Partiamo da una notiziola che sta facendo il giro tra gli appassionati di rock. AirBnB in collaborazione con la Rough Trade di Williamsbourgh, New York e la ditta di casse acustiche Sonos, sta preparando quello che potrebbe essere una sorta di sogno a occhi aperti, passare una notte nel negozio in questione, poter usufruire di ascolti in solitaria, mangiare e dormire in loco, e l’indomani poter anche fare shopping da soli, indisturbati.

Per poter partecipare basta registrarsi sulla pagina Facebook della Rough Trade e rispondere alla semplice ma evocativa domanda: “Quale sarebbe il vostro sogno se passaste una notte nel nostro negozio?”. Già ci immaginiamo Nick Hornby, uno che probabilmente potrebbe ambire a fare tutto ciò (beh, no, magari dormire in un negozio no, ma shopping e ascolti da solo sì, ne siamo certi), lì davanti allo schermo bianco dello smartphone, a pensare a una risposta abbastanza brillante da permettergli di aggiudicarsi la vittoria finale. Perché l’appassionato è così, anche se si chiama Nick Hornby. Uno che approccia alla sua passione, il rock, appunto, come un fedele si approccia alla religione. Anzi, questo non è neanche un paragone giusto, perché il rock non è come una religione, per i suoi seguaci, è una religione. Del resto, diciamolo, questo che AirBnB e Rough Trade hanno messo insieme altri non è che un pellegrinaggio. Uno dei tanti pellegrinaggi che i fedeli sono soliti fare, solo un po’ più cool e ricercato.

Chi di voi, chi di noi, anzi, non è andato a Pere Lachaise in pellegrinaggio sulla tomba di Jim Morrison? Chi non è andato, a Londra, a farsi una foto davanti alla Battersea Power Station, lì sul Tamigi, magari stringendo in mano una copia di Animals dei Pink Floyd? Siamo a Londra, vogliamo parlare della foto sulle strisce pedonali di Abbey Road? E l’elenco potrebbe essere lungo. Lunghissimo. Ma non è solo la faccenda dei pellegrinaggi. La questione è più complicata, perché a fronte di una sorta di venerazione divina, non ci vengono altri termini, nei confronti dei cantanti e delle rockstar, venerazione che porta, come in molte forme di fanatismi a credenze dogmatiche nei confronti di quanto ci dicono, c’è tutto un giro di simboli e di oggetti che è diventato nel tempo un vero e proprio mercato.

Ora, so che stiamo camminando su un crinale scoscesissimo. Di più, so che siamo sul limitare di un burrone altissimo, e che anche se continuo a usare un pluralis maiestatis solo per non trovarmi solo di fronte alla duplice santa inquisizione cui mi sto ponendo, quella degli appassionati del rock e l’altra, dal camminare in equilibrio instabile a cadere nel vuoto il passo è brevissimo. So, quindi, che sto rischiando molto, ma il dado è tratto e non posso tornare indietro, quindi tiro dritto per la mia strada. Il parallelismo tra rock e religione è strettissimo. Non c’è bisogno di dirlo.

Si parta dal concetto di icona, che proprio dalla religione parte. Si passi a quello di santino, trasposto comodamente nelle camerette di mezzo mondo sotto forma di poster. Si prosegua con quello di fan club, ma qui siamo già a metà strada nello sfracellarci contro la scogliera sottostante il burrone. Si pensi al merchandising. Sì, chiamiamo le cose come stanno. Immagini, quadri, adesivi, vestiario, ninnoli, iconografia, appunto, siamo così sicuri che ci sia una grande differenza tra la cameretta di un fan di una qualsiasi band heavy metal, tanto per prendere in considerazione un genere che sull’immaginario ha dato parecchio, e il comò di una signora anziana devota a Padre Pio (lo so, dovrei dire San Pio da Pietralcina, ma Padre Pio è Padre Pio, gli immaginari non è che si possono cambiare a nostro piacimento)? Vogliamo poi passare a analizzare la faccenda del riprendere versi e frasi?

Chuck Klosterman, che è uno dei più grandi scrittori di musica rock al mondo, ha scritto un bellissimo libro, edito anni fa in Italia da Mondadori, Il giorno in cui il rock è morto, in cui racconta di un suo personale pellegrinaggio in giro per gli States in visita ai luoghi dove sono morti rocker in maniera tragica, un vero e proprio pellegrinaggio simile in tutto e per tutto a quello che i devoti fedeli fanno sulle tombe dei santi. Speriamo che i tipi di AirBnB non facciano le nostre medesime considerazioni (sì, sono tornato al noi, scusatemi ma non sono poi così coraggioso come sembra, e sapermi dentro un plurale mi rassicura parecchio), perché il prossimo passo potrebbe essere andare a dormire dentro la Santa Casa di Loreto.

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