteri relativi all’età d’anzianità e all’aumento dei rischi di malattia e infortunio – ha spiegato – consentirà a decine di migliaia di edili di andare in pensione prima e senza penalizzazioni, come chiesto a più riprese dalla Filca e dalla Cisl”. Delusione anche dai vigili del fuoco che “anche questa volta sono stati dimenticati in materia di pensioni”, come ha sottolineato il segretario generale del sindacato dei vigili del fuoco Conapo, Antonio Brizzi. “Siamo il Corpo dello Stato più penalizzato – ha aggiunto – senza i dovuti riconoscimenti dei servizi operativi ai fini pensionistici. Ma, attenzione, non chiediamo privilegi ma solo ciò che è già riconosciuto a tutti gli altri Corpi, tra cui il meccanismo dei 6 scatti pensionabili che hanno tutte le forze armate di polizia, altrimenti diventeremo i pensionati più poveri. Da tempo lo chiediamo invano al premier Renzi e ai ministri Alfano, Madia e Poletti dai quali auspichiamo un incontro”. Brizzi si è detto anche “dispiaciuto del fatto di non aver sentito queste richieste per i vigili del fuoco da parte dei sindacati Cgil-Cisl-Uil presenti alla trattativa”.