Il tribunale dispone il divieto di dimora per 8 impiegati. Secondo l'inchiesta dei carabinieri si è trattato di assenze "sistematiche". Truffa, peculato e falso i reati contestati. Il sindaco: "Collaboriamo, ma nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva"
Chiedevano a colleghi compiacenti di timbrare il loro badge; poi si assentavano “sistematicamente ed ingiustificatamente” dal lavoro, senza registrare l’uscita e, usando anche veicoli del Comune, si dedicavano a faccende private, recandosi anche in sala giochi o in centri sportivi. Sono 33 i dipendenti del Comune di Biella indagati a vario titolo per truffa in danno dello Stato, peculato e falso. Tra loro c’è almeno un funzionario. La Procura, che coordina l’inchiesta condotta dai carabinieri, ha anche chiesto e ottenuto per 8 dei 33 indagati anche la misura del divieto di dimora, nel senso che dovranno abitare fuori dal Comune per tutto il periodo dell’ordinanza del tribunale. Gli 8 impiegati, d’altra parte, vicino in Comuni più piccoli fuori dal capoluogo.
Le indagini dei carabinieri, su delega della Procura, erano state avviate nell’aprile scorso, a seguito di una segnalazione scaturita dalla stessa amministrazione comunale, che aveva rilevato, dopo alcuni accertamenti interni, i comportamenti anomali di un suo dipendente. Gli inquirenti si sono serviti anche di intercettazioni telefoniche e di videoriprese effettuate vicino ai lettori dei badge installati all’ingresso di due sedi del municipio. “Inchieste come questa sono la prima tutela di chi ha sempre lavorato seriamente – commenta il sindaco di Biella, Marco Cavicchioli – Se e quando le accuse venissero confermate, sarà un dovere nei confronti loro e dei cittadini prendere i necessari provvedimenti disciplinari”. Cavicchioli assicura la piena collaborazione con la magistratura, precisando però che “nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva”.