Diritti

Pet therapy, all’ospedale pediatrico Gaslini arrivano anche i cani da salvataggio

Ma quello del Gaslini non è un unicum. I progetti sono centinaia e si avvalgono di cani coordinati da operatori specializzati, psicologi, psicoterapeuti, educatori cinofili, medici veterinari

 

Cani addestrati che diventano volontari in corsia e ospedali “pet friendly” che consentono l’accesso di animali domestici nei reparti in cui sono ricoverati pazienti per aiutarli ad affrontare la degenza e, in alcuni casi, a guarire più in fretta. Anche in Italia da almeno una decina di anni per alleviare le sofferenze dei malati arriva la pet therapy, che si dimostra efficace con adulti, anziani, persone disabili e soprattutto con i bambini. Un esempio arriva dall’ospedale pediatrico Gaslini a Genova, dove per i piccoli ricoverati nel reparto e day hospital di Neuropsichiatria infantile è stato avviato a settembre un progetto di dog-visiting.

L’iniziativa “Gimme five – Qua la zampa”, lanciata da Il Porto dei Piccoli onlus, avrà come protagonisti i cani della Scuola cani da salvataggio, che diventeranno compagni fedeli dei bimbi ricoverati e delle loro famiglie, trascorrendo insieme momenti di gioco e di socializzazione, e facendo vivere loro esperienze di benessere lontane dalla routine ospedaliera. “Per il Gaslini l’attività di dog-visiting rappresenta una nuova implementazione del nostro percorso di ‘umanizzazione delle cure’, che ci porta a prenderci cura dei bisogni sanitari, ma anche psicologici e relazionali del bambino e della sua famiglia” ha detto Pietro Pongiglione, presidente dell’Istituto Gaslini, presentando il progetto. Per il primo anno i giovanissimi degenti incontreranno gli aiutanti a quattro zampe, appositamente formati per queste attività, in luoghi esterni all’ospedale, come le aree verdi e la spiaggia di fronte all’istituto, per poi arrivare in alcune sale del reparto forse a partire già dall’anno successivo.

Pet therapy, centinaia di progetti
Ma quello del Gaslini non è un unicum. Progetti simili, in cui i cani, addestrati e accompagnati da figure specializzate, vengono utilizzati per favorire l’interazione sociale dei bambini e aumentare il loro benessere nonostante la malattia, sono stati sperimentati già in molti nosocomi e strutture in tutta Italia. I progetti sono centinaia e si avvalgono di cani coordinati da operatori specializzati, psicologi, psicoterapeuti, educatori cinofili, medici veterinari. Vere e proprie squadre di lavoro che intervengono in parallelo alle cure mediche per favorire l’interazione, suscitare emozioni e reazioni e portare anche affetto e qualche sorriso in più a persone costrette in una camera di ospedale o in una casa protetta. Sono “cure speciali”, che però danno i loro benefici e che oggi sono un valido aiuto in ospedali, residente per anziani e case protette. L’associazione italiana Pet Therapy cooperativa sociale, nata da oltre dieci anni, ha diverse iniziative all’attivo da Genova a Vigevano soprattutto nel campo psicomotorio per aiutare persone disabili, anziani e persone autistiche, e inoltre organizza stage e corsi di formazione per gli aspiranti terapisti. E non è l’unica. In Italia ci sono tante realtà che con personale qualificato collaborano con strutture sanitarie pubbliche e private grazie a cani addestrati ed educati alla missione riabilitativa. Nell’ospedale di Dolo, in provincia di Venezia, ai cani si sono aggiunti anche i gatti con “Quattro zampe in pediatria”, un progetto sperimentale innovativo di pet therapy in collaborazione con l’associazione Teama di Padova, esperta in terapie e attività mediate da animali, che ha portato a incontri speciali una cinquantina di bambini ricoverati dall’età di pochi mesi fino ai 14 anni. La conferma che l’iniziativa ha portato i suoi frutti, è arrivata dalla stessa equipe medica, che ha deciso di proseguirla anche in futuro.

Porte aperte alle visite a quattro zampe
Ma gli animali da compagnia non sono un aiuto soltanto per i più piccoli. Anche gli adulti beneficiano dell’affetto degli amici a quattro zampe e proprio per questo negli ultimi anni sono sempre più numerosi gli ospedali che hanno aperto le porte a speciali volontari in corsia. Associazioni che con le loro mascotte fanno visita ai pazienti, rallegrandoli e regalando momenti di affetto e di svago nella routine della degenza e della malattia, ma anche animali domestici a cui vengono dati permessi speciali per far visita ai loro padroni.

Le deroghe in questo caso sono per i compagni di vita e di avventure che non hanno potuto seguire i propri padroni all’ospedale, con l’obiettivo di non interrompere il legame affettivo tra uomo e animale a causa di una terapia o di un ricovero.
Già da alcuni anni infatti in alcune strutture, proprio come i parenti, anche cani, gatti e conigli possono andare a far visita ai loro cari. Succede da qualche tempo all’ospedale di Mirano (Venezia), dove per i pazienti di Oncologia è possibile riaccarezzare i propri animali domestici che non li hanno potuti seguire in reparto. Il progetto si chiama “Ti dono un sorriso” e nasce dall’esperienza reale di Fabio Busetto, 66enne deceduto per un tumore che per primo aveva sperimentato da paziente oncologico i benefici della compagnia del suo affezionato cane Birillo, fatto arrivare in reparto con una deroga speciale che aveva permesso al suo padrone di riabbracciarlo e coccolarlo per l’ultima volta. “Un pomeriggio con Birillo per me ha equivalso a dieci anni di vita – aveva detto il paziente commentando quella visita che infrangeva il regolamento del reparto – Mi avete regalato una giornata meravigliosa”. I medici erano rimasti stupiti dagli effetti positivi di quell’incontro dal punto di vista psicologico ma anche fisico. Così hanno deciso di promuovere l’iniziativa grazie alla formazione professionale sulle terapie assistite dagli animali della coordinatrice infermieristica di Oncologia, estendendola anche agli altri reparti dell’azienda sanitaria.

Anche per i più piccoli è difficile separarsi da un animale che considerano parte della famiglia e così all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze la scelta è andata in questa direzione dopo aver visto gli effetti benefici della pet therapy sperimentata nei ricoverati grazie al lavoro dell’associazione Antropozoa, specializzata nell’ambito. Nel 2015 anche l’ospedale Fatebenefratelli di Milano ha seguito una strada simile con l’iniziativa “Ci vuole un amico”, che ha aperto le porte del giardino ospedaliero ai fedeli compagni dei pazienti del reparto pediatrico. I piccoli possono incontrare i loro amici a quattro zampe fuori dal nosocomio, in un’area recintata e attrezzata con tappeto di erba artificiale lavabile, mangiatoia in acciaio per cibo ed acqua, doccetta per la pulizia, paletta e contenitore per le deiezioni. E per chi non ha la fortuna di avere un animale per amico, o non può allontanarsi dall’ospedale per le sue condizioni cliniche, ci sono anche sette cani robot “intelligenti” con cui interagire.

Obblighi e restrizioni
Sono solo alcuni esempi, ma ormai gli ospedali “pet friendly” si contano in tutta Italia: da Prato a Reggio Emilia, da Ferrara a Mestre, da Bergamo a Pontedera, e in tutti si confermano i risultati positivi sui pazienti, dagli adulti ai bambini. Ovviamente in tutti questi casi deve essere tutelata la sicurezza igienico sanitaria e anche per questo gli animali possono avere accesso solo a certi reparti e sale adibite per gli incontri, sempre su via libera dei responsabili ospedalieri e nel rispetto di rigide norme che prevedono, a seconda dei casi, l’utilizzo di guinzagli corti, museruole, portantini. Gli animali ammessi inoltre non devono essere aggressivi o rumorosi, devono avere ricevuto una certificazione veterinaria che ne attesti lo stato di salute ed essere regolarmente vaccinati. In vista della visita poi, gli ospiti a quattro zampe devono essere toelettati almeno 24 ore prima con shampoo antimicotico, e spazzolati immediatamente prima dell’ingresso nella struttura per eliminare il pelo morto. Imposizioni e limitazioni per salvaguardare la salute di tutti i pazienti, che però in questo modo consentono a molte strutture di accogliere quelli che, anche per una persona malata, rimangono pur sempre i migliori amici dell’uomo.