Avevano tutti l’abitudine di chiedere l’annullamento delle multe, oltretutto a chi non ne aveva il potere. Chi una, chi due, altri tre o cinque. A Brindisi, lo hanno fatto per quattro anni alcuni consiglieri e assessori, funzionari e tecnici comunali, giornalisti e operatori di tv, fotografi, diversi importanti imprenditori, due sacerdoti, un finanziere, un militare e anche numerosi dipendenti dell’Agenzia delle Entrate. Ci era cascata perfino Rita Anna Medico, la segretaria del procuratore capo della Repubblica. Circa 200 contravvenzioni in tutto, di piccoli importi ma evidentemente comunque fastidiosi. Era sufficiente rivolgersi, secondo quanto ricostruito dal pm Milto Stefano De Nozza, direttamente o “attraverso l’ingerenza delle autorità locali” a Teodoro Contardi, allora amministratore della Multiservizi, società partecipata del Comune di Brindisi. Ora Contardi è stato rinviato a giudizio dal gup Luigi Forleo: è imputato di abuso d’ufficio e truffa aggravata.
In pratica violazioni del codice della strada venivano pagate dall’ente che avrebbe dovuto riscuoterle. C’era, per esempio, chi per un ticket orario non fatto o scaduto, un divieto di sosta, un parcheggio non autorizzato sugli stalli riservati ai residenti, accertati dagli ausiliari del traffico, non pagava. E visto il “ceto sociale medio-alto” di quasi tutte le persone coinvolte, gli investigatori hanno definito la vicenda come una “pratica di clientelismo”. Invece di fare eventualmente ricorso al giudice di pace, prendevano la scorciatoia.
Ci pensava Contardi. Saldava gli importi a insaputa dei beneficiari, che però ne avevano chiesto l’annullamento per motivi più o meno validi. Più meno che più, ma comunque: come venivano pagate le contravvenzioni? Addebitandole alla società in house, utilizzando una carta di credito intestata alla stessa Multiservizi. Secondo quanto accertato dall’inchiesta, il danno per le casse già disastrate della società partecipata dal Comune – e in parte per l’ente municipale – sarebbe stato di 7.839 euro nel periodo compreso tra il 2011 e il 2014.
In quei quattro anni, quasi duecento persone avevano beneficiato del suo modus operandi evitando di saldare l’importo del verbale o di contestarlo. Cinque volte, per esempio, lo ha fatto l’ex presidente del consiglio comunale Angelo Rizziello, allora in Forza Italia. Stesso iter per due colleghi di partito, oltre ad altri attuali o ex componenti dell’assise come il dem Antonio Elefante e Massimiliano Oggiano, che hanno cercato di evitare il pagamento di quattro multe. Il favore era stato chiesto anche dall’ex assessore alle Attività produttive Giuseppe De Maria e dall’ex consigliere regionale Maurizio Friolo. I politici erano in buona compagnia. Con loro un dirigente del Settore Traffico e altri dipendenti comunali, numerose aziende e società del territorio, Puglia Tv, quattro giornalisti e Francesco Arigliano, ex amministratore proprio della stessa Multiservizi. Contardi, secondo l’accusa, pensava anche alla famiglia. Le multe di suoi diversi parenti le pagava direttamente l’azienda.
Il modus operandi del “rimetto a noi i vostri debiti”, così, finì in una relazione del comandante della Polizia Municipale, Teodoro Nigro. Da lì nelle mani del successore di Contardi e dell’allora assessore al Bilancio Carmela Lomartire. Infine in Procura. Attraverso una verifica sui pagamenti tra il 2011 e il 2014, Nigro si era accorto di come oltre 200 contravvenzioni fossero state pagate dalla Multiservizi, che avrebbe dovuto riscuoterle invece di farsene carico. Catalogandole sotto la voce “richiesta rimborso spese”, Contardi provvedeva al pagamento, anche se – come accertato nel corso delle indagini – tutti i multati si erano rivolti alla Multiservizi, attraverso diversi canali, chiedendo l’annullamento senza sapere che le contravvenzioni erano in realtà state saldate, non stracciate. Una volta ‘pizzicati’, i beneficiari hanno provveduto a versare gli importi dovuti. Per questo e visto che nessuno aveva chiesto il pagamento della multa, se la sono cavata senza alcuna sanzione.
Resta negli atti prodotti nel corso dell’indagine una continua censura del comportamento assunto dai multati, che ricercavano una scorciatoia per ottenere l’annullamento. Un caso per tutti: in due occasioni l’ex sindaco Cosimo Consales, poi travolto da un’altra inchiesta, ha fatto da intermediario, una volta da addetto stampa del Comune e in un altro caso da primo cittadino. “Tali sintomatiche evidenze dimostrano ancora una volta che anche personaggi di siffatto spessore politico – scrivono gli investigatori – hanno preferito rivolgersi ad esponenti della Brindisi Multiservizi anziché ricorrere agli ordinari canali della giustizia amministrativa, competenti per materia”. Prefetto, Giudice di Pace, comandante dei Vigili Urbani? Meglio l’amico Contardi o chi per lui.