“La riforma andrà avanti“. Il presidente dell’Inps Tito Boeri è categorico nel rispondere a chi gli chiede di un eventuale ritiro del suo piano di riorganizzazione dell’ente pensionistico. “Apporteremo alcuni chiarimenti per rispondere ai rilievi – precisa – ma la sostanza non cambia. E adesso passeremo all’attuazione“. Le parole di Boeri arrivano poche ore dopo che il Civ – il Consiglio di indirizzo e vigilanza, un organo interno all’Inps – ha ufficializzato la decisione di ricorrere al Tar per opporsi alla riforma dell’istituto promossa dal suo presidente. Un’azione, quella del Civ, che Boeri definisce “drammatica e costosa“, ma che tuttavia non bloccherà, garantisce, il disegno di riassetto. Intervenendo in Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori, subito dopo l’audizione del Civ, Boeri ha sottolineato che la riforma non può più aspettare: “Non possiamo permetterci di non portarla a termine, anche perché è iniziata a gennaio del 2016”.
I vantaggi della riorganizzazione? Il presidente dell’Inps li quantifica così: “A regime si avranno risparmi quantificabili in circa 8 milioni, tra costi diretti e indiretti, delle diverse direzioni rimosse. Risparmi che contribuiranno a finanziare il piano di assunzione di 900 giovani laureati“. Ma è solo uno degli effetti del nuovo ordinamento dei servizi compreso dal regolamento in discussione, che prevede di tagliare da 48 a 36 il numero delle direzioni generali, operando un “riequilibrio molto forte nella loro distribuzione sul territorio”. Boeri afferma di aver già aver già richiesto “l’autorizzazione al Dipartimento della Funzione pubblica per procedere a queste assunzioni di giovani” che saranno occupati “presso le sedi territoriali e in quella della direzione centrale a Roma”. Non solo: l’economista auspica “che questo processo possa portare a oltre 400 assunzioni entro la fine dell’anno per via dello scorrimento delle graduatorie concorsuali già esistenti”.
Nessuna retromarcia, dunque, ferma restando la volontà di mediare e accogliere eventuali correzioni. “Cercheremo di andare più a fondo, finora abbiamo dato delle prime risposte” ai rilievi dei ministeri. Quello che per Boeri ribadisce, però, è che “il Civ non può dare indirizzi al direttore generale in via diretta, senza passare per il presidente, perché ciò potrebbe comportare “impasse” nel momento un cui, sottolinea Boeri, “gli indirizzi del Civ differiscano da quelli del presidente stesso”. C’è del resto un motivo in più, secondo Boeri, per attuare il piano da lui prospettato: “Se vogliamo far decollare l’Ape (l’Anticipo pensionistico oggetto di discussione tra governo e sindacati, ndr) serve una macchina efficiente. L’Ape è un’operazione complessa e necessita di una presenza capillare sul territorio per gestire le domande. Fermare ora la riforma dell’Inps, dunque, porterebbe a problemi per l’attuazione” del provvedimento.
Prima di Boeri il presidente del Civ, Pietro Iocca aveva attaccato sottolineando che: “Se si asciugano le competenze di Civ, Dg e Collegio dei sindaci alla fine si asciuga anche la democrazia e resta un uomo solo al comando“. La richiesta quindi è stata di un passo indietro, la modifica o il ritiro del provvedimento, come condizione per fermare il ricorso al Tar già presentato. Lo scontro si consuma sui tre regolamenti emanati da Boeri che rivoluzionano la governance, riducono le direzioni e, soprattutto, rivedono la distribuzione di poteri tra presidente, dg e il consiglio di indirizzo e vigilanza. Aspetti, questi, che il governo non condivide. Il ministero del Lavoro, sentiti il Tesoro e la Funzione Pubblica, boccia in particolare la commissione esterna nominata dal presidente, che dovrebbe indicare i nuovi dirigenti generali Inps, e la diminuzione dei poteri del direttore generale a vantaggio del presidente. E il governo esprime dubbi anche sui presunti risparmi di spesa che arriverebbero con la riduzione dei dirigenti di prima fascia. Quindi la considerazione di Iocca: “Non è tanto uno scontro tra Civ e Boeri perché gli stessi rilievi sono stati avanzati dal collegio sindacale, dal Mef e da ultimo anche dal magistrato della Corte dei Conti che in una lettera ha invitato Boeri a porre termine a quegli atti che sono emanazione del nuovo regolamento”.