Ora un quiz davvero difficile. Di chi è questa dichiarazione? “Berlusconi ci lasciava giocare con la politica e con le idee, fino a che non toccavamo la sostanza dei suoi interessi e del suo potere. Ricordo che, quando ero ministro, osai parlare di un canale televisivo pubblico dedicato alla cultura senza pubblicità. Subito, il pur mite Fedele Confalonieri mi redarguì bruscamente”. La risposta è Sandro Bondi. Per anni l’ex sindaco Pci di Fivizzano folgorato sulla via di Arcore è stato l’emblema del berlusconismo acritico e sfrenato. Nove mesi dopo l’addio a Forza Italia, il cantore del Cavaliere approda ad Ala di Verdini e consuma il parricidio. Berlusconi è come il Conte Ugolino della Divina Commedia, afferma, “quello che divora il cranio dei suoi figli”, e lo fa per “sadismo”. In realtà, concludeva, “sono giunto alla conclusione che non vi è alcuna grandezza tragica in lui”.
E pensare che il Bondi dei tempi d’oro scolpiva negli archivi delle agenzie di stampa raffiche di dichiarazioni di questo tenore: “In Berlusconi c’è una forza morale, religiosa, umana che traccia un impegno politico che non tutti dimostrano di comprendere” (6 agosto 2003, Corriere della Sera). E ancora: “E’ necessario difendere fino in fondo Berlusconi e la sua maggioranza dell’accanimento persecutorio dei giudici. Fino al sacrificio del nostro corpo” (8 agosto, Il Giornale). Berlusconismo estremo. Però l’uomo che avrebbe sacrificato il proprio corpo per fermare i pm è stato uno dei tre coordinatori nazionali del Pdl, allora partito di maggioranza relativa. Arduo credere a una “rivoluzione liberale”, più facile pensare a certi film di Alberto Sordi.