Era l’ultimo grande padre di Israele. Che dà l’addio all’ex capo di Stato Shimon Peres, 93 anni, morto nell’ospedale Tel ha-Shomer di Tel Aviv dove è stato ricoverato due settimane fa dopo un ictus. Le sue condizioni erano peggiorate nelle ultime ore e i mass media avevano diffuso aggiornamenti sempre più pessimistici. Alla notizia della morte, Obama, in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca, ha dichiarato che Peres guardava al futuro “guidato da una visione della dignità umana e di un progresso verso il quale lui sapeva che le persone di buona volontà avrebbero potuto avanzare insieme”. Obama chiama Peres “l’essenza di Israele stesso”, ricordando come l’ex presidente israeliano aveva combattuto per l’indipendenza dello Stato ebraico e servito Israele praticamente in ogni ruolo governativo. Il presidente americano conclude affermando che con la morte di Peres “una luce se ne va, ma la speranza che ci ha dato brillerà per sempre”. I funerali si svolgeranno venerdì 30 settembre a Gerusalemme.
Due settimane fa l’ictus
Peres aveva perso conoscenza due settimane fa in seguito a una emorragia cerebrale e, in un primo momento, i medici del Tel ha-Shomer erano riusciti a stabilizzarne le condizioni, che però sono state sempre definite gravi. Ma martedì mattina Peres ha cominciato a cedere.
Per decenni Peres è stato una personalità controversa, oggetto di forte antagonismo non solo da parte della Destra nazionalistica ma anche, all’interno del partito laburista, da parte della corrente guidata da Yitzhak Rabin.
Nella memoria collettiva degli israeliani è rimasta però impressa l’immagine di Rabin e Peres finalmente rappacificati e sereni, la sera del 4 novembre 1995, pochi minuti prima dell’assassinio del primo ministro per mano di uno zelota ebreo al termine di un raduno pacifista. Ma Peres sarebbe riuscito a far breccia nel cuore di tutti gli israeliani – compresi i nazionalisti e i religiosi – solo una volta eletto Capo di Stato, quando ormai aveva un’ottantina di anni. Sono stati sette anni di grande prestigio personale per lui, ma anche per Israele. Anni in cui Peres sarebbe divenuto un punto di riferimento obbligato non solo per i maggiori statisti, ma anche per intellettuali, religiosi, filosofi e scienziati. Volitivo fino in fondo, il 13 settembre – anniversario della firma degli accordi di Oslo di riconoscimento con l’Olp – Peres era stato attivo come sempre. Aveva tenuto una lucida conferenza di un’ora, senza appunti, ad un gruppo di industriali e aveva postato su Facebook un messaggio che esortava gli israeliani ad avere fiducia nei prodotti nazionali. Poi, cosa davvero insolita per lui, aveva lamentato un dolore alla testa. Visitato da un infermiere era stato ricoverato d’urgenza: e una volta giunto in ospedale, le sue condizioni si erano rapidamente deteriorate. Da allora Israele è rimasto col fiato sospeso.
Veterano della politica e Nobel per la Pace
Veterano della politica israeliana, Shimon Peres ha preso parte a quasi ogni evento storicamente rilevante avvenuto dalla fondazione dello Stato ebraico nel 1948 a oggi. Con 70 anni di carriera politica alle spalle, oltre a essere stato più volte titolare di diversi ministeri (Esteri, Difesa, Finanze, Trasporti), è stato due volte primo ministro (dal 1984 al 1986 e dal 1995 al 1996) e anche presidente di Israele dal 2007 al 2014. Il più grande merito che gli viene riconosciuto internazionalmente è di essere stato artefice dell’avvicinamento fra israeliani e palestinesi culminato negli accordi di Oslo del 1993, con i quali ci fu il riconoscimento da parte di Israele dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) e viceversa. Proprio per avere dato impulso al processo di pace di Oslo quando era ministro degli Esteri, Peres è considerato uno dei politici israeliani di maggiore importanza a livello mondiale, il che gli valse nel 1994 il Nobel per la Pace insieme allo storico leader palestinese Yasser Arafat, e all’allora primo ministro israeliano Isaac Rabin. Quest’ultimo fu assassinato nel 1995 da un ultranazionalista israeliano che si opponeva agli accordi, e fu proprio Peres che prese il suo posto come premier alla sua morte.
Dalla Polonia alla Palestina
Nato nel 1923 in Polonia, il suo nome originale era Shimon Perski. Peres immigrò con i genitori in Palestina da bambino, nel 1934, e nel 1947 si unì al movimento Haganah, organizzazione militare sionista sotto la direzione di David Ben Gurion, che diventò il suo mentore politico. La sua carriera nella vita pubblica cominciò presto, a soli 24 anni, quando dopo l’indipendenza dello Stato d’Israele a maggio del 1948 fu nominato a capo della Marina israeliana. Da qui in poi diversi incarichi legati al ministero della Difesa, fino a diventare ministro della Difesa nel 1974 nell’esecutivo laburista guidato da Rabin. Nel 1977, dopo esserne stato vice segretario-generale, diventa leader del Partito laburista e, in quanto tale, viene sconfitto per due volte da Menachem Begin del Likud nella corsa a primo ministro (nel 1977 e nel 1981)
A febbraio del 1992 perde la leadership del partito laburista, conquistata invece da Rabin. Ma quando alle elezioni generali di giugno i laburisti vincono e Rabin diventa premier, Peres viene chiamato a far parte del governo come ministro degli Esteri, quando appunto si impegnerà per negoziare con i palestinesi. Nonostante durante gran parte della sua carriera politica non abbia goduto di particolare successo fra la gente, a poco a poco gli israeliani hanno sviluppato nei suoi confronti un profondo affetto, che hanno ampiamente espresso nei circa sei anni in cui è stato presidente.